domenica 17 ottobre 2021

Samu Castillejo

 


Bisognerebbe tutti trarre insegnamento da Castillejo. Dalla sua forza, dalla sua resilienza, dalla sua resistenza.


Samu Castillejo è un buon giocatore e finisce lì. Non è uno scarpone, non è un fenomeno. In panchina, pronto a entrare, nel Milan stava e sta benissimo. I bidoni sono altri. Eppure, a fine estate, la solita mandria di sottosviluppati (gli stessi imbecilli che scrivevano #pioliout, e poi s’e visto) cominciano a insultarlo e massacrarlo. Non si capisce perché se la prendano proprio con una persona garbata e professionale come lui, ma d’altra parte se uno è idiota non ragiona mica: sta sui social e insulta, cercando di dimenticare quanto la sua vita faccia schifo.


Castillejo ci rimane malissimo. Entra in crisi, si cancella dai social e ha pure paura per la sua famiglia. Chiede di essere ceduto. Pioli lo fa entrare per la passerella finale, a fine match due mesi fa, e lui sembra assente. Distrutto. È convinto che sia l’ultima volta a San Siro. Ma non è così.


Non se ne va. Non riescono a venderlo, o forse lui non è convinto. Boh. Sta di fatto che a Samu sembra andare tutto male. Il Milan nel frattempo gira a mille, ma ha il solito problema: gli infortuni. Una roba tipo Vietnam. Una carneficina, una sevizia continua. Sangue ovunque. Viscere, cartilagini, operazioni. L’apocalisse. Neanche Pearl Harbor una cosa così. 


E si arriva a ieri. Il Milan gioca col Verona. Bestia nera storica. Gli altri sono avanti di due gol. Nel primo tempo Pioli ne perde un altro, stavolta Rebic, fin lì il migliore in campo, un altro tranciato al fronte dalla mitraglia della sfiga. Chi entra? Castillejo. Ma c’è ancora? Sì. 


Lui entra, in sordina. Ed è quello (con Leao e Ibra) che cambia il match. Il più decisivo. Prima si procura un rigore, poi provoca l’autogol decisivo. Il Milan vince 3-2. E lui, a fine match, piange. A dirotto. Abbracciato da Pioli. Piange. Ed è un pianto bellissimo, perché ogni tanto c’è giustizia nella vita.


Ti voglio bene, Samu Castillejo.

Andrea Scanzi 

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