In corsa Venere in Pelliccia, duetto tra Seigner e Amalric
di Francesco Gallo
ROMA - Per Roman Polanski, 80 ad agosto, è ancora la forza del teatro, della parola più che delle immagini a contare. E così, dopo la guerra-civile d'appartamento di 'Carnage', passata alla Mostra del cinema di Venezia nel 2011, il regista di origine polacca mette mano a 'Venere in pelliccia' black comedy a sfondo erotico scritta da David Ives e già grande successo a Broadway e ispirata ad un romanzo del 1870 scritto da Leopold von Sacher-Masoch, scrittore tedesco famoso per il suo masochismo (non a caso dal suo cognome è derivata la parola che definisce questa patologia). Di che parla il racconto, la piece e il film: in declinazioni diverse, è la storia dell'incontro fatale tra un autore teatrale frustrato, che ama con un certo sadismo mettere in difficoltà le attrici a cui fa i provini. Cosa che capiterà puntualmente anche per l'attrice che si rivelerà, solo lentamente e molto inaspettatamente, quella 'giusta' e 'sbagliata' allo stesso tempo.
Sì perché Vanda (Emmanuelle Seigner, moglie del regista), che sembra non passarsela troppo bene e di avere qualche nevrosi di troppo tiene testa al misogino Thomas (Mathieu Amalric) che cerca in tutti i modi di metterla in difficoltà. Anzi la carica erotica della ragazza e la sua inaspettata capacità di rivestire il ruolo della massacratrice come se fosse la sua natura più intima, una parte nascosta solo da un leggero strato di pelle, dà all'attrice un potere su Thomas che però è altrettanto consapevole che Vanda in quel ruolo non è affatto adatta. Roman Polanski era stato in concorso con 'Il pianista' al 55/mo festival di Cannes, ovvero undici anni fa vincendo con quel film la Palma d'oro. Ma il regista era stato sulla Croisette anche l'anno scorso per accompagnare a Cannes Classic un suo film d'annata e ancora bellissimo: Tess, con accanto Nastassja Kinski, che nel '79 aveva splendidi venti anni. Mentre sempre lo scorso anno nella selezione ci fu 'Roman Polanski: a film memoir' un film-intervista di Laurent Bouzereau, documentarista di lungo corso che ha registrato gli incontri durante un soggiorno di Polanski nella sua casa di Gstaad, in Svizzera, dove era ai domiciliari. Il regista, nato a Parigi il 18 agosto 1933, racconta la sua infanzia nel ghetto di Cracovia, salvato dal padre che poi sopravvisse a Mauthausen, mentre la madre morì ad Auschwitz, poi la realizzazione dei suoi primi film in Polonia, il ritorno a Parigi, la sua carriera in Europa e la svolta americana culminata nella tragedia dell'assassinio a Los Angeles della moglie incinta Sharon Tate e nel suo arresto nel '77 per la violenza alla minorenne. Poi la condanna, la fuga dall'America fino all'attuale vita nella seconda patria, in Francia, al fianco di sua moglie Emmanuelle Seigner.
(ANSA)
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