venerdì 28 giugno 2013

La musica leggera piange un grande poeta: è morto Gianfranco Baldazzi


Era nato nel 1943 come Lucio Dalla di cui fu grande amico e per cui scrisse capolavori come "Piazza Grande". Lