In quell'attacco persero la vita almeno 12mila persone, mentre i sopravvisutti dovettero lottare anche a distanza di anni contro diverse malattie e disturbi fisici (si registrò un'impennata di casi di cancro al colon, di problemi cardiaci e respiratori, di tumori della pelle e di problemi alla vista). Inoltre nell'area si riscontrarono diversi casi di malformazione genetica.
Nonostante oggi quest'episodio viene da tutti riconosciuto come un crmine contro l'umanità, all'epoca la comunità internazionale non mosse un dito contro l'Iraq - allora alleato degli Stati Uniti -, dimenticandosi di applicare le sanzioni previste dal capitolo 7 della Carta Onu, lo stesso usato dal governo britannico per ricevere dal Consiglio di sicurezza l'autorizzazione per intervenire in Siria. Il dipartimento di stato americano non perse tempo e il giorno dopo accusò l'Iran per quanto fosse accaduto, argomentazioni che vennero portate avanti anche dalla CIA per buona parte degli anni 90. L'agenzia di intelligence statunitense cambiò poi radicalmente versione qualche anno più tardi e citò spesso il caso Halabja per dimostrare il possesso di armi chimiche da parte del regime di Hussain e giustificare l'intervento militare.
Halabja, 16 marzo 1988. Persone giacciono a terra prive di vita dopo l'uso di armi chimiche
Armi chimiche vennero usate dall'Iraq qualche mese più tardi, dopo che venne siglato l'accordo di cessare il fuoco con l'Iran. Il 25 agosto 1988, durante l'operazione "final Anfal", il regime iracheno attaccò la regione kurda del Baldian facendo largo uso di iprite e gas nervino. Gli attacchi andarono avanti fino al 9 settembre, quando il regime fu costretto a intettormpere la sua "soluzione finale" per le forte proteste internazionali. Durante quei giorni persero la vita numerosi civili; alcuni riuscirono invece a rifugiarsi nei territori vicini, per lo più in Turchia. Anche in questo frangente l'Onu non fece nulla per accorrere in aiuto della popolazione, perché "si trattava di una questione interna dello stato iracheno".
Per quale ragione quindi la comunità internazionale non ci sta pensando due volte a intervenire in Siria (nonostante non siano state ancora mostrate prove certe) mentre non fece quasi nulla per il caso curdo? Forse le Nazioni Unite hanno imparato molto dalle dure lezioni del passato, oppure i regolamenti internazionali e la Carta dell'Onu valgono veramente poco di fronte agli interessi strategici dei paesi del blocco Atlantico.
Di seguito un filmato che documenta il terribile momento storico. Il video contiene immagini molto cruente e si sconsiglia pertanto la visione ai soggetti sensibili.
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