Un punto fermo per tutti gli elettori di sinistra, quella vera ovviamente non quella attuale, è stato per anni Fausto Bertinotti. Bertinotti da leader di Rifondazione comunista (dal ’94 al 2006) ha portato a compimento una serie di battaglie per la tutela dei lavoratori diventando una figura credibile e sincera che raccolse un numero elevatissimo di voti nelle elezioni del 2006 maturando il 7.4% al Senato e 5.8% alla Camera. I suoi elettori si fidavano di lui fino a quando non fu eletto presidente della Camera nel 2006, anno che sancì l’inizio della fine della sua carriera politica. Attaccatosi alla poltrona, Bertinotti si dimenticò degli operai che aveva strenuamente difeso in tutta la sua vita lasciando le redini del partito che deflagrò nel giro di due anni. Infatti nel 2008 Rifondazione non entrò neanche in parlamento.
L’infausto epilogo politico del carismatico leader comunista è balzato agli onori delle cronache degli ultimi giorni per non aver rinunciato ai benefit concessi agli ex presidenti della Camera. Difatti, l’ufficio di presidenza di Montecitorio ha stabilito che gli ex presidenti della Camera possono beneficiare di auto di lusso, uffici e segretari fino a 10 anni dalla loro elezione e non a vita come era stabilito in precedenza. Facendo due conti rientrano in questa graduatoria Violante, Bertinotti, Casini e il presidente della Camera attuale (ancora per poco) Fini. Casini ha rinunciato dichiarando: “Ho avuto l’onore di servire la Camera dal 2001 al 2006, rinuncio con effetto immediato a questi benefici”. Unica scelta condivisibile nella sua ventennale “carriera” parlamentare.
Violante ne ha fatto una questione di coerenza e ipocrisia (?): “Non ho mai partecipato a fiere dell’ipocrisia e non intendo farlo neanche questa volta. Nè intendo compiere esisbizionismi. Deciderò alla fine della legislatura in corso”.
E Bertinotti? Avrà sicuramente fatto a meno dei privilegi ricalcando la scelta del suo predecessore anche per rispettare gli operai che ha sempre difeso?
Nient’affatto, Bertinotti non ne ha voluto sapere e ha rispettato le decisioni provenienti dall’alto: “Mi attengo alle scelte delle istituzioni”.
Assolutamente legittima la sua posizione, ma un atteggiamento simile lo si poteva preventivare per tanti altri e non certo per un politico così attento alla situazione economica dei più deboli che avrebbe potuto rifiutare la prebenda (aggiuntiva rispetto alla pensione che regolarmente intasca da ex presidente della Camera) proprio per dare un segnale a tutti coloro che lo hanno sostenuto e ora navigano in cattive acque.
E’ proprio vero che il potere riesce a logorare anche i più trasparenti e integri moralmente.
Perché non ha pensato ai precari, agli operai da 800 euro al mese a coloro che si fanno in quattro, non per avere l’auto di servizio o il segretario, ma per sopravvivere a situazioni insostenibili.
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