1. SULLA GIUSTIZIA, IL GOVERNO ENTRA IN CAMPO A SEI GIORNI DAL VOTO PER IL NUOVO CSM - 2. IL VERO BOTTO E’ NELLA RIFORMA DELLA PA E RIGUARDA LO STOP ALLE NOMINE A PACCHETTO - 3. MAI PIU’ PROCURE ASSEGNATE A MAZZI, CON INCARICHI SPESSO OGGETTO DI CONCERTAZIONE LOTTIZZATA TRA LE VARIE CORRENTI DELLA MAGISTRATURA ORGANIZZATA - 4. RENZI MOSTRA DI NON FIDARSI DEL CSM: I PROCEDIMENTI DISCIPLINARI NON SIANO AFFIDATI A CHI FA LE NOMINE (“CHI NOMINA NON GIUDICA E CHI GIUDICA NON NOMINA”) - 5. SULLE INTERCETTAZIONI A STRASCICO SI COLPISCE L’ULTIMO ANELLO, QUELLO DEI GIORNALISTI (ANCHE RE GIORGIO È CONTRARISSIMO ALL’ATTUALE USO INDISCRIMINATO) -
Francesco Bonazzi per Dagospia
“Chi nomina non giudica e chi giudica non nomina” dice Renzie presentando la parte più delicata del pacchetto di riforme della giustizia, quella che riguarda il Csm. Ma il vero colpo grosso è nella riforma della Pubblica amministrazione firmata dalla Madia e allo studio del Quirinale: si tratta dello stop alle nomine di procuratori “a pacchetto”, spesso oggetto di concertazione cencelliana tra le varie correnti della magistratura organizzata.
Alla vigilia del voto per il nuovo Csm, un segnale forte di sfiducia del governo nel Csm attuale. Domenica e lunedì prossimi si vota per il nuovo organismo di autogoverno dei magistrati e mai elezione fu più aperta. Il ventre molle della categoria ha assistito basito alld polemiche sulla Procura di Milano, dalle quali le correnti di sinistra rischiano comunque di uscire ammaccate per la copertura sui generis che il Quirinale ha offerto a Edmondo Bruti Liberati, accusato di scorrettezze dagli aggiunti Robledo e Pomarici e storica figura di riferimento di Magistratura democratica.
La polemica interna sull’eccessiva gerarchizzazione delle procure, sottesa allo scontro milanese, sposterà voti forse a favore di Magistratura indipendente e spacca il grande centro di Unicost. Ma lo spacca in gran parte in chiave generazionale, con i più giovani a favore di una qualche “democratizzazione” nella gestione di fascicoli e indagini. Lo stesso non si può dire delle 12 “pillole” di riforma presentate ieri da Renzie e da Orlando con curiosa tempistica, ovvero a sei giorni dal voto.
Viste dalla magistratura, le prima anticipazioni su intercettazioni (la “colpa” sembra sia di chi le pubblica) e tempi del processo civile non cambiano gli equilibri e non creano allarmi. Anche interventi sulla prescrizione vanno letti con cura, quando ci sarà un testo scritto.
A SINISTRA IL PROCURATORE AGGIUNTO DI MILANO ALFREDO ROBLEDO, A DESTRA IL PROCURATORE CAPO EDMONDO BRUTI LIBERATI
Perché è vero che Forza Italia e Berlusconi sono sicuramente a favore di un accorciamento della prescrizione, come pare lo sia il governo, ma molti avvocati fanno notare che termini di prescrizione lunghi spesso portano a una giustizia più lenta, perché in quei casi i pm non si “svegliano” e non ricorrono al giudizio immediato o ai riti alternativi. Insomma, non è detto che sulla prescrizione si stia per partorire per forza una qualche norma “salva-ladri”.
Alle toghe interessa di più la riforma del Csm e su questo tema c’è una larga sensibilità di base a un robusto cambiamento. Nella riforma della Pa c’è una norma che costringerebbe il Csm a nominare rapidamente i magistrati quando le poltrone sono in scadenza, senza indugi e senza aspettare che ne scadano altre di pari rilievo.
Il governo ha insomma voluto mettere la parola “fine” a una pratica decisamente umiliante come quella di procure che vengono assegnate a “pacchetto” (esempio, Firenze insieme a Torino e Bari), con corredo di ovvie spartizioni tra correnti, e con consiglieri del Csm che si comportano come assessori che lottizzano le municipalizzate.
Se porterà a casa questo risultato, insieme alla riforma dei procedimenti disciplinari, Palazzo Chigi avrà fatto una cosa coraggiosa. Coraggio che sembra mancare in tutto il resto, a cominciare dalla scelta di trattare il grave problema delle intercettazioni a strascico come se fosse un problema solo dei giornalisti, e non di chi le dispone e poi (avvocati e poliziotti compresi) le divulga ai mass media.
Nella complessa partita della riforma, poi, oltre agli interessi del Berlusconi sotto processo, peseranno Re Giorgio e le inchieste in corso. Il capo dello Stato, che è anche presidente del Csm, in proposito ha le sue idee e secondo indiscrezioni avrebbe preferito lasciar passare le elezioni di domenica e lunedì prima di annunciare interventi. In ogni caso, è assai favorevole a qualsiasi intervento abbrevi i processi civili, la cui inefficienza manifesta tiene lontani gli investimenti esteri produttivi, ed è contrarissimo all’attuale uso indiscriminato delle intercettazioni.
I partiti poi, hanno una generica ansia di riscatto nei confronti delle toghe, ma sono sotto schiaffo e lo sanno. Inchieste come quella veneziana del Mose, o quella milanese su Expo2015, fanno tremare tanto Forza Italia quanto il Pd e l’Ncd di Alfano. Una riforma vera della giustizia, dalle intercettazioni alla responsabilità civile dei giudici, rischia per loro di essere una miccia che innesca sempre nuovi guai giudiziari.
Nessun commento:
Posta un commento