sabato 31 agosto 2013

Muti, trionfo Opera Roma con Nabucco

Salisburgo: Muti porta al successo Opera di Roma al Festival Salisburgo: Muti porta al successo Opera di Roma al Festival



















dell'inviata Elisabetta Stefanelli
 Dieci minuti di applausi e tremila persone tutte in piedi per tributare il trionfo di un Nabucco perfetto, commovente. Riccardo Muti compie una nuova impresa: il direttore onorario porta a Salisburgo l'orchestra e il coro del Teatro dell'Opera di Roma. E vince la sfida con il pubblico ''piu' difficile e prestigioso del mondo che non regala niente a nessuno'', dice un entusiasta Muti alla fine delle tre ore di esibizione. L'appuntamento è storico perchè segna l'esordio sul celebre palco del Grosses Festspielhaus dell'orchestra del Costanzi, con una formazione di oltre 160 elementi tra coro, orchestra e cantanti. E l'emozione era palpabile nella grande sala strapiena per la chiusura degli appuntamenti del festival dedicati all'opera. Con in più la suspence per il cambio all'ultimo giorno prima del debutto della protagonista femminile. La napoletana Anna Pirozzi ha preso il posto di Tatiana Serjan, funestata da un raffreddore che però potrebbe permetterle di interpretare Abigaille nell'ultima recita di domenica primo settembre. Palpabile come l'orgoglio ''di aver visto l'Italia trionfare per eccellenza'', dice ancora il maestro. Ma c'è anche un velo di rammarico per non aver ricevuto attestati di solidarietà dalle istituzioni - locali o nazionali che siano -, per il una trasferta che era già un successo prima di diventare un trionfo.
'''E' importante - sottolinea - che l'opinione pubblica sappia che c'è qualcosa di buono in un paese in cui si parla solo male''. In scena uno dei cavalli di battaglia del maestro, quel Nabucco - questa volta in forma di concerto - che in occasione del bicentenario verdiano ha declinato in ogni luogo e in ogni forma, sempre incantando: dalla sala del Senato alla memorabile quanto affollata lezione agli studenti che lo ha visto da solo, con la poesia della musica di Verdi e il pianoforte. Fino all'ennesima ''trasgressione'' del maestro che a luglio al Teatro dell'Opera, ha ancora una volta concesso il bis di ''Va pensiero'', al terzo atto del ''Nabuccodonosor'' nella serata del debutto del 16 luglio. Gesto significativo per un'opera assolutamente emblematica per il più verdiano degli interpreti, difficile però da ripetere davanti ad un pubblico che certo non apprezza il valore simbolico di quella straordinaria pagina di musica.
Di questo però pare che Muti, che il pubblico di Salisburgo lo conosce bene, avesse già dalle prove avvertito i maestri del coro. Un'opera giovanile - andò in scena per la prima volta nel 1842 - ''che Giuseppe Verdi considerava la sua prima grande opera'', ha spiegato lo stesso Muti raccontandone la Genesi nella sua lezione agli studenti romani, per quanto fosse arrivata dopo un suo momento di profonda crisi, dovuta alla morte della moglie e dei figli e all'insuccesso di 'Un giorno di regno'. Per il maestro a convincerlo a scriverla erano stati proprio i versi sul libretto del 'Va pensiero': ''Non e' vero però che dall'inizio fu visto come un inno di rivolta contro gli austriaci - ha spiegato ancora Muti in quella occasione -. Lo è diventato con il tempo. Nel senso di nostalgia che evoca si riconoscono tutti in tutto il mondo''. E lui è sempre stato tra quelli che vorrebbero il Va pensiero come inno d'Italia: un coro meraviglioso nella versione ascoltata anche ieri a Salisburgo, che da un sussurro diventa un turbine e poi finisce in un sospiro. ''Perché il mio impegno è da decenni di far capire che Verdi non è quello del 'zumpapa''', spiega Muti, ma un grande autore che va trattato come tale.
(ANSA)

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