venerdì 30 novembre 2012

"Un complotto contro Omar dietro la resa di Kandahar"

Parla uno dei mediatori tra il regime Taliban
e le forze rappresentate da Hamid Karzai


"Un complotto contro Omar
dietro la resa di Kandahar"

Un ministro ha tolto il comando al mullah
ma si è rifiutato di ucciderlo o catturarlo


 

PESHAWAR - Emergono nuovi retroscena sulla guerra in Afghanistan, e in particolare sulla presa di Kandahar. A parlare è uno dei mediatori tra Talebani e le forze di Hamid Karzai, l'attuale primo ministro. L'uomo ha raccontato che la resa di Kandahar è stata possibile soltanto attraverso una sorta di colpo di stato che ha esautorato il mullah Omar, costringendolo alla fuga dalla città con un pugno di fedelissimi.

Secondo la fonte, a scavalcare Omar è stato il suo ministro della difesa, Obaidullah. Il ministro 31enne ha fatto il doppio gioco: ha contattato il mediatore e, per indurlo a fidarsi, gli ha dato una preziosa informazione che ha salvato la vita a Karzai, entrato nel Paese e ricercato dai sicari di Omar. Così sono iniziate, ad insaputa del mullah, le trattative per la resa di Kandahar. Obaidullah, d'altra parte, aveva l'appoggio dei Taleban cosiddetti moderati, quelli che non vedevano più di buon occhio la presenza delle truppe "arabe" di Al-Quaeda nel territorio afgano.

Omar, sempre secondo la ricostruzione della fonte, non voleva saperne della resa. Poi ha mostrato di convincersi, ponendo tre condizioni: aver salva la vita, la fine dei bombardamenti e la liberazione dei prigionieri di Kunduz che sarebbero dovuti arrivare a Kandahar. Richiesta, quest'ultima, impossibile da soddisfare: sarebbe stato come autorizzare l'arrivo di nuove forze ai Taleban. Probabilmente, lo scopo di Omar era di prendere tempo per permettere ai mercenari arabi di lasciare la città.

A questo punto Obaidullah ha imposto a Omar di lasciare il comando, rifiutandosi però di catturarlo o ucciderlo. Nel frattempo, si è messo d'accordo con Karzai per consegnargli la città. Ma la resa avrebbe dovuto essere tenuta segreta fino a quando gli uomini del premier designato a Bonn non fossero entrati. Omar capisce che ha perso e cerca il caos, dando subito l'annuncio, tramite l'agenzia di stampa Aip, vicina ai Taleban.

L'annuncio crea il panico: gli studenti, all'oscuro degli accordi, scappano da Kandahar con le armi in spalla. Gul Agha, infuriato per essere stato lasciato fuori dai negoziati, entra in città. E l'emiro, il signore indiscusso di Kandahar, fugge. Probabilmente sulle alture in torno all'ex capitale spirituale dei Taleban.

(17 dicembre 2001)

 
larepubblica.it

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