“Non è assolutamente un atto di sessismo. Avevamo perso e ho fatto quel gesto in un momento di stizza e per goliardia. Non avrei mai pensato a tutto quello che sta succedendo. Il mio avvocato sta cercando l’avvocato della giornalista: voglio farle le scuse ufficiali".
"Ho chiesto scusa e ci mancherebbe. Non volevo parlare con nessuno, solo andare alla mia macchina. Ho sbagliato, voglio incontrarla, quando lei vorrà. Lo sputo sulla mano? Stavo tossendo e sono passato. E’ uno sbaglio, non è scattato niente. Ho fatto una cavolata, mi descrivono come un violentatore ma io non sono così”.
“A casa mi hanno detto ‘come ti è venuto in mente?!?’, me l'ha detto anche la mia compagna. Sanno che non sono questa persona cattiva, stiamo passando tutti i dispiaceri possibili del mondo. Non sto bene, guardate dove è finita questa cosa per uno sbaglio. Uno lavora una vita, crea una vita e poi guardate cosa succede".
A parlare così, peraltro nel noto simposio radiofonico di intellettuali condotto da “Dj Capelli Irrisolti & Punchingball Vivente”, è Andrea Serrani. È lui il molestatore della giornalista Greta Beccaglia. 45 anni, Serrani abita a Chiaravalle (Ancona). È un ristoratore e tifa Viola. Era nervoso per la sconfitta della sua squadra, dice, e ha fatto quel che ha fatto. Il suo avvocato ha chiesto di risolvere la situazione in maniera “bonaria”, la giornalista ha ribadito che andrà avanti con la denuncia e non arretrerà di un millimetro.
Quello che mi colpisce, di queste vicende, è che ogni volta accade la stessa cosa: colto in flagranza di reato, il colpevole cade dal pero e dice puntualmente che “non volevo fare quello che ha fatto”. Tutti uguali. Io non credo che questa persona sia cattiva, ma credo che sia uno dei tanti convinto che allo stadio (o poco fuori) tutto sia lecito e consentito. Quasi che lo stadio fosse una parentesi morale come le arene gladiatorie nell’antica Roma. Uno “sfogatoio”. Un approccio che mi ha sempre fatto schifo, e che sarebbe ora di abbandonare per sempre.
Andrea Scanzi
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