DEVOTI E DEFORMI - LE INCREDIBILI FOTO DELLA “FESTA DEI GIGLI” A NOLA, DOVE I “CULLATORI” PORTANO A SPALLA ENORMI STRUTTURE DI LEGNO CHE DETURPANO LE SPALLE CON ENORMI CALLI, IN GLORIA DI DIO
La festa cattolica è dedicata a San Paolino, si celebra da ben 1.604 anni ed è patrimonio dell’UNESCO. Il fotografo Antonio Busiello ha immortalato l’evento annuale, quando “i gigli” di legno, alti 25 metri e pesanti 25 quintali, sfilano per le strade...
Ogni anno a Nola, la domenica successiva al 22 giugno, per i sette giorni successivi, si svolge “La Festa dei Gigli”, dove centinaia di uomini devoti si deformano il corpo in nome della religione.
La festa cattolica è dedicata a San Paolino, che secondo la tradizione diede i suoi possedimenti e la sua libertà per salvare gli abitanti durante l’invasione dei visigoti nel 410. Il suo sacrificio è ricordato e celebrato da allora, da ben 1.604 anni. L’evento è “Patrimonio orale e immateriale dell’umanità”, il che vuol dire che riceve finanziamenti dall’UNESCO per assicurare che la tradizione non scompaia.
La festa rientra nella rete delle grandi macchine a spalla italiane. Per le strade sfilano “i gigli”, torri piramidali di legno, alte 25 metri e pesanti oltre 25 quintali. Grazie alle barre ogni “giglio” viene sollevato e manovrato a spalla dai "cullatori". L'insieme dei cullatori, circa 120 uomini, prende il nome di "paranza". A rendere la situazione più pesante, ci sono bambini e i musicisti che saltano sulle strutture e vengono trasportati fino al centro, a Piazza del Duomo.
L’enorme sforzo forma orrendi calli sulle loro spalle, ma gli uomini non li nascondono, li mostrano orgogliosi come simbolo di devozione e sacrificio. Lo stimato fotografo Antonio Busiello ha immortalato i “cullatori” in una serie di immagini che nel 2013 hanno vinto la medaglia d’oro per la “Royal Photographic Society Print Exhibition”.
Busiello ammira la mancanza di vanità di queste persone. In un’epoca dove tutti sono ossessionati dall’estetica e dalla forma perfetta, i cullatori sono pronti a immolarsi in nome della religione e della tradizione.
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