M. Philippe nacque a Rubathier, comune di Loisieux, cantone di Yenne (Savoia), mercoledì 25 aprile 1849 alle tre del mattino. Gli diedero i nomi di Anthèlme, Nizier.
A quell’epoca la Savoia era ancora italiana, ma i genitori di M. Philippe erano francesi. Abitavano in una piccola casa in cima a una collina, con una stanza di sotto e due in alto. Avevano una stalla, qualche campo e delle vigne. C’erano 300 abitanti in quel comune e fra di essi molti Philippe.
Mentre lo attendeva, sua madre fece una visita al curato d’Ars, che le rivelò che suo figlio sarebbe stato un essere molto elevato. Quando si avvicinò il momento della nascita, ella si mise a cantare, tenendo in mano un ramo di alloro. C’era un uragano spaventoso si credette per un attimo che il villaggio potesse essere spazzato via. Poi si vide una grande stella molto brillante. Si rivide quella stella il giorno del suo battesimo, che ebbe luogo nella chiesa di Loisieux, e il curato ne fu colpito.
M. Philippe fece la sua prima comunione in quella stessa chiesa il 31 maggio 1862.
Suo padre, Joseph, nato nel 1819, morì nel febbraio 1898 sua madre, Maria Vachod, nata nel 1823 mori nel dicembre 1899. Si erano sposati nel giugno del 1848.
Il signor e la signora Philippe ebbero cinque figli. M. Philippe, Benolt, Joséphine, Auguste, Clotilde.
Suo fratello Benoît, nato a Loisieux il 20 aprile 1855, morì di vaiolo il 5 febbraio 1881. Fu libero istitutore ad Albens (Alta Savoia).nL’avevano soprannominato “il santo”. M. Philippe ha detto di lui a suo fratello Augusto: «Se fosse vissuto, avremmo fatto delle belle cose».
A quattordici anni, M. Philippe venne a Lione. Prima della sua partenza aveva inciso sopra la porta della sua casa natale una stella, tuttora visibile.
A Lione fu accolto da suo zio Vachod, macellaio, al 22 di Rue d’Austerlitz, alla “Croix-Rousse”. Egli lo aiutava nel suo lavoro mentre faceva i suoi studi all’Istituto Sainte-Barbe, ove uno dei Padri s’affezionò a lui e fu più tardi ricevuto a L’Arbresle.
Sezionando un animale, M. Philippe si tagliò i tendini del pollice e dell’indice della mano sinistra. A causa di questa ferita doveva restargli una certa rigidità delle due dita.
M. Vachod era ateo e M. Philippe diceva di lui: «Se credesse, sarebbe perfetto». Andò a trovarlo sul suo letto di morte e, mettendogli un dito sulla fronte, gli disse: «Tu non hai creduto, guarda adesso».
Durante la guerra del 1870 fu arruolato nella “Légion de marche”, ma non vi restò a lungo, a causa della sua ferita alla mano sinistra. Fu rimpianto dai suoi commilitoni. In quell’epoca c’era a Perrache una sala in cui riceveva dei malati. Questi, all’inizio quando fu richiamato, presentarono al Prefetto una petizione per trattenerlo. Il Prefetto lo convocò e gli chiese una prova dei poteri che gli si attribuivano. Un consigliere di Prefettura presente al colloquio, uomo grande e forte, gli disse: «Vi sfido a farmi qualcosa». Nello stesso istante il consigliere cadde svenuto.
M. Philippe fece nella sua giovinezza delle sedute al n. 117 di Rue Vendôme, poi al n. 5 di Rue Masséna, in seguito Rue Duquesne. Nel 1872 aprì al n. 4 del Boulevard du Nord (attualmente Boulevard des Belges n. 8) uno studio in un appartamento che aveva dal 1867. Era una casetta ad un piano, in seguito soprelevata.
Durante gli anni 1874-1875 si iscrisse a cinque corsi di Ufficiale di Sanità presso la Scuola di Medicina e di Farmacia di Lione. La quinta iscrizione è datata il novembre 1875 e porta il n. 9. Sul registro d’iscrizione era domiciliato a Place Croix Paquet, dove aveva una cameretta che conservò fino alla fine della sua vita e dove sistemava dei poveri. Ne ho visitati diversi.
A quell’epoca la Savoia era ancora italiana, ma i genitori di M. Philippe erano francesi. Abitavano in una piccola casa in cima a una collina, con una stanza di sotto e due in alto. Avevano una stalla, qualche campo e delle vigne. C’erano 300 abitanti in quel comune e fra di essi molti Philippe.
Mentre lo attendeva, sua madre fece una visita al curato d’Ars, che le rivelò che suo figlio sarebbe stato un essere molto elevato. Quando si avvicinò il momento della nascita, ella si mise a cantare, tenendo in mano un ramo di alloro. C’era un uragano spaventoso si credette per un attimo che il villaggio potesse essere spazzato via. Poi si vide una grande stella molto brillante. Si rivide quella stella il giorno del suo battesimo, che ebbe luogo nella chiesa di Loisieux, e il curato ne fu colpito.
