venerdì 8 marzo 2024

Ipazia

 


Durante la primavera del 415 d.C., la filosofa neoplatonica #Ipazia venne uccisa ad #Alessandria d'Egitto:


"[un gruppo di #cristiani] dall'animo surriscaldato, guidati da un predicatore di nome Pietro, si misero d'accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla #chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non poco biasimo a Cirillo e alla chiesa di Alessandria. Infatti stragi, lotte e azioni simili a queste sono del tutto estranee a coloro che meditano le parole di #Cristo."

(Socrate Scolastico, VII, 15)


In seguito ai decreti teodosiani, che tra il 391 e 392 avevano espressamente vietato ogni forma di culto diversa dal cristianesimo, equiparandola a lesa maestà, la furia cristiana si abbattè su Alessandria, portando alla distruzione del #Serapeo, «così adorno di atri con amplissimi colonnati, di statue che sembrano vive e d'opere d'arte di ogni genere, che nulla vi è sulla terra di più fastoso all'infuori del #Campidoglio» (Ammiano Marcellino, Res Gestae, XXII, 16). Dal canto suo #Teofilo, vescovo di Alessandria, fece di tutto per dileggiare le opere pagane. Fu in questo clima di tensione, ormai quasi trentennale, che Ipazia venne presa di mira dai parabolani e dal vescovo #Cirillo. Damascio, ultimo scolarca della scuola di #Atene, prima della chiusura voluta da #Giustiniano, descrive in questo modo Ipazia:


«era pronta e dialettica nei discorsi, accorta e politica nelle azioni, il resto della città a buon diritto la amava e la ossequiava grandemente, e i capi, ogni volta che si prendevano carico delle questioni pubbliche, erano soliti recarsi prima da lei, come continuava ad avvenire anche ad Atene. Infatti, se lo stato reale della filosofia era in completa rovina, invece il suo nome sembrava ancora essere magnifico e degno di ammirazione per coloro che amministravano gli affari più importanti del governo»

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