giovedì 1 agosto 2013

Non è razzismo, abbiamo aperto lefogne

Un tempo le cattiverie restavano nella testa di chi le pensava. Ora le fogne a cielo aperto trovano i social network che danno l'ebbrezza di una democrazia 24h per tutti

No, non siamo diventati un popolo di razzisti, come allude invece la Cnn. Gli insulti dementi alla Kyenge nascono da un fenomeno nuovo, massiccio e virale: viviamo con le fogne a cielo aperto.
Mi spiego. Un tempo gli umori deleteri, le cattiverie, i rancori restavano nella testa di chi li pensava o in famiglia, al più arrivavano al bar, al gruppo, o in contesti circoscritti nel tempo o nel luogo, come lo stadio o la piazza. Ora le fogne a cielo aperto trovano i blog, twitter, i social network, che danno l'ebbrezza di una democrazia nuda 24h per tutti. E on line risale la fogna del Paese. Una fogna che contagia e abbrutisce, che emana miasmi dalle chiaviche, invidie e risentimenti a lungo covati. 
Seguite quel che scrive la Fogna nel web sui personaggi pubblici, inclusi noi che scriviamo; in mezzo a critiche intelligenti, elogi o commenti sciocchini, c'è un fiume di letame, insulti e narcisismi frustrati che s'ingrossa per via. Equivale alle intercettazioni dei potenti: se metti il viva voce all'intimo viene fuori la fogna. C'era anche prima, ma ora va in onda, in rete, in tribunale. 
Perciò dico: non siamo diventati razzisti, abbiamo solo aperto le cloache. E il rimedio non è spegnere l'audio o la rete, semmai educare (ma chi, dove?). Poi l'ideologia del momento seleziona gli insulti su cui indignarsi e costruire leggi, divieti e campagne e ignora gli altri. Ma gli insulti che più bruciano, diciamolo, sono quelli rivolti a te persona e non a te in quanto nero, donna, gay, ebreo o fascista.

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