M. Philippe fece la sua prima comunione in quella stessa chiesa il 31 maggio 1862.
Suo padre, Joseph, nato nel 1819, morì nel febbraio 1898 sua madre, Maria Vachod, nata nel 1823 mori nel dicembre 1899. Si erano sposati nel giugno del 1848.
Il signor e la signora Philippe ebbero cinque figli. M. Philippe, Benolt, Joséphine, Auguste, Clotilde.
Suo fratello Benoît, nato a Loisieux il 20 aprile 1855, morì di vaiolo il 5 febbraio 1881. Fu libero istitutore ad Albens (Alta Savoia).nL’avevano soprannominato “il santo”. M. Philippe ha detto di lui a suo fratello Augusto: «Se fosse vissuto, avremmo fatto delle belle cose».
A quattordici anni, M. Philippe venne a Lione. Prima della sua partenza aveva inciso sopra la porta della sua casa natale una stella, tuttora visibile.
A Lione fu accolto da suo zio Vachod, macellaio, al 22 di Rue d’Austerlitz, alla “Croix-Rousse”. Egli lo aiutava nel suo lavoro mentre faceva i suoi studi all’Istituto Sainte-Barbe, ove uno dei Padri s’affezionò a lui e fu più tardi ricevuto a L’Arbresle.
Sezionando un animale, M. Philippe si tagliò i tendini del pollice e dell’indice della mano sinistra. A causa di questa ferita doveva restargli una certa rigidità delle due dita.
M. Vachod era ateo e M. Philippe diceva di lui: «Se credesse, sarebbe perfetto». Andò a trovarlo sul suo letto di morte e, mettendogli un dito sulla fronte, gli disse: «Tu non hai creduto, guarda adesso».
Durante la guerra del 1870 fu arruolato nella “Légion de marche”, ma non vi restò a lungo, a causa della sua ferita alla mano sinistra. Fu rimpianto dai suoi commilitoni. In quell’epoca c’era a Perrache una sala in cui riceveva dei malati. Questi, all’inizio quando fu richiamato, presentarono al Prefetto una petizione per trattenerlo. Il Prefetto lo convocò e gli chiese una prova dei poteri che gli si attribuivano. Un consigliere di Prefettura presente al colloquio, uomo grande e forte, gli disse: «Vi sfido a farmi qualcosa». Nello stesso istante il consigliere cadde svenuto.
M. Philippe fece nella sua giovinezza delle sedute al n. 117 di Rue Vendôme, poi al n. 5 di Rue Masséna, in seguito Rue Duquesne. Nel 1872 aprì al n. 4 del Boulevard du Nord (attualmente Boulevard des Belges n. 8) uno studio in un appartamento che aveva dal 1867. Era una casetta ad un piano, in seguito soprelevata.
Durante gli anni 1874-1875 si iscrisse a cinque corsi di Ufficiale di Sanità presso la Scuola di Medicina e di Farmacia di Lione. La quinta iscrizione è datata il novembre 1875 e porta il n. 9. Sul registro d’iscrizione era domiciliato a Place Croix Paquet, dove aveva una cameretta che conservò fino alla fine della sua vita e dove sistemava dei poveri. Ne ho visitati diversi.
All’Ospedale frequentò in particolare l’aula Saint-Roch, dove seguì i corsi clinici del professor Bénédict Tessier. Guariva spesso dei malati e i medici s’erano accorti dei suoi interventi.
Un giorno scorse un malato che piangeva nel suo letto perché dovevano amputargli la gamba l’indomani. Egli gli assicurò che l’operazione non si sarebbe fatta e si fece promettere di non dire nulla. Il giorno dopo il chirurgo, stupefatto, constatò che il malato era in via di guarigione e domandò cosa fosse successo. Il malato rispose: «È quel giovane bruno che mi ha visitato».
Un altro giorno visitò tre soldati che avevano la febbre tifoidea all’ultimo stadio. Si attendeva la loro morte da un momento all’altro.
Il Maestro, avvicinandosi al loro letto, disse loro: «Vi considerano perduti, non credetelo; voi guarirete tutti e tre. Domani entrerete in convalescenza e sarete inviati a Longchêne». Uno dei soldati disse: «Oh! grazie signore ma siete sicuro che possiamo sfuggire alla nostra terribile malattia?». «Non temete nulla, ve lo affermo». Il giorno dopo i soldati entrarono in convalescenza. Furono inviati a Longchêne e guarirono tutti e tre. È inutile esprimere il furore dei medici quando seppero che lo studente Philippe era ancora passato di là.
Si seppe che era guaritore, e l’interno Albert lo fece allontanare dal servizio. Gli fu allora proibito di seguire i corsi «perché praticava la medicina occulta, da vero ciarlatano».
Dovette scrivere al ministro per avere i suoi documenti e il suo congedo.
Nel 1877 M. Philippe sposò la signorina Jeanne Julie Landar. Nata a L’Arbresle il 18 settembre 1859, ella vi morì il 25 dicembre 1939. Nel 1875 la signora Landar aveva portato da M. Philippe, al Boulevard du Nord, sua figlia malata. Egli la guarì ed ella andò in seguito alle riunioni.
Poi M. Philippe la chiese a sua madre. Il matrimonio civile e il matrimonio religioso furono celebrati a L’Arbresle il 6 ottobre.
