Pubblichiamo questa ricostruzione inviataci da un nostro assiduo lettore per dimostrare la libertà di espressione del nostro blog. Resta evidente che l'oggettività o la soggettività della storia va analizzata dal cuore e dalla mente dei nostri lettori.
Il giovane scienziato assassinato in Iran (Mostafa Ahmadi Roshan, aveva 32 anni) è il quinto degli assassinati in pochi mesi, per il motivo che avevano parte nel programma nucleare iraniano (1). Che questi omicidi siano di mano israeliana, ancorchè forse attraverso sicari curdi a contratto (come si fa tra mafiosi) lo ammetterebbero gli stessi dirigenti israeliani.
Mostafa Ahmadi Roshan |
Quel che non deve sfuggire è che i capi citano promesse e speranze bibliche. Passi dove «intervento divino» e fatti «innaturali» (come l’uso di sicarii e di terroristi) si confondono, come promise e fece JHVH contro gli egiziani: «E a mezzanotte il Signore uccise tutti i primogeniti della terra d’Egitto, dal primogenito di Faraone al primogenito del prigioniero nel carcere» (Esodo, 12, 29).
Ma sarebbe troppo lungo, infinito, evocare tutti i passi dove la Torah esalta gli sterminii contro i popoli di Moab il cui sangue arrossa fiumi, le stragi di «Amalek» e il genocidio di «Edom», in cui gli ebrei d’oggi riconoscono i goym. Impossibile rievocare tutte le volte in cui il Signore ordina: Nelle città che JHVH metterà nelle tue mani, devi uccidere tutti i maschi «con il filo della spada (...) ma le donne terrai per te» (Deuteronomio 20; 13). E in cui Davide canta: «Figlia di Babilonia, votata alla distruzione... beato chi prenderà i tuoi pargoli e li sfracellerà contro la roccia!». E in cui il profeta promette: «Io nutrirò i tuoi oppressori con la loro carne, ed essi saranno ubriachi del loro stesso sangue come di vino dolce» (Isaia 49, 26).
Impossibile, perchè la loro «religione» – la Torah letta senza la luce di Cristo – non consiste in altro che questo. Non speranze di vita eterna, ma il possesso di una terra, di vendette totali contro i popoli «miei nemici» che sono poi tutti, il delirio di odio che si trasforma in delirio immaginario di persecuzione e perciò di genocidio («Quanti mi odiavano io li sterminai», Salmo 18, 41).
Non sogni di immortalità, ma di potere assoluto, qui ed ora, sopra i goym: «...Mi hai posto a capo delle nazioni, popoli che non conoscevo sono diventati miei sudditi, all’udir d’orecchio mi obbediscono, gli stranieri s’inchinano dinanzi a me» (Salmo 18).
Non il bene eterno, ma un bene futuro che consiste in saccheggio dei beni altrui. Beni terreni: «Abiterai case non da te costruite», mieterai da «campi che non tu hai coltivato». E «i re (stranieri) saranno i tuoi nutritori, le principesse le tue nutrici», offrendo al popolo eletto le mammelle delle loro ricchezze, «si prostreranno davanti a te, lambiranno la polvere dei tuoi piedi».
Un trionfo terreno, in mezzo a «rovine, desolazioni, uccelli e serpenti abiteranno le rovine di Babilonia», il Paese di Edom «diverrà pece ardente» (Isaia 34) dopo il grande massacro di Edom; il Nilo sarà arido «e tutte le piante si seccheranno», non saranno risparmiate nè l’Arabia, nè l’Etiopia, nè Tiro, perchè tutti «sono nostri nemici» da cui prendere vendette, «chè non si sollevino, non possiedano terra» non riempiano la faccia del mondo con città» (Isaia 14,21). La vittoria finale di Israele sarà «il terrore di te» che ispirerà agli uomini.
Si tratta, beninteso di fantasie e delirii di strage, di proiezioni psicanalitiche di invidia e di odio, perchè le stragi di Moab e di Edom di cui è piena la Bibbia, le vittorie sanguinose di Israele col sangue dei nemici alle ginocchia, i suoi santi eccidii su donne e bambini e bestiame, storicamente non sono avvenute in quel passato favoloso; non perchè quel popolo non ne avesse la volontà, ma perchè non ne aveva i mezzi (2).
Ma per due millenni questi sogni, queste speranze di opprimere, spezzare, desolare, spargere terrore, di saccheggiare, hanno formato il nerbo del carattere, hanno saldato l’unità di quel popolo nella dispersione. Ed oggi, esso ha i mezzi. E sparge il terrore fra i popoli e i loro capi, ed è portato a spalle dai re di questo mondo, nutrito del latte delle ricchezze altrui.
