sabato 2 marzo 2024

Ritrovamento di un lamassu-ortostrato

 


ualche mese fa era stata annunciata una “monumentale” scoperta in terra d’Assiria: il Consiglio di Stato per le Antichità e il Patrimonio dell’Iraq aveva rivelato del ritrovamento di un imponente Lamassu-ortostato di oltre 2500 anni presso l’importantissimo sito di Khorsabad. Ma cos’è un Lamassu? Cos’è un ortostato? E dove si trova questa famigerata Khorsabad? Approfondiamo qui alcuni dei termini e degli aspetti fondamentali dell’antica civiltà degli Assiri.

La città di Khorsabad (nome arabo moderno) fu una delle tre capitali del grande Impero Assiro, ricordato anche nella Bibbia. Fu fondata dal sovrano Sargon II nel 717 a.C., da cui il nome antico Dur-Sharrukin, “Fortezza di Sargon”. Questo grande imperatore decise di edificare la città pressocché dal nulla, a nord di quella che fino ad allora era stata la storica capitale assira (Nimrud/Khalkhu), per poterla organizzare in maniera totalmente razionale e scegliendo per la sua realizzazione un’area facilmente difendibile. I lavori per la sua realizzazione si protrassero per poco più di un decennio (fatto stupefacente per un insediamento fortificato esteso per oltre 300 ettari), e l’inaugurazione ufficiale avvenne nel 706 a.C. Tuttavia, l’anno successivo, in maniera improvvisa e del tutto inaspettata, Sargon II trovò la morte in battaglia lontano dal suo regno, durante uno scontro di secondaria importanza con un’oscura popolazione dell’Anatolia orientale. Questo fatto sconvolse gli Assiri, che lo interpretarono come una divina punizione per l’arroganza del sovrano, reo di aver troppo osato nella realizzazione della nuova città. Così il figlio ed erede al trono, Sennacherib, abbandonò Dur-Sharrukin per spostarsi nella città santa dell’Impero: Ninive.

Realizzato circa 2700 anni fa, in occasione della costruzione della città, questa monumentale opera d’arte decorava una delle porte d’accesso alla città, tipico segno di protezione. Entusiasta dell’eccezionale ritrovamento si era mostrato lo stesso Butterlin: “Non ho mai portato alla luce nulla di così grande in vita mia prima! Normalmente, è solo in Egitto o in Cambogia che si trovano pezzi così grandi. L’attenzione ai dettagli è incredibile”. Una scoperta che ha avuto dell’eccezionale anche a causa dei numerosi saccheggi e delle distruzioni che il Lamassu ha evitato nel corso dell’ultimo secolo e mezzo. Da una parte, la recente furia iconoclasta dell’Isis è stata inefficace nei suoi confronti solo grazie all’intervento degli abitanti del villaggio moderno, i quali all’avvicinarsi delle truppe islamiche hanno ben pensato, prima di fuggire, di interrarlo per evitarne la distruzione. Dall’altra, il saccheggio forse più avido a cui la scultura è scampata fu perpetrato addirittura dai Francesi: vi siete mai chiesti da dove provengano le sculture simili che arricchiscono le collezioni del Louvre (come, in maniera del tutto analoga, il British Museum o altre grandi istituzioni culturali d’Europa)? Ecco, la risposta vi verrà spontanea nell’apprendere della sincera e sollevata sorpresa che l’archeologo francese ha provato nel rinvenire in situ qualcosa di “scampato” all’avidità dei suoi predecessori otto-novecenteschi. 

Le condizioni della statua sono perfette, ad accezione della testa, volontariamente asportata e quindi, al momento, mancante. Eppure, questo “cavaliere senza testa” ante-litteram potrebbe essere destinato a ritrovare presto il capo perduto. Abbiamo già accennato al fatto che gli abitanti del luogo erano da tempo a conoscenza dell’esistenza della scultura: questo perché l’asportazione della testa avvenne negli anni ’90, ad opera di alcuni ladri d’antichità. Essi “decapitarono” con precisione la bestia, con l’intenzione di rivendere il trofeo sul redditizio mercato nero dell’arte; tuttavia, furono scoperti dalle autorità, che recuperarono il pezzo e lo esposero nel Museo dell’Iraq di Baghdad. Tutti i pezzi sono quindi finalmente tornati pubblicamente alla luce: non resta che sperare che si possano presto riunire, senza timore di nuovi saccheggi o traversie.

Fonte: Mediterraneo Antico

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