L’atto di matrimonio indica che M. Philippe era allora domiciliato al n. 7 di Rue de Créqui, a Lione.
La signora Philippe e la figlia che ella ebbe in seguito furono sempre di salute delicata. M. Philippe diceva che quel loro stato di salute permetteva a delle madri di famiglia di lavorare.
L’1l novembre 1878 nacque a L’Arbresle sua figlia Jeanne Victoire. Affascinante creatura di sogno, anima cristallina e purissima – così è stato detto di lei – la sua bontà, la sua carità erano estreme. Ella dava prova di una sollecitudine infinita per gli infelici. Sposò il dottor Emmanuel Lalande il 2 settembre 1897.
M. Philippe ebbe anche un figlio, Albert, nato l’11 febbraio 1881, che morì all’età di tre mesi, di vaiolo.
Nel 1881 fu chiamato dal bey di Tunisi e, per riconoscenza delle cure che gli prodigò, fu nominato, il 22 febbraio dello stesso anno, ufficiale del Nicham Iftikar.
Il 6 marzo 1884 fu nominato capitano del Genio Pompieri de L’Arbresle, con decreto del Ministro degli Interni che era allora Waldeck-Rousseau.
Il 23 ottobre 1884 gli fu conferita la laurea in medicina dall’Università di Cincinnati (Ohio‑USA). Aveva presentato alla Facoltà di Medicina di quella città una tesi intitolata: Princìpi di igiene da applicare durante la gravidanza, il parto e la durata del parto (54 pagine. Tipografia Jules Pailhès, 7 Rue Lafayette, a Tolosa).
Il 24 dicembre 1884, l’Accademia Cristoforo Colombo di Marsiglia (Belle Arti, Scienza, Letteratura, Industria) lo ammise come membro corrispondente. Il diploma che gli fu rilasciato porta il n. 395.
Il 28 aprile 1885 la città di Acri (Italia) gli concesse il titolo di Cittadino Onorario “per i suoi meriti scientifici ed umanitari”.
Il 15 gennaio 1886 la Croce Rossa francese lo iscrisse nel suo libro d’oro (n. 13B) come Ufficiale Onorario.
Il 20 aprile 1886 fu nominato Membro Protettore dell’Accademia Mont-Réal di Tolosa (Iscrizione n. 661 fo. N).
Il 12 maggio 1886 l’Accademia Reale di Roma gli conferì il titolo di Dottore in Medicina onorario.
Fu nel 1886 che s’installò al 35 di Rue Tête-d’Or dove tenne le riunioni fino al novembre 1904.
Il 3 novembre 1887 fu condannato per esercizio illegale della medicina
Nel 1890, seconda condanna.
Infine, tradotto di nuovo due volte al tribunale correzionale nel 1892, non fu più molestato a partire da tale data.
Nel 1893 Hector Durville fondò a Parigi una Scuola di Magnetismo con la collaborazione di Papus (Dr. Gérard Encausse). Dietro insistenza di quest’ultimo, M. Philippe acconsentì ad aprire a Lione una simile Scuola di Magnetismo nell’ottobre del 1895.
I corsi, che avevano luogo generalmente la domenica, furono tenuti dalla fine del 1895 a quasi tutto il 1898.
Il dottor Lalande era spesso presente e, talvolta, il dottor Encausse.
Essi facevano, l’uno e l’altro, delle conferenze sulla fisiologia e l’anatomia.
Questi corsi non avevano che un rapporto molto relativo con il magnetismo fluidico così come viene compreso e applicato ordinariamente. Erano soprattutto destinati agli uditori fedeli che desideravano curare i malati. Il Maestro sembrava non attribuire che una importanza secondaria alla tecnica abituale del magnetismo curativo, in particolare ai passi, che egli stesso non utilizzava mai. Senza posa tornava sugli insegnamenti dati alle riunioni quotidiane, insistendo sull’umiltà, la preghiera e l’amore del prossimo, senza il quale ogni tentativo di curare dei malati con il magnetismo resterebbe inoperante.
Anche alcuni malati vi si recavano. Erano curati e guariti, in presenza degli allievi, allo stesso modo che alle sedute, e il Maestro sottolineava allora la grande differenza esistente tra la sua maniera d’operare e la pratica del magnetismo. «Per esercitare il magnetismo ordinario – disse un giorno – bisogna essere molto forti; al contrario, per praticare il nostro magnetismo, bisogna essere molto deboli, cioè caritatevoli e umili di cuore, perché colui che fosse realmente piccolo potrebbe dire: vorrei che questo fanciullo guarisse, ed egli lo sarebbe».
I corsi erano illustrati da esperimenti sorprendenti, senza rapporto con la suggestione, così come ne testimoniano gli appunti di alcuni allievi. Dei soggetti, quasi esclusivamente uomini, servivano alla dimostrazione dei fatti. Questi soggetti non venivano suggestionati, perché gli ordini erano dati con un comando al loro spirito, senza che essi potessero intenderli. Le loro visioni erano talmente nette che ne conservavano il ricordo al risveglio, e sovente anche delle tracce fisiche dei fatti attraverso i quali erano passati (tracce di punture di serpenti, di morsicature, di strangolamento ecc.) perché queste esperienze erano reali, materiali.
