Verso la metà del 1954 la salute di Enrico Fermi stava peggiorando: gli fu diagnosticato, dopo un’operazione esplorativa, un cancro allo stomaco. L’11 ottobre Laura Fermi scriveva a Persico, amico d’infanzia di Fermi e fisico teorico di primo piano in Italia:
“Caro Persico, l’agosto di quest’anno è stato uno dei più piacevoli che siano passati da tanti anni. Mi ha fatto particolarmente piacere vedere Lei e Enrico insieme. Enrico ha un carcinoma già molto diffuso. […] Nella è abbastanza giù. Io ho forti nervi. Tante cose. Lalla”
Ma le notizie sulla salute di Fermi si annunciavano subito gravi. Dagli Stati Uniti Bernardini scrisse sempre a Persico:
“Io mi fermai a Chicago, subito dopo l’operazione, ma allora non ebbi il coraggio di andare a vederlo. Ci sono tornato una settimana fa, sapendo che stava meglio. Lui è perfettamente informato. Laura, per ora, è come dominata e guidata da questa quasi incredibile forza morale. Come tu sei stato il primo, così io credo di essere stato l’ultimo ad avvicinarlo fino ad essergli amico. Per nessuna altra persona al mondo ho provato una tristezza così grande. Mi sembra che essa dovrebbe essere tristezza di tutti, anche di quelli che non lo conoscono.”
Nell’immaginario è rimasto quel suo ultimo viaggio in Italia, nell’estate del 1954. Venne per tenere un corso alla Scuola Internazionale di Varenna sulla fisica dei mesoni π.
“Al termine della lezione- scrive Edoardo Amaldi- svolta di fronte a una quarantina di allievi, metà italiani, metà di tutti i paesi del mondo, con quella semplicità di forma, chiarezza incisiva, con quella logica stringente e con quello spirito critico stimolante che avevano tutte le sue lezioni, c’era stata una breve pausa di attesa commossa seguita da un applauso indimenticabile, pieno di gratitudine e ammirazioni.”
L'amore per la fisica lo accompagnò fino alla fine dei suoi giorni. Morì nella notte del 28 novembre 1954. La notizia arrivò tramite un telegramma che Emilio Segrè spedì a Persico:
“Enrico mancato stanotte pregoti comunicare Edoardo (Amaldi) e amici.”
Nell’infinita tristezza di quei giorni, Persico ricordò le ultime serene ore trascorse insieme al suo amico sulle Alpi e in Toscana:
“Era ancora il caro e semplice compagno delle nostre passeggiate giovanili. Anzi, in una gita che facemmo, noi due soli, nell’Isola d’Elba, ritrovai in lui una sua vecchia abitudine, che credo pochi conobbero, e che forse farà stupire chi lo ha conosciuto solo superficialmente, Spesso, nei momenti di distensione, camminando p sostando in vista di un bel paesaggio, l’ho udito recitare, come tra sé, lunghi brani di poesia classica, di cui fin dalla giovinezza custodiva nella memoria un ricco tesoro.”
Inoltre, con la scomparsa di Fermi si accompagnava la sensazione di un’era, irripetibile, che era giunta al termine. Pochi giorni dopo Bernardini scriveva a Perisco:
“Io, come tutti, sento in questo momento tutto il peso di una nuova tristezza e di una nuova solitudine, ma poi lentamente esso si farà più leggero. Saremo solamente più vecchi e più isolati. Ti abbraccio, tuo Gilberto.”
In foto Laura ed Enrico nel luglio del 1954. Credits photo Wikipedia
Storie Scientifiche
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