giovedì 1 agosto 2013

Antonveneta, inchiesta beffa Sono sparite le mazzette Mps

Chiuse le indagini dopo due anni. Per il pm di Siena non c'è traccia di tangenti né di vantaggi personali. Per Mussari spunta anche l'accusa di insider trading

Siena chiude il primo filone delle indagini su Mps - quello su Antonveneta - ma sparisce magicamente il profumo di mazzette. E svanisce persino il sospetto - o almeno l'evidenza - di qualsiasi «arricchimento personale» da parte dell'ex management.
Eppure gli inquirenti non avevano mancato di sottolineare la scelleratezza dell'acquisto della banca del Nord Est, che Santander aveva pagato 6,6 miliardi pochi mesi prima e che e che Mps comprò a oltre 9 miliardi pochi mesi dopo.
Secondo un'informativa del nucleo valutario delle Fiamme gialle, l'acquisizione di Antonveneta nel 2007 «ha comportato per Banca Mps, da un punto di vista finanziario, un esborso complessivo di circa 19 miliardi di euro, di cui 9 per l'acquisto e altri 10 circa per il rimborso delle esposizioni intragruppo di Antonveneta con Abn Amro».
Un vero affare, insomma. Ma l'irragionevole plusvalenza spuntata nell'occasione dal Banco Santander guidato da Emilio Botin, e l'emorragia per le casse di Rocca Salimbeni, non sarebbero state finalizzate all'arricchimento di nessuno. Lo ha detto ieri in conferenza stampa uno dei pm titolari dell'inchiesta, Antonino Nastasi, precisando che non sarebbero state trovate tangenti né «evidenziati vantaggi personali».
Eppure l'avviso di conclusione indagini - notificato ieri all'ex presidente Mussari, all'ex Dg Vigni, ad altri sette dirigenti Mps, alla stessa banca senese e a Jp Morgan - contesta ai protagonisti dell'operazione le ipotesi di aggiotaggio, ostacolo agli organi di vigilanza, falso in prospetto e - per Mussari - anche insider trading.
Tutti reati che il manipolo di dirigenti avrebbe commesso «solo» nell'impeto di concludere la lucrosa acquisizione. Lucrosa, va da sé, solo per il venditore spagnolo, che Antonveneta non aveva ancora nemmeno pagato al momento dell'accordo con Mps. Quanto a Jp Morgan, la procura senese l'ha indagata per non aver comunicato a Bankitalia che, nell'ambito della contestata operazione «Fresh 2008», «aveva ricevuto da Mps una indemnity con cui la banca senese la garantiva dalle eventuali perdite o passività» connesse a quel prestito mascherato da aumento di capitale. Come detto, a Giuseppe Mussari viene contestato anche l'abuso di informazioni privilegiate. L'ex presidente della banca toscana e dell'Abi, secondo la procura, avrebbe spifferato in anticipo «l'avvenuta stipula dell'accordo con Santander» su Antonveneta a due politici del Pd - ossia gli allora sindaco e presidente della provincia di Siena, rispettivamente Maurizio Cenni e Fabio Ceccherini - e a un dirigente di Jp Morgan, Enrico Bombieri. L'avviso di ieri prelude alle richieste di rinvio a giudizio per gli indagati, che dovrebbero arrivare subito dopo l'estate.

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