Ho dedicato, nel capitolo relativo alla medicina, qualche paragrafo alle parole essenziali del Maestro sul magnetismo curativo.
Il 1° agosto 1901, il Principe di Montenegro gli conferì l’Ordine di Danilo I (3 classe) “per dei servigi eccezionali resi al popolo montenegrino e a Noi”. È interessante sottolineare che la Grande Cancelleria della Legion d’Onore concesse il 2 agosto 1902, con il n. 25905, l’autorizzazione a portare tale decorazione a “M. Philippe Nizier, Medico in Russia”.
Fu l’8 settembre del 1900 che M. Philippe entrò in relazione con alcuni granduchi russi, intermediario il dr. Encausse. Il conte Mourawieff Amoursky, attaché militare russo a Parigi, presentò M. Philippe al granduca Pietro Nicolaiewitch, zio dello zar Nicola II, a sua moglie la granduchessa Militza e alla sorella di quest’ultima, la principessa Anastasia Romanowsky, duchessa di Leuchtenberg (tutt’e due figlie del re di Montenegro).
Poi il granduca Wladimir venne a visitare M. Philippe a Lione e, di ritorno nel suo Paese, lo fece chiamare. M. Philippe partì il 29 dicembre 1900 e restò circa due mesi in Russia. In seguito a questo soggiorno l’imperatore e l’imperatrice sentirono tanti elogi del Maestro che gli fecero sapere, tramite la granduchessa Militza, che avrebbero desiderato incontrarlo in occasione del loro viaggio in Francia. L’incontro ebbe luogo a Compiègne il 20 settembre 1901. M. Philippe fu presentato all’imperatore e all’imperatrice dalla granduchessa Militza. Dopo questo incontro, i sovrani chiesero a M. Philippe di tornare in Russia, cosa che egli fece qualche tempo dopo.
Sua figlia e il dottor Lalande lo accompagnarono. Una casa era stata preparata per loro a Tsarskoie-Selo, dove si trovava una delle residenze imperiali.
Durante quel soggiorno lo zar concepì una grande ammirazione per M. Philippe e gli accordò una fiducia assoluta, al punto da farne la sua guida per tutte le questioni importanti.
Voleva dargli la laurea di dottore in medicina, ma i suoi ministri gli spiegarono che M. Philippe doveva per questo superare degli esami.
Fu costituita una giuria che si riunì nel palazzo imperiale. M. Philippe chiese che gli si desse il numero di letto di alcuni malati ricoverati presso un ospedale di San Pietroburgo. Con questa sola indicazione egli tenne una seduta dando la diagnosi di ciascuno dei malati designati, che fu ritenuta esatta. Ed egli affermò che da quel momento tutti quei malati erano guariti. i professori, membri della giuria, poterono verificare all’ospedale l’esattezza di ciò che egli aveva detto e, l’8 novembre 1901, fu dichiarato Dottore in Medicina dell’Accademia Imperiale di Medicina militare di San Pietroburgo, e iscritto sul libro delle lauree con il n. 17.
I granduchi gli fecero dono di una Serpollet, una grossa vettura che andava a vapore, che il dottor Lalande guidava. Gli inviarono a Lione due levrieri: Outechai (consolazione, distrazione) e Ptitza (uccello). Lo zar gli donò un bello smeraldo che egli portava.
Nell’agosto 1904 sua figlia, la signora Victoire Lalande, si ammalò. Il suo stato divenne rapidamente disperato. Suo genero, sua suocera, sua moglie, sua figlia stessa, domandarono la guarigione. M. Philippe rispose: «La volontà del Cielo è che ella se ne vada. Comunque, per provarvi che il Cielo può tutto, lei starà meglio per due giorni, ma il terzo tornerà nello stato in cui è in questo momento». In effetti, ella si alzò subito il sabato e, nella notte di lunedì, ricadde, e rese l’ultimo respiro il 29 agosto 1904.
Il giorno dopo andai a L’Arbresle. M. Philippe mi venne incontro piangendo e mi disse: «Quando un soldato cade, bisogna serrare i ranghi». Numerose persone assistettero alla sepoltura. M. Philippe ha detto che aveva sacrificato sua figlia, che si era negato il diritto di guarirla e che lei era partita per spianare il cammino. «Questa morte, diceva, mi ha crocifisso vivo».
Molto in anticipo, M. Philippe aveva preparato i suoi amici alla propria dipartita. Alla seduta del 18 marzo 1901 gli fu chiesto di non andarsene mai. Rispose: «Al contrario, spero di partire presto, ma non resterò a lungo, tornerò».
Nel febbraio 1903 disse addio ai suoi fedeli: «Voi non mi vedrete più, me ne vado dove ho da fare. Non mi si vedrà partire. Me ne vado, ma vi lascio il Caporale ‑ è così che egli chiamava il suo discepolo più caro, Jean Chapas. – Voi domanderete a lui ed egli prenderà su di sé di accordarvi delle cose che io stesso vi rifiuterei, come a scuola i ragazzi si rivolgono al capoclasse, che dà loro quello che il maestro forse rifiuterebbe di dare. Voi sapete bene che anch’io non vi abbandonerò mai».
