Non è un uomo con molte frecce nel suo arco, Mario Monti. Una volta che ha sparato le sue sette cartucce, e quelle non vanno a segno, si smarrisce. Così, in queste ore di cattive notizie è completamente in bambola.
Lo spread oscilla nei paraggi dei 400 punti, sopra i quali si entra di diritto tra i somari dell’Unione europea. La Borsa va di peste, la disoccupazione cresce, il costo della vita s’impenna, le tasse picchiano, il prezzo dei carburanti ci appieda, la produzione industriale si inabissa. L’Italia sprofonda e Monti non commenta il disastro.
ITALIA, «PAESE MEDITERRANEO E NORDICO». Alcune settimane fa, in giro per il mondo, raccontava che, grazie a lui, avevamo imboccato la via della salvezza, che tutto andava secondo i piani, le previsioni erano rispettate, il futuro roseo.
A Tokyo aveva fatto lo spiritoso dicendo: «La mia Italia sarà un Paese mediterraneo altamente nordico». Poi, siamo rotolati all’indietro e i dati economici sono tornati ai tempi del Cav.
Con due aggravanti: i cittadini sono stati ormai spremuti e non c’è da cavarne altro sangue; la carta del governo tecnico - che era l’ultima - è stata giocata. Ora, c’è l’ignoto.
L'ARTE DELLO SCARICABARILE. Il bocconiano invece di dirci perché, nonostante lui, tutto vada male e se per caso abbia un’idea di riserva, si comporta come Pierino: ruba la marmellata e dà la colpa al gatto.
Anziché dare spiegazioni razionali, che pure ci saranno - l’ottusità tedesca, l’impotenza della Banca centrale europea, il nostro debito pubblico che nessuno affronta (con la vendita di immobili statali), la crescita sotto zero, il Sud palla al piede, e via dicendo - accusa questo o quello.
I guai non sono mai imputabili a lui e al suo governo, i responsabili sono altrove.
BARUFFE CON MARCEGAGLIA. Prima se l’è presa con Emma Marcegaglia perché criticava la marcia indietro sul mercato del lavoro e l’articolo 18.
Le ha detto che parlava a vanvera e che era il perfetto contraltare di Susanna Camusso. Due erinni abbarbicate ai loro estremismi, prive della sobria serenità di giudizio sua e del suo governo. Un’accusa buttata lì, senza entrare nel merito del flop sull’articolo 18 e senza ammettere la retromarcia.
Poi, visto che con gli stessi argomenti marcegaglieschi lo hanno mazzolato anche le sue bibbie giornalistiche - Wall Street Journal, Financial Times, New York Times - Monti ha alzato il tiro e ha dato addosso alla Spagna.
L'affronto alla Spagna di Rajoy
La storia della Spagna è grottesca. Già a marzo a Cernobbio, il premier aveva dato una stoccata al governo di Mariano Rajoy.
A porte chiuse aveva detto: «La Spagna non ha posto attenzione ai suoi conti e sta dando preoccupazioni. Ci vuole poco a ricreare il contagio». Purtroppo per lui, però, i portali della villa comasca erano solo socchiusi e Rajoy lo è venuto a sapere.
PROFESSORE DELLA SMENTITA. A Seul - in un successivo incontro tra grandi -, un Monti imbarazzato è andato incontro al collega iberico e gli ha detto: «Mi dispiace. È stato un malinteso, creato da un’interpretazione sbagliata». Malinteso, interpretazione sbagliata, colpa dei giornalisti.
Già sentito. Sembra di essere tornati ai tempi di Berlusconi, di Massimo D’Alema e di quel genio della smentita che è Gianfranco Fini.
Rajoy ha risposto gelido: «Diciamo che io non avrei fatto una dichiarazione simile». Come dire: avrai il loden sobrio, ma hai la lingua lunga.
IL BIS DELLA SCAPPATOIA IBERICA. Senza avere imparato la lezione, Monti ci è ricascato. Giorni fa, quando lo spread è schizzato sopra i 400 punti, incapace di affrontare virilmente la realtà, ha di nuovo usato la scappatoia iberica: «Non è colpa dell’Italia. Stiamo pagando di rimbalzo la crisi spagnola».
Prima che la malignità arrivasse in Spagna - un minimo ci vuole, non fosse che per tradurla - a incappiarsi subito sono stati gli italiani. L’ex ministro, Renato Brunetta, ha detto: «Forse è stanco: un Monti razionale non avrebbe detto una cosa così profondamente sbagliata».
BRUNETTA: «L'UE È UN'ARMATA BRANCALEONE». E ha spiegato la salita dello spread sostenendo che l’Ue è un’armata Brancaleone e non ha una strategia contro la speculazione.
Un altro ex, il sottosegretario del Pdl, Guido Crosetto, ha dato un’interpretazione psicologica del premier: «È vittima di un’ipertrofia dell’ego: è diventato Tre-Monti».
IL COMUNICATO RIPARATORE. Meno amena la reazione di Rajoy. Dalle cancellerie, infatti, sono arrivate a Palazzo Chigi notizie tempestose.
Betty Olivi, la portavoce di Monti, ha cercato di correre ai ripari con un comunicato piuttosto spento, come quelli di Bonaiuti (l’ex portavoce del Cav) nei giorni di fiacca: «Il premier è stato frainteso dai giornali».
Ma che frainteso e frainteso ha urlato Rajoy a Madrid, voglio le scuse. Qualche ora dopo, il primo ministro spagnolo ha chiamato nel suo ufficio un paio di giornalisti e ha annunciato gongolante: «Monti mi ha telefonato per dirmi che non aveva detto quanto gli era stato attribuito dalla stampa italiana».
IL PARAVENTO DELLA STAMPA. Una figuraccia totale, sia pure col solito paravento della stampa imbecille. Una retromarcia poco dignitosa per quello che fino a un mese fa era l’«Uomo dell’anno». Speriamo abbia capito che le responsabilità si assumono in prima persona e che, scansarsi ogni volta per farle ricadere su altri, è da bamboccio.
L'INASPETTATA IMMATURITÀ. Questa inaspettata immaturità di Monti è dovuta, come si diceva all’inizio, alla sua formazione. Il nostro premier non è un uomo sfaccettato, ma è tutto lì: nelle sue convinzioni europeiste, nelle sue formule economiche, nei libri che ha letto. Applica le ricette che conosce. Se poi fanno cilecca, ha però la coscienza a posto.
LA TESTA COME UN OSTENSORIO. Di qui, l’imperturbabilità che gli conosciamo, la serena consapevolezza di se stesso e l’incedere solenne con cui porta la testa come fosse un ostensorio. Non ha però idee di riserva.............. dove finiremo?
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