ROMA - Il parlamento di Cipro ha approvato a maggioranza il piano di salvataggio Ue.
Il parlamento di Cipro ha approvato a stretta maggioranza il piano di salvataggio negoziato con la Troika (Ue-Bce-Fmi) per evitare il fallimento, che prevede un prestito di 10 miliardi di euro a fronte di misure draconiane. L'accordo è stato approvato con voto per alzata di mano, 29 favorevoli e 27 voti contrari. L'approvazione di oggi è stata necessaria per proseguire l'iter che porterà al versamento della prima tranche di aiuti già dal mese prossimo. "I gruppi sociali più deboli dovranno fare sacrifici dolorosi, come il resto della società - ha commentato Averof Neophytou presidente del Disy, il partito di maggioranza - ma questa è l'unica via per evitare il fallimento e cercare di stabilizzare la nave in queste acque turbolente ". Il piano, infatti, prevede un 'onere' per Cipro di 13 miliardi di euro. Il pesante contributo dovrà venire in parte dai prelievi sulle eccedenze dei conti correnti della Banca di Cipro (una tagliola del 60% sui depositi di oltre 100.000 euro). Mentre la seconda banca dell'isola, la Laiki verrà messa in liquidazione. Non è finita: il piano di salvataggio prevede anche l'aumento delle tasse, la riduzione del personale nel settore pubblico, la privatizzazione delle imprese pubbliche e l'aumento dell'imposta sulle società dal 10% al 12,5%.
E intanto il governo di Enrico Letta 'incassa' anche la fiducia del mercato - dopo il sì di Camera e Senato - con lo spread che si restringe fin sotto la soglia dei 270 punti base e il rendimento del Btp decennale in discesa ai minimi da due anni e mezzo. Si conferma così l'orientamento positivo verso il debito italiano, dopo l'exploit dell'asta Btp di ieri che ha visto i tassi ritornare ai valori di fine 2010. Questo almeno il responso sul fronte obbligazionario nella prospettiva di un governo più stabile e con obiettivi mirati ad allentare la pressione del rigore nel tentativo di rimettere in moto il Paese. E nel giorno in cui il premier Letta inizia il tour europeo da Berlino per spiegare alla cancelliera tedesca Angela Merkel come intenda coniugare rigore e crescita, il tasso del Btp ha chiuso al 3,88%, come non accadeva da ottobre 2010, e lo spread con il Bund si è ridotto a 267 punti base. Sulle Borse europee, invece, prevale la cautela con gli investitori riluttanti a prendere posizioni alla vigilia dello stop per la Festa del Primo Maggio, mentre cresce l'attesa per un taglio del costo del denaro da parte della Bce nella riunione del board di giovedì prossimo, dopo il crollo dell'inflazione nell'Eurozona (1,2% ad aprile) e l'ennesimo record della disoccupazione (19,21 milioni i senza lavoro a marzo e tasso di disoccupazione in rialzo al 12,1%).
Piazza Affari è la peggiore (-0,96%), mentre registrano ribassi più contenuti Londra (-0,43%) Parigi (-0,31%) Madrid (-0,38%). Riesce invece a chiudere in progresso Francoforte (+0,51%) nonostante la disoccupazione in Germania ad aprile abbia segnato un rialzo più forte del previsto e per il secondo mese di fila. Le piazze del Vecchio Continente hanno risentito anche di dati macro Usa poco confortanti: l'indice Pmi di Chicago ha rivelato a sorpresa una contrazione dell'attività e la fiducia dei consumatori americani è cresciuta a 68,1 (da 61,9 di marzo) ma si è ancora troppo lontani da quota 90, soglia che indica un'economia in buona salute e che non è stata mai più riagganciata da quando é iniziata la Grande Recessione nel dicembre 2007. E domani, toccherà alla Federal Reserve di Ben Bernanke chiarire se intende proseguire, e addirittura rafforzare, la strategia ultra-espansiva del piano di acquisti di Bond con cui sta supportando la ripresa dell'economia e soprattutto dell'occupazione.
(ANSA)
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