"I tried so hard and got so far
But in the end it doesn't even matter
I had to fall to lose it all
But in the end it doesn't even matter"
Con Akira Toriyama oggi se ne va uno di quei narratori e creatori di miti trasversali che hanno saputo anche contribuire a potenziare l'epica sportiva. Nei 260 milioni di copie che il suo Dragon ball ha venduto dal 1984 al 1995, nelle infinite saghe che dal cartaceo sono arrivate anche sul piccolo e grande schermo, e che hanno popolato l'infanzia e adolescenza di miliardi di persone, c'era di tutto dentro. Su tutti Bruce Lee e Jackie Chan Fan , la grande tradizione delle arti marziali che si univa alla boxe come rito globale e le sue contrapposizioni, alla filosofia universale del miglioramento, della lealtà, della sfida come metodo per conoscere sé stessi. Tutto questo ce l'ha donato unendo e fondendo mitologia orientale e occidentale, anticipando la complessità anche del videoludico, ponendo le basi per un nuovo modo di concepire l'eroe e il suo percorso.
Ciò che ha creato Toriyama rimarrà nel tempo, è linguaggio comune pratico e metaforico, è sacro e profano. Quanti hanno cominciato a praticare le arti marziali guardando Goku e le sue avventure? Quanti a capire che forse vincere non è mai la cosa più importante in una disciplina? Toriyama ha creato un mondo nuovo, una diversa idea di approccio al pubblico più giovane, distante dal paternalismo e dalla retorica spiccia commerciale dell'Occidente, ha saputo unire paesi e culture diverse seguendo questo gigantesco mondo dove tutto era possibile. Allo stesso tempo, ha saputo farlo con leggerezza. Come per un grande regista, un grande calciatore o musicista, ha reso le nostre vite migliori. E se cambi la vita di milioni, anzi miliardi di persone con un po' di fantasia, allora vuol dire che hai reso il mondo un posto migliore.
Doumo arigatou Akira Toriyama
Ci rivedremo tutti nella stanza dello Spirito e del Tempo.
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