Il colpevole è stato arrestato a due mesi di distanza dell'incidente, dopo essersi dato alla fuga
«Chi si mette alla guida ubriaco e uccide una persona è un assassino che commette un omicidio volontario». Il papà di Rita Granata, la 27enne travolta e uccisa lo scorso 5 maggio in via Leopardi a Napoli, non accetta mezze misure. Il pirata che ha investito sua figlia, dandosi poi alla fuga, è stato arrestato dopo due mesi. A carico di R.A. sono stati accertati gravi indizi di colpevolezza per il delitto di omicidio stradale aggravato, essendosi accertato che l'auto Volkswagen Polo viaggiava ad una velocità ben più elevata rispetto al limite consentito e che l'indagato al momento dell'incidente era sia in stato di ebbrezza da alcol che sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.
Un comitato per la giustizia
«I due che l'hanno investita sono scappati e hanno lasciato Rita a terra agonizzante», dice ancora Luigi Granta, intervistato dal Corriere della Sera.
L'uomo e sua moglie hanno creato un comitato che possa aiutare le famiglie delle vittime della strada ad avere giustizia. Il presunto colpevole che avrebbe investito la 27enne quella notte di maggio è adesso agli arresti domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico.
Erano le ore 4:15 del 5 maggio, quando Rita nell'attraversare la strada sulle strisce pedonali veniva investita da una Volkswagen Polo condotta da R.A. di 24 anni, residente a Quarto, il quale si allontanava senza prestare soccorso salvo poi ritornare sul posto dopo alcune ore. La giovane veniva trasportata in condizioni gravissime al vicino ospedale San Paolo per poi essere trasferita d'urgenza a Nocera Inferiore dove è deceduta dopo tre giorni di agonia. Determinante è stata la ricostruzione dell'evento ad opera del personale dell' Infortunistica Stradale le cui indagini sono state coordinate dalla procura della Repubblica di Napoli.
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Giordani71
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