In effetti, dopo la sua morte, il suo servitore Jean Chapas ha continuato le riunioni a Rue Tête-d’Or ed i frequentatori abituali hanno affermato che l’atmosfera spirituale era simile. Fino alla sua morte, il 2 settembre 1932, Jean Chapas ha svolto nobilmente la missione che il Maestro gli aveva affidato.
Gli ultimi tempi della sua vita, M. Philippe soffriva di soffocamenti e di dolori acuti al cuore. A partire dal febbraio 1905 non lasciò più la sua casa, la fattoria Landar a L’Arbresle. Non potendo più stendersi, passava le sue notti in una poltrona.
La mattina di mercoledì 2 agosto 1905, la signora Philippe e sua madre, signora Landar, insieme al Dottor Lalande, erano presso di lui. La signora Philippe si era assentata qualche attimo e, nel momento in cui l’attenzione del dottor Lalande e della signora Landar era rivolta verso la finestra, M. Philippe si alzò dalla sua poltrona, fece qualche passo nella camera e cadde. Era tutto finito.
Ecco ciò che è apparso agli occhi di quelli che lo avvicinavano. Eppure il dottor Lalande, che esaminava spesso M. Philippe, non ha mai trovato nulla d’anormale nel suo stato fisico.
Io stesso ho passeggiato con lui sulla terrazza della sua casa la vigilia della sua morte: era esattamente come di consueto.
I suoi funerali ebbero luogo il 5 agosto mattina nella Chiesa de L’Arbresle e nel pomeriggio nella Chiesa di San Paolo a Lione.
Un giorno scorse un malato che piangeva nel suo letto perché dovevano amputargli la gamba l’indomani. Egli gli assicurò che l’operazione non si sarebbe fatta e si fece promettere di non dire nulla. Il giorno dopo il chirurgo, stupefatto, constatò che il malato era in via di guarigione e domandò cosa fosse successo. Il malato rispose: «È quel giovane bruno che mi ha visitato».
Un altro giorno visitò tre soldati che avevano la febbre tifoidea all’ultimo stadio. Si attendeva la loro morte da un momento all’altro.
Il Maestro, avvicinandosi al loro letto, disse loro: «Vi considerano perduti, non credetelo; voi guarirete tutti e tre. Domani entrerete in convalescenza e sarete inviati a Longchêne». Uno dei soldati disse: «Oh! grazie signore ma siete sicuro che possiamo sfuggire alla nostra terribile malattia?». «Non temete nulla, ve lo affermo». Il giorno dopo i soldati entrarono in convalescenza. Furono inviati a Longchêne e guarirono tutti e tre. È inutile esprimere il furore dei medici quando seppero che lo studente Philippe era ancora passato di là.
Si seppe che era guaritore, e l’interno Albert lo fece allontanare dal servizio. Gli fu allora proibito di seguire i corsi «perché praticava la medicina occulta, da vero ciarlatano».
Dovette scrivere al ministro per avere i suoi documenti e il suo congedo.
Nel 1877 M. Philippe sposò la signorina Jeanne Julie Landar. Nata a L’Arbresle il 18 settembre 1859, ella vi morì il 25 dicembre 1939. Nel 1875 la signora Landar aveva portato da M. Philippe, al Boulevard du Nord, sua figlia malata. Egli la guarì ed ella andò in seguito alle riunioni.
Poi M. Philippe la chiese a sua madre. Il matrimonio civile e il matrimonio religioso furono celebrati a L’Arbresle il 6 ottobre.
L’atto di matrimonio indica che M. Philippe era allora domiciliato al n. 7 di Rue de Créqui, a Lione.
La signora Philippe e la figlia che ella ebbe in seguito furono sempre di salute delicata. M. Philippe diceva che quel loro stato di salute permetteva a delle madri di famiglia di lavorare.
L’1l novembre 1878 nacque a L’Arbresle sua figlia Jeanne Victoire. Affascinante creatura di sogno, anima cristallina e purissima – così è stato detto di lei – la sua bontà, la sua carità erano estreme. Ella dava prova di una sollecitudine infinita per gli infelici. Sposò il dottor Emmanuel Lalande il 2 settembre 1897.
M. Philippe ebbe anche un figlio, Albert, nato l’11 febbraio 1881, che morì all’età di tre mesi, di vaiolo.
Nel 1881 fu chiamato dal bey di Tunisi e, per riconoscenza delle cure che gli prodigò, fu nominato, il 22 febbraio dello stesso anno, ufficiale del Nicham Iftikar.
Il 6 marzo 1884 fu nominato capitano del Genio Pompieri de L’Arbresle, con decreto del Ministro degli Interni che era allora Waldeck-Rousseau.
Il 23 ottobre 1884 gli fu conferita la laurea in medicina dall’Università di Cincinnati (Ohio‑USA). Aveva presentato alla Facoltà di Medicina di quella città una tesi intitolata: Princìpi di igiene da applicare durante la gravidanza, il parto e la durata del parto (54 pagine. Tipografia Jules Pailhès, 7 Rue Lafayette, a Tolosa).