Le diplomazie del mondo non possono nemmeno capire che la malvagità profonda delle azioni israeliane, il disprezzo di ogni regola del mondo civile con cui operano impunemente e con ferocia su civili disarmati, in Paesi altrui a cui non hanno dichiarato guerra, rubando passaporti per commettere delitti, addestrando terroristi e spargendo sovversione, non hanno motivazioni politiche, bensì «religiose». Non credono davvero che l’Iran sia «una minaccia esistenziale per Israele», nè che gli affamati che tengono sotto assedio a Gaza rappresentino un qualunque minimo pericolo, nè che il furto di campi e oliveti palestinesi sia necessario «per la nostra sicurezza»; non agiscono per fratturare i popoli islamici secondo linee etnico-religiose perchè davvero li sentano come nemici importanti. Fanno così, perchè stanno dando compimento alla Promessa. Sono tempi messianici, e il Messia di se stesso attua sotto i nostri occhi il mistico, armatissimo e feroce Regno di Sion.
Dal loro punto di vista, le profezie si stanno avverando.
«Guarda: Damasco cessa di essere una città, diverrà un cumulo di rovine» (Isaia 17). «Aizzerò l’Egitto contro l’Egitto, combatteranno ciascuno contro il suo fratello, contro il suo vicino, città contro città, regno contro regno (...). Consegnerò gli egiziani in balia di un duro padrone, un re crudele dominerà su di loro» (Isaia 19).
Baghdad, ossia «Babilonia» è già andata. A Tiro «non sarà ammassato nè conservato tesoro, perchè sarà destinato a coloro che dimorano al cospetto del Signore (i giudei) perchè mangino a sazietà e vestano splendidamente».
I popoli europei sono già stati privati dello spirito nazionale, ridotti ad amebe servili; il governo americano è in mano loro. Teheran si rifiuta ancora di prosternarsi; pretendono di contendere con l’Eletto sul piano dell’aldiquà? «Saranno resi ciechi, leccheranno la polvere, saranno forzati a strisciare come vermi per paura di Dio e del suo popolo» (Michea 7,16).
È importante capire che questo paesaggio mondiale che Israele ha creato attorno a sè, questo panorama di omicidi mirati e stragi deliberate, di menzogne e di sangue, di attentrati false flag, di devastazione e di tragedia umane, di popoli un tempo fiorenti ed oggi espropriati, cacciati, abbandonati e bombardati – per loro, è il Paradiso in Terra.
È la Vittoria che è stata loro promessa. È il Compimento della loro Speranza. Il loro Stato che vive del delitto e della spada è il Regno della Pace, «Israele Eterno nella Sua Casa», in cui i popoli vassalli portano doni «per paura di Dio e del suo popolo», che sono poi la stessa identica cosa, dato – come insegnano i rabbini – «il carattere intrinsecamente divino dell’anima ebraica».
Non è certo un caso se, come notava il fu Israel Shahak, i generali dell’Air Force attribuiscono alle stesse forze aeree di combattimento israeliane il Salmo 88: «Tuoi sono i cieli, tua è la terra».
Con questa consapevolezza, il pericolo estremo che questo Stato del crimine e dell’auto-adorazione rappresenta per il mondo, sarà più chiaro. Si ascolterebbero meno le ipocrite asserzioni di Simon Peres (tipo «Israele vuole la pace») si darebbe meno retta alle scuse di Netanyahu per non sedersi al tavolo coi palestinesi e per spingere gli Stati Uniti nella ennesima guerra, e si prenderebbero invece molto sul serio le parole di rabbi Ovadia Yosef, già rabbino capo dei sefarditi in Sion, fondatore di un suo partito Shas e talmudista famoso: «I non-ebrei sono nati solo per servire noi. Senza questa funzione, non hanno motivo di essere al mondo – esistono solo per servire il Popolo di Israele».
Rabbi Ovadia Yosef |
Non sono delirii personali; è dottrina del Talmud. «Anche i migliori dei goym devono essere uccisi (Soferim 15, norma 10. Tob shebe goyyim harog). «Anche se Dio ha creato i non ebrei, essi sono pur sempre animali in forma umana. Non è degno che un ebreo sia servito da un animale, quindi sarà servito da animali in forma umana» (Midrasch Talpioth). «Gli ebrei sono chiamati esseri umani, ma i non-ebrei non sono umani. Sono bestie» (Talmud: Baba mezia, 114b).
