venerdì 30 novembre 2012

BUSH, NUOVA POLITICA SPAZIALE: ACCESSO VIETATO A CHI E' "OSTILE"


WASHINGTON - Dopo quasi sei anni di presidenza di George W. Bush, sono poche le scelte politiche di Bill Clinton su cui la Casa Bianca non ha rimesso le mani. Tra quelle che resistevano c'era la dottrina sulla presenza americana nello spazio. Bush ha ora posto rimedio alla lacuna, delineando con una direttiva un sempre maggior controllo dello spazio da parte degli Stati Uniti, che si riservano il diritto a bloccare la via delle stelle a chiunque sia "ostile agli interessi degli Usa".
La nuova National Space Policy, che prende il posto di quella varata da Clinton nel 1996, in realtà non è molto diversa da quella dell'amministrazione democratica sui temi di fondo. Ma il tono 'bellicoso', una maggiore sottolineatura sull'approccio unilaterale degli Usa ai temi spaziali e anche un'insolita scelta dei tempi, hanno messo in allarme alcuni esperti, che sono tornati a far emergere lo spettro delle 'guerre stellari' dell'era reaganiana. Bush ha firmato in sordina il provvedimento - in buona parte classificato - il 31 agosto scorso e la Casa Bianca ne ha diffuso un'estratto di 10 pagine alle 17 del pomeriggio di venerdì 6 ottobre, mentre l'America distratta entrava nel lungo ponte del Columbus Day. Nessuno per giorni vi ha fatto caso.
Solo oggi la vicenda è finita sulla prima pagina del 'Washington Post', secondo il quale la nuova dottrina prevede un maggior controllo americano dello spazio che sembra porre le basi per l'invio di armi in orbita. "La libertà di azione nello spazio - afferma il documento - è altrettanto importante per gli Stati Uniti della potenza aerea e sui mari". La Casa Bianca ha negato che dietro la direttiva ci sia la voglia di dar vita a una corsa agli armamenti spaziali. L'aggiornamento rispetto alla dottrina Clinton di 10 anni fa, ha detto Frederick Jones, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, è stato reso necessario "dall'avanzamento tecnologico che ha aumentato l'importanza e l'uso dello spazio: oggi dipendiamo da tecnologie basate nello spazio per questioni di ogni giorno come gli Atm (i bancomat americani, ndr), gli strumenti Gps per orientarsi, il controllo delle spedizioni, i servizi radio e l'uso dei telefoni cellulari". "Questa dottrina politica - ha aggiunto Jones - enfatizza il fatto che gli Stati Uniti sono impegnati per l'uso pacifico dello spazio da parte tutte le nazioni". Ma alcuni esperti non sono dello stesso avviso e sottolineano come gli Usa affermino ora, in modo esplicito, di non essere disponibili a negoziati sui temi spaziali.
"La politica di Clinton - ha detto Michael Krepon del Henry L. Stimson Center, un centro studi che si occupa di armamenti spaziali - ha aperto la porta allo sviluppo delle armi per lo spazio, ma quell' amministrazione non ne ha mai fatto niente. La dottrina Bush ora si spinge oltre". Per Theresa Hitchens, del Center for Defense Information, il documento spiana la strada per "lo sviluppo di una strategia di combattimento basata sulle guerre stellari" e il tono imposto da Bush è "assai unilaterale". La divergenza tra le strategie spaziali di Clinton e di Bush, emerge fin dall'introduzione. Gli obiettivi principali indicati dall'amministrazione repubblicana sono quelli di "rafforzare la leadership nazionale nello spazio e assicurare disponibilità spaziali per perseguire gli obiettivi della sicurezza nazionale, della sicurezza interna e della politica estera americana". Gli Usa devono avere capacità operative senza limiti nello spazio "per difendere i nostri interessi" anche fuori dall'atmosfera. L'introduzione alla dottrina spaziale di Clinton indicava invece come priorità quella di "aumentare la conoscenza della Terra, del sistema solare e dell'universo attraverso l'esplorazione umana e robotizzata" e aggiungeva poi come ulteriore obiettivo quello di "rafforzare e mantenere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti". Steven Aftergood, della Federation of American Scientists, il primo tra gli esperti a essersi accorto dell'esistenza della nuova dottrina, ne ha sottolineato anche un salto di qualità retorico nel perseguire gli obiettivi dell'esplorazione dello spazio.
Clinton si era riservato la possibilità di giudicare con prudenza "la fattibilità e l'utilità di compiere ulteriori esplorazioni umane" nello spazio. Adesso invece Bush - che ha chiesto alla Nasa di mettersi al lavoro per riportare l'uomo sulla Luna e mandarlo poi su Marte - ha definito come obiettivo nazionale quello di "estendere la presenza umana nel sistema solare". Se l'ambiziosa prospettiva spaziale scavalca i traguardi fissati da Clinton, in raltà non rappresenta una novità assoluta a Washington: lo stesso obiettivo era contenuto nelle dottrine spaziali di George Bush padre e di Ronald Reagan.

(ANSA)

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