Il 24 dicembre 1884, l’Accademia Cristoforo Colombo di Marsiglia (Belle Arti, Scienza, Letteratura, Industria) lo ammise come membro corrispondente. Il diploma che gli fu rilasciato porta il n. 395.
Il 28 aprile 1885 la città di Acri (Italia) gli concesse il titolo di Cittadino Onorario “per i suoi meriti scientifici ed umanitari”.
Il 15 gennaio 1886 la Croce Rossa francese lo iscrisse nel suo libro d’oro (n. 13B) come Ufficiale Onorario.
Il 20 aprile 1886 fu nominato Membro Protettore dell’Accademia Mont-Réal di Tolosa (Iscrizione n. 661 fo. N).
Il 12 maggio 1886 l’Accademia Reale di Roma gli conferì il titolo di Dottore in Medicina onorario.
Fu nel 1886 che s’installò al 35 di Rue Tête-d’Or dove tenne le riunioni fino al novembre 1904.
Il 3 novembre 1887 fu condannato per esercizio illegale della medicina
Nel 1890, seconda condanna.
Infine, tradotto di nuovo due volte al tribunale correzionale nel 1892, non fu più molestato a partire da tale data.
Nel 1893 Hector Durville fondò a Parigi una Scuola di Magnetismo con la collaborazione di Papus (Dr. Gérard Encausse). Dietro insistenza di quest’ultimo, M. Philippe acconsentì ad aprire a Lione una simile Scuola di Magnetismo nell’ottobre del 1895.
I corsi, che avevano luogo generalmente la domenica, furono tenuti dalla fine del 1895 a quasi tutto il 1898.
Il dottor Lalande era spesso presente e, talvolta, il dottor Encausse.
Essi facevano, l’uno e l’altro, delle conferenze sulla fisiologia e l’anatomia.
Questi corsi non avevano che un rapporto molto relativo con il magnetismo fluidico così come viene compreso e applicato ordinariamente. Erano soprattutto destinati agli uditori fedeli che desideravano curare i malati. Il Maestro sembrava non attribuire che una importanza secondaria alla tecnica abituale del magnetismo curativo, in particolare ai passi, che egli stesso non utilizzava mai. Senza posa tornava sugli insegnamenti dati alle riunioni quotidiane, insistendo sull’umiltà, la preghiera e l’amore del prossimo, senza il quale ogni tentativo di curare dei malati con il magnetismo resterebbe inoperante.
Anche alcuni malati vi si recavano. Erano curati e guariti, in presenza degli allievi, allo stesso modo che alle sedute, e il Maestro sottolineava allora la grande differenza esistente tra la sua maniera d’operare e la pratica del magnetismo. «Per esercitare il magnetismo ordinario – disse un giorno – bisogna essere molto forti; al contrario, per praticare il nostro magnetismo, bisogna essere molto deboli, cioè caritatevoli e umili di cuore, perché colui che fosse realmente piccolo potrebbe dire: vorrei che questo fanciullo guarisse, ed egli lo sarebbe».
I corsi erano illustrati da esperimenti sorprendenti, senza rapporto con la suggestione, così come ne testimoniano gli appunti di alcuni allievi. Dei soggetti, quasi esclusivamente uomini, servivano alla dimostrazione dei fatti. Questi soggetti non venivano suggestionati, perché gli ordini erano dati con un comando al loro spirito, senza che essi potessero intenderli. Le loro visioni erano talmente nette che ne conservavano il ricordo al risveglio, e sovente anche delle tracce fisiche dei fatti attraverso i quali erano passati (tracce di punture di serpenti, di morsicature, di strangolamento ecc.) perché queste esperienze erano reali, materiali.
Ho dedicato, nel capitolo relativo alla medicina, qualche paragrafo alle parole essenziali del Maestro sul magnetismo curativo.
Il 1° agosto 1901, il Principe di Montenegro gli conferì l’Ordine di Danilo I (3 classe) “per dei servigi eccezionali resi al popolo montenegrino e a Noi”. È interessante sottolineare che la Grande Cancelleria della Legion d’Onore concesse il 2 agosto 1902, con il n. 25905, l’autorizzazione a portare tale decorazione a “M. Philippe Nizier, Medico in Russia”.
Fu l’8 settembre del 1900 che M. Philippe entrò in relazione con alcuni granduchi russi, intermediario il dr. Encausse. Il conte Mourawieff Amoursky, attaché militare russo a Parigi, presentò M. Philippe al granduca Pietro Nicolaiewitch, zio dello zar Nicola II, a sua moglie la granduchessa Militza e alla sorella di quest’ultima, la principessa Anastasia Romanowsky, duchessa di Leuchtenberg (tutt’e due figlie del re di Montenegro).
Poi il granduca Wladimir venne a visitare M. Philippe a Lione e, di ritorno nel suo Paese, lo fece chiamare. M. Philippe partì il 29 dicembre 1900 e restò circa due mesi in Russia. In seguito a questo soggiorno l’imperatore e l’imperatrice sentirono tanti elogi del Maestro che gli fecero sapere, tramite la granduchessa Militza, che avrebbero desiderato incontrarlo in occasione del loro viaggio in Francia. L’incontro ebbe luogo a Compiègne il 20 settembre 1901. M. Philippe fu presentato all’imperatore e all’imperatrice dalla granduchessa Militza. Dopo questo incontro, i sovrani chiesero a M. Philippe di tornare in Russia, cosa che egli fece qualche tempo dopo.
