Corriere dello Sport (L.Scalia)
Salta l’uomo, fa cross precisi e si diverte. Joao Costa è senza alcun dubbio uno dei ragazzi della cantera inglobati nel ritiro di Trigoria che punta a restare in orbita prima squadra quando arriveranno gli impegni ufficiali. Il brasiliano parte da una base solida: è stato l’unico del circuito Primavera, infatti, a restare tra i grandi nella seconda parte della stagione, riuscendo tra l’altro a giocare qualche minuto tra Brighton, Atalanta ed Empoli. Briciole, ma dal significato enorme. Joao Costa vuole convincere Daniele De Rossi a puntare ancora su di lui. L’allenatore l’ha inquadrato così dopo averlo studiato a fondo: “Essere abituati a fare sempre uno contro uno e vincerlo mi piace molto nelle squadre. Non è un caso se tengo molto in considerazione Joao Costa, lui quando prende palla salta tutti e prova a tirare in porta, è sfrontato”.
Un’investitura per nulla banale considerando che Joao Costa è un classe 2005, quindi è un anno più piccolo rispetto a Pisilli, Cherubini e Pagano, veterani che hanno chiuso il percorso nel vivaio. La Roma ha preso Joao Costa a parametro zero nell’estate di tre anni fa. Aveva 16 anni, non lo conosceva nessuno. La Roma ci ha creduto, tanto da blindarlo l’anno scorso con un contratto fino al 2026. Chi lo conosce dice che è un ragazzo serio e solare, ma anche un grande lavoratore. Insomma, un giocatore che ha fame, che si applica fuori e dentro il campo, più “tedesco” che brasiliano.
Dopo l’esordio avvenuto nella gestione Mourinho, Joao Costa ha risposto alle chiamate del Portogallo Under 19 perché possiede il doppio passaporto. Ultimamente però ha cambiato maglia, venendo convocato per la prima volta con il Brasile Under 20 sotto età. Traduzione: anche in Sudamerica si sono accorti del potenziale dell’attaccante che Corinthians e Palmeiras hanno perso senza intascare un euro. Sorride dunque la Roma, che in ogni caso ha fiutato e chiuso l’affare Joao Costa. Ieri, oggi e in prospettiva anche domani.
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