lunedì 22 novembre 2021

Referendum del 1946

 


#losapevi? Perché la consultazione del 2 giugno fu chiamata referendum e non plebiscito?

Tratto da Focus Storia 166


Per rispondere, bisogna ripercorrere la storia di queste due parole. Dal punto di vista del significato, plebiscito deriva dal termine latino di epoca repubblicana plebis scitum (“decreto della plebe”), che indicava i comizi convocati dal tribuno della plebe. Referendum viene invece da ad referendum: “per riferire”.


Ma quello che nel 1946 fece la differenza fu come vennero usate nella Storia queste consultazioni popolari. Democrazia diretta. Il plebiscito viene indetto da chi è al governo solo in casi eccezionali e non è regolato da leggi costituzionali. Il referendum è invece un atto di governo diretto del popolo, previsto dalla Costituzione e regolato da leggi, in risposta a una precisa domanda o proposta rivolta da organi istituzionali, di solito a partire dalla richiesta di un determinato numero di sottoscrittori.


Quello del 1946, dunque, sul piano giuridico, era più simile a un plebiscito: le leggi non prevedevano infatti un referendum istituzionale (oggi in Italia vietato dalla Costituzione). Il plebiscito, però, nacque con la Rivoluzione francese e servì, nell’Italia risorgimentale, a ratificare annessioni territoriali avvenute sul campo. Inoltre fu lo strumento usato per legalizzare colpi di Stato: da Napoleone fino ai plebisciti elettorali di Mussolini.


Così, si preferì parlare di referendum per sottolineare che si trattava di una scelta del popolo e non di un atto formale per una decisione già presa.

Focus Storia 

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