Espugnò, da solo, un fortino tedesco. Con le bombe a mano. E con l’uso della sola mano sinistra, dato che era invalido, avendo perso il braccio destro a causa di un bombardamento.
Poi Giotto Ciardi, carabiniere e partigiano, si asserragliò dentro e respinse gli attacchi tedeschi fino a sera. Finite le munizioni, si lanciò contro di loro armato di pistola.
Lo crivellarono di colpi di mitraglia, ma lo catturarono vivo. E lo torturarono in ogni modo e maniera per due settimane. Volevano sapere posizione e informazioni sui suoi compagni partigiani. Giotto non disse una parola. Non tradì.
Fu liberato dai suoi compagni, che assaltarono la posizione tedesca.
Lo trovarono in fin di vita, devastato a causa delle ferite e delle sevizie. Rimase settimane in ospedale tra la vita e la morte, ma grazie alla sua tempra riuscì a sopravvivere.
Nel dopoguerra, aiutò i mezzadri toscani a lottare per i propri diritti.
Se ne andava oggi, 27 novembre 1995, questa roccia.
Carabiniere, partigiano, combattente.
A lui il ricordo di tutti noi.
Leonardo Cecchi
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