È la loro dottrina e il loro programma. In via di attuazione a forza di delitti, di innocenti massacrati, di nazioni devastate: e lo chiamano Regno di Dio. La sua coincidenza di questo Stato del Crimine e del Delitto con il finale regno anticristico (il regno finale dell’«Omicida fin dal principio»), è qualcosa che non si può dire se non sottovoce. Vi aspettavate forse che quando verrà l’Anticristo, qualcuno si leverà a denunciarlo di fronte al consesso umano? Ma è già molto saperlo.
Così si spiega perchè Israele non abbia voluto scusarsi con il governo turco dopo aver assalito e ucciso nella nave Mavi Marmara in acque internazionali. Come non abbia fatto nemmeno finta di scusarsi con il governo inglese, dopo che si scoprì che i suoi assassini (kidonim) che uccisero Al-Mabhouh, comandante di Hamas a Dubai, avevano usato passaporti inglesi rubati. Alcuni commentatori americani (persino Washington ha accolto con disagio la notizia dell’ultimo omicidio in Iran) hanno supposto che Israele abbia trucidato l’ultimo scienziato nucleare iraniano «per far fallire lo sforzo USA di risolvere la crisi nucleare iraniana per via diplomatica». (Whoever Killed the Scientist Was Aiming at Much More)
Spiegazione che rischia di essere difettosa. Israele non tratta coi palestinesi, non tratta con gli iraniani, non tratta coi turchi, per un motivo più semplice e fondamentale, «religioso»: perchè sarebbe riconoscere all’altra parte una dignità quasi pari. Non vuol riconoscere all’altro la natura di essere umano.
Nel 42 o 43 dopo Cristo, quando l’imperatore Claudio decise di espellere da Roma la comunità ebraica continuamente sediziosa e fomentatrice di disordini, chiamò gli ebrei «inimici humani generis», nemici del genere umano. Non era un’espressione dettata da ostilità; era una fredda esattissima definizione giuridica. Altri tempi, altra Roma (3).
1) Gli altri, che traggo dal Guardian senza traduzione: 11 December 2011 At least seven people are killed in a blast at a steel mill linked to Iran’s nuclear programme in the city of Yasd. 28 November 2011 Mysterious explosion heard at nuclear facilities in Isfahan. Satellite picture later appears to confirm blast. 12 November 2011 A Revolutionary Guard commander, a key figure in Iran’s missile programme, and 16 others die in an explosion at an ammunition depot near Tehran. The Revolutionary Guard call it an accident despite speculation Israel was responsible. 23 July 2011 Scientist Darioush Rezaeinejad, 35, shot dead by gunmen in eastern Tehran. Iranian authorities give conflicting versions about his involvement or otherwise in the country’s nuclear programme. 29 November 2010 Majid Shahriari, a senior Iranian nuclear scientist, is killed when a bomb is attached to his car by a motorcylist in northern Tehran. In a separate attack, Fereydoun Abbasi-Davani, a 52-year-old nuclear scientist working for Iran’s defence ministry, escapes, though wounded. 12 January 2010 Particle physicist Masoud Alimohammadi is killed on his way to work by a bomb strapped to a motorcycle in north Teheran.
2) Non del tutto privi di mezzi, si capisce. Basta rivedere il massacro degli armeni, attribuito all’impero ottomano benchè il sultano fosse allora esautorato, e il governo fosse in mano ai «Giovani Turchi» (ossia ebrei dunmeh) che avevano fatto il colpo di Stato. Gli ebrei chiamavano gli armeni «Amalek», che significa «tu sarai cancellato». (JewishGenocide.pdf)
Solgenitsyn, nel suo ultimo storico saggio monumentale «Due secoli insieme», documenta la parte ebraica nel PCUS e nei suoi apparati di sterminio. Per tacere del tentativo di eliminazione, compiuto dagli askenaziti in Israele negli anni ‘50, di sterminare i bambini sefarditi, per ragioni eugenetiche. (LO STERMINIO EUGENETICO DEI BAMBINI SEFARDITI NEL DEMOCRATICO ISRAELE)
3) Basti ricordare qui una frase del presidente americano Woodrow Wilson, capo della «nuova Roma» a Washington: «Alcuni dei più grandi uomini degli Stati Uniti, nel campo del commercio e dell’industria, hanno paura di qualcuno, hanno paura di qualcosa. Essi sanno che esiste da qualche parte un potere così organizzato, così sottile, così occhiuto, così intrecciato e pervasivo, che essi fanno meglio a non alzare la voce più di un sospiro quando parlano per condannarlo». (Effedieffe)
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