venerdì 30 novembre 2012

TUMORE AL RENE, FREDDO AL POSTO DEL BISTURI E A CASA PRESTO



 ROMA - Una tecnica mininvasiva applicata su un paziente romano settantenne ha sostituito la tradizionale operazione chirurgica contro il tumore del rene. Si è trattato di una ablazione di un tumore del rene con crioterapia di terza generazione invece che con l'utilizzo della tradizionale, e più invasiva, tecnica chirurgica.

L'intervento, mai avvenuto in precedenza nel nostro paese, è stato eseguito all'Università di Tor Vergata da una equipe formata da Giuseppe Vespasiani, Direttore del Dipartimento di Urologia della Facoltà di Medicina della Università di Tor Vergata e Direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia, coadiuvato da Pierluigi Bove, dello stesso istituto, in collaborazione con Fernando Kim, urologo esperto in questo tipo di interventi della Colorado University di Denver giunto nella capitale per coordinare questo primo caso. Non più tagli sull'addome, cicatrici evidenti e lunghi decorsi post operatori: con la crioterapia i fastidi per il paziente con un tumore del rene (di dimensione non superiore ai 4 centimetri) sono ridotti al minimo. Con un risparmio in termini di sofferenza il malato e per la spesa sanitaria, poiché i tempi di degenza sono ridotti al minimo: il paziente viene dimesso il secondo giorno dopo l'intervento.

Il procedimento, applicato da tempo dal prof. Kim e da altri urologi americani e già in uso, con successo, in altri paesi europei tra cui Spagna e Inghilterra, si basa sul congelamentò del tessuto, che va incontro a necrosi. Successivamente il tumore congelato e ucciso viene assorbito ed eliminato dall'organo. L'apparecchiatura, chiamata SeedNet Gold, sfrutta le proprietà di alcuni tipi di gas e l'applicazione esterna attraverso particolari aghi congelanti miniaturizzati. La macchina e la procedura, brevettate dall'azienda Oncura, offrono vantaggi evidenti, consentendo una procedura d'intervento non invasiva e più rapida.

"Non ci sono controindicazioni per questo tipo di procedura - spiega il professor Kim e l'attività che il Centro di Ricerca che sta per nascere dalla collaborazione tra la nostra università di Denver e quella romana di Tor Vergata dovrà potenziare la capacità di intervento dell'apparecchiatura su neoplasie di dimensioni più consistenti, superiori cioé all'attuale standard di 4 centimetri come massimo". Un progetto, ha aggiunto Vespasiani che si inserisce nella più generale attività di sviluppo della Università di Tor Vergata in generale e del Policlinico in particolare.

(ANSA)

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