Sua figlia e il dottor Lalande lo accompagnarono. Una casa era stata preparata per loro a Tsarskoie-Selo, dove si trovava una delle residenze imperiali.
Durante quel soggiorno lo zar concepì una grande ammirazione per M. Philippe e gli accordò una fiducia assoluta, al punto da farne la sua guida per tutte le questioni importanti.
Voleva dargli la laurea di dottore in medicina, ma i suoi ministri gli spiegarono che M. Philippe doveva per questo superare degli esami.
Fu costituita una giuria che si riunì nel palazzo imperiale. M. Philippe chiese che gli si desse il numero di letto di alcuni malati ricoverati presso un ospedale di San Pietroburgo. Con questa sola indicazione egli tenne una seduta dando la diagnosi di ciascuno dei malati designati, che fu ritenuta esatta. Ed egli affermò che da quel momento tutti quei malati erano guariti. i professori, membri della giuria, poterono verificare all’ospedale l’esattezza di ciò che egli aveva detto e, l’8 novembre 1901, fu dichiarato Dottore in Medicina dell’Accademia Imperiale di Medicina militare di San Pietroburgo, e iscritto sul libro delle lauree con il n. 17.
I granduchi gli fecero dono di una Serpollet, una grossa vettura che andava a vapore, che il dottor Lalande guidava. Gli inviarono a Lione due levrieri: Outechai (consolazione, distrazione) e Ptitza (uccello). Lo zar gli donò un bello smeraldo che egli portava.
Nell’agosto 1904 sua figlia, la signora Victoire Lalande, si ammalò. Il suo stato divenne rapidamente disperato. Suo genero, sua suocera, sua moglie, sua figlia stessa, domandarono la guarigione. M. Philippe rispose: «La volontà del Cielo è che ella se ne vada. Comunque, per provarvi che il Cielo può tutto, lei starà meglio per due giorni, ma il terzo tornerà nello stato in cui è in questo momento». In effetti, ella si alzò subito il sabato e, nella notte di lunedì, ricadde, e rese l’ultimo respiro il 29 agosto 1904.
Il giorno dopo andai a L’Arbresle. M. Philippe mi venne incontro piangendo e mi disse: «Quando un soldato cade, bisogna serrare i ranghi». Numerose persone assistettero alla sepoltura. M. Philippe ha detto che aveva sacrificato sua figlia, che si era negato il diritto di guarirla e che lei era partita per spianare il cammino. «Questa morte, diceva, mi ha crocifisso vivo».
Molto in anticipo, M. Philippe aveva preparato i suoi amici alla propria dipartita. Alla seduta del 18 marzo 1901 gli fu chiesto di non andarsene mai. Rispose: «Al contrario, spero di partire presto, ma non resterò a lungo, tornerò».
Nel febbraio 1903 disse addio ai suoi fedeli: «Voi non mi vedrete più, me ne vado dove ho da fare. Non mi si vedrà partire. Me ne vado, ma vi lascio il Caporale ‑ è così che egli chiamava il suo discepolo più caro, Jean Chapas. – Voi domanderete a lui ed egli prenderà su di sé di accordarvi delle cose che io stesso vi rifiuterei, come a scuola i ragazzi si rivolgono al capoclasse, che dà loro quello che il maestro forse rifiuterebbe di dare. Voi sapete bene che anch’io non vi abbandonerò mai».
In effetti, dopo la sua morte, il suo servitore Jean Chapas ha continuato le riunioni a Rue Tête-d’Or ed i frequentatori abituali hanno affermato che l’atmosfera spirituale era simile. Fino alla sua morte, il 2 settembre 1932, Jean Chapas ha svolto nobilmente la missione che il Maestro gli aveva affidato.
Gli ultimi tempi della sua vita, M. Philippe soffriva di soffocamenti e di dolori acuti al cuore. A partire dal febbraio 1905 non lasciò più la sua casa, la fattoria Landar a L’Arbresle. Non potendo più stendersi, passava le sue notti in una poltrona.
La mattina di mercoledì 2 agosto 1905, la signora Philippe e sua madre, signora Landar, insieme al Dottor Lalande, erano presso di lui. La signora Philippe si era assentata qualche attimo e, nel momento in cui l’attenzione del dottor Lalande e della signora Landar era rivolta verso la finestra, M. Philippe si alzò dalla sua poltrona, fece qualche passo nella camera e cadde. Era tutto finito.
Ecco ciò che è apparso agli occhi di quelli che lo avvicinavano. Eppure il dottor Lalande, che esaminava spesso M. Philippe, non ha mai trovato nulla d’anormale nel suo stato fisico.
Io stesso ho passeggiato con lui sulla terrazza della sua casa la vigilia della sua morte: era esattamente come di consueto.
I suoi funerali ebbero luogo il 5 agosto mattina nella Chiesa de L’Arbresle e nel pomeriggio nella Chiesa di San Paolo a Lione.
