venerdì 8 marzo 2024

LA SERENATA IN SIB MAGG K 361 "GRAN PARTITA"

 



La Gran Partita di W. A. Mozart, venne scritta per l’Arcivescovo di Colloredo a Salisburgo. Il termine Partita si trova nella Storia della Musica già nella produzione strumentale di Girolamo Frescobaldi. Una Partita indica un tema seguito da libere variazioni e da qui l'etimologia del nome: forma divisa in “parti”. Questo termine lo troviamo in seguito nella produzione strumentale di J.S. Bach, dove esso diviene sinonimo di Suite. Partite e Suites sono quindi composizioni strumentali che presentano una successione di diverse danze stilizzate quali, ad esempio, l'Allemanda, la Sarabanda, la Corrente, la Giga ecc. Andando avanti di due secoli circa assistiamo ad una ramificazione dell'originaria denominazione che può prendere il nome di Serenata, Divertimento, Cassazione e Notturno; in tutti questi termini si esprimono composizioni sostanzialmente simili, destinate ad allietare le feste della nobiltà e dell'alta borghesia (non a caso Mozart non dimentica, tra i piaceri della vita di cui si circonda Don Giovanni, una cena al suono di un piccolo gruppo di strumenti a fiato). Venendo alla Serenata per strumenti a fiato in Si bemolle Maggiore, KV 361, abbiamo due domande alle quali non ci è dato di dare una risposta: quale è l'anno di composizione? E perché la denominazione “Gran Partita”? La prima quaestio è di difficile risposta, in quanto Mozart potrebbe averla scritta a Vienna intorno al 1783 o il 1784, oppure la data di composizione va a retrodatarsi a Monaco di Baviera, all'epoca della composizione dell'”Idomeneo, Re di Creta” (1781). Alla seconda domanda è piuttosto facile rispondere: Mozart, nell'intestazione sulla partitura, scrisse Serenata: l'annotazione di “Gran Partita” che compare nella prima pagina della partitura è sicuramente apocrifa. Date di composizione a parte, dobbiamo avere coscienza che con questa Serenata (o “Gran Partita” che dir si voglia) ci troviamo di fronte ad una delle vette del catalogo mozartiano e, di più, essa va a situarsi nel novero delle composizioni di musica da camera di tutti i tempi; l'originalità dell'organico strumentale (2 Oboi, 2 Clarinetti, 2 Corni di bassetto, 2 Fagotti, 4 Corni, 1 Contrabbasso) unita alla particolare sensibilità che Mozart aveva nel trattare questi strumenti come dimostrato dai concerti per Flauto, Oboe, Clarinetto, Fagotto e ben 4 per Corno, portano questa composizione al di là di qualsiasi ragione di circostanza o di commissione nell' olimpo del catalogo mozartiano, richiedendo agli strumentisti eccezionali abilità. virtuosistiche, espressive e dinamiche che appartengono al più raffinato stile cameristico. Anche il minutaggio della composizione è impressionante: quasi un'ora di musica. Da notare che sia la Serenata mozartiana, che la Sinfonia n. 3, in Mi bemolle Maggiore, Op.55 di Ludwig van Beethoven durano più o meno un'ora. Probabilmente fu questa sorta di ipertrofia quantitativa e qualitativa, che portò una mano anonima ad apporre all'autografo la dicitura “Gran Partita”, con cui ancora oggi viene chiamata.

La Serenata n°10, KV 361, è strutturata in sette movimenti, che sono:

1. Largo-Allegro molto

2. Minuetto (Trio I e Trio II)

3. Adagio

4. Minuetto (Trio)

5. Romanza (Adagio)

6. Tema con variazioni

7. Rondò Allegro molto

Per concludere questa presentazione della Serenata n°10 KV 361, ci è d'obbligo porre l'Adagio (n°3) nell'ambito delle pagine di più ineffabile bellezza di tutta la letteratura musicale e di citare l' “Amadeus” di Peter Shaffer, che nella prima scena della sua omonima commedia, poi portato sul grande schermo da Milos Forman, fa dire ad Antonio Salieri, mentre legge la partitura autografa mozartiana, che “Mi sembrò di avere sentito la voce di Dio”.

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