Il suo corpo riposa nel cimitero di Loyasse, a Lione, nella tomba di famiglia.
I suoi medicamenti
I suoi medicamenti
M. Philippe si concedeva poco riposo. Passava una gran parte del tempo che gli lasciavano i suoi malati a delle ricerche scientifiche di tutti i generi, tendenti per la maggior parte alla creazione di rimedi.
A tale scopo ebbe diversi laboratori. Uno era installato nella sua proprietà de L’Arbresle, fuori della casa d’abitazione un altro era situato a place Colbert, a Lione. Ma quello in cui lavorò di più e che conservò fino alla fine della sua vita, si trovava a Rue du Boeuf n. 6, al pianterreno. Una donna, la signorina Berthe Mathonet, ne era la guardiana e aiutava M. Philippe nei suoi lavori. Era devota senza riserve al suo maestro.
Fra i rimedi composti da M. Philippe posso citare:
‑ La “Philippine”, acqua e pomata, destinata alla conservazione della capigliatura. Deposito legale effettuato il 21 luglio 1879 con il n. 1197 al domicilio di Rue du Plat 12, Lione.
‑ Il “Dentifricio Philippe”, polvere e liquido. Deposito legale del P.; settembre 1879, n. 1209.
‑ L’“Elisir Rubathier”, depurativo potente preparato dalla farmacia Viravelle, al 37 di Rue de Bourbon a Lione.
‑ L’“Olio Viperino”, contro i cancri e i tumori al loro inizio.
‑ La “Farina Brasiliana” menzionata sull’ultima cartella della sua tesi di dottorato in medicina (1884). Ricostituente estratto dal fiore di frumento e altri cereali i cui elementi attivi erano dovuti alla composizione del suolo della regione del Brasile di Santa Cruz, in cui tali cereali venivano raccolti.
‑ L’“Héliosine”, siero risultante dall’azione prolungata del cloruro di sodio su una materia ricca di cheratina. Questo medicamento, che agisce attivamente contro la sifilide e diverse dermatosi gravi (psoriasi, eczema, lupus) fu presentato dal dottor Lalande alla Società di Biologia di Parigi il 12 marzo 1898.
- L’“Acqua di toletta Salomon”, fluido blu per il trattamento della capigliatura, fluido giallo per il trattamento del viso (1902).
‑ L’ “Hepar Martis ” (fegato di Marte), pillole scure per la depurazione e la ricostituzione del sistema nervoso, chiamate Pillole Biosatmiche (1903). Deposito generale: Farmacia Doublet, Rue Bernard Palissy, a Tours.
‑ Il “Guarisci-tutto”, analogo all’Elisir Rubathier, liquido giallo oro dal gusto di Barège e odore di Héliosine, alcolico (1903).
‑ Le “Pillole Philippe” alla pancreatina.
A tale scopo ebbe diversi laboratori. Uno era installato nella sua proprietà de L’Arbresle, fuori della casa d’abitazione un altro era situato a place Colbert, a Lione. Ma quello in cui lavorò di più e che conservò fino alla fine della sua vita, si trovava a Rue du Boeuf n. 6, al pianterreno. Una donna, la signorina Berthe Mathonet, ne era la guardiana e aiutava M. Philippe nei suoi lavori. Era devota senza riserve al suo maestro.
Fra i rimedi composti da M. Philippe posso citare:
‑ La “Philippine”, acqua e pomata, destinata alla conservazione della capigliatura. Deposito legale effettuato il 21 luglio 1879 con il n. 1197 al domicilio di Rue du Plat 12, Lione.
‑ Il “Dentifricio Philippe”, polvere e liquido. Deposito legale del P.; settembre 1879, n. 1209.
‑ L’“Elisir Rubathier”, depurativo potente preparato dalla farmacia Viravelle, al 37 di Rue de Bourbon a Lione.
‑ L’“Olio Viperino”, contro i cancri e i tumori al loro inizio.
‑ La “Farina Brasiliana” menzionata sull’ultima cartella della sua tesi di dottorato in medicina (1884). Ricostituente estratto dal fiore di frumento e altri cereali i cui elementi attivi erano dovuti alla composizione del suolo della regione del Brasile di Santa Cruz, in cui tali cereali venivano raccolti.
‑ L’“Héliosine”, siero risultante dall’azione prolungata del cloruro di sodio su una materia ricca di cheratina. Questo medicamento, che agisce attivamente contro la sifilide e diverse dermatosi gravi (psoriasi, eczema, lupus) fu presentato dal dottor Lalande alla Società di Biologia di Parigi il 12 marzo 1898.
- L’“Acqua di toletta Salomon”, fluido blu per il trattamento della capigliatura, fluido giallo per il trattamento del viso (1902).
‑ L’ “Hepar Martis ” (fegato di Marte), pillole scure per la depurazione e la ricostituzione del sistema nervoso, chiamate Pillole Biosatmiche (1903). Deposito generale: Farmacia Doublet, Rue Bernard Palissy, a Tours.
‑ Il “Guarisci-tutto”, analogo all’Elisir Rubathier, liquido giallo oro dal gusto di Barège e odore di Héliosine, alcolico (1903).
‑ Le “Pillole Philippe” alla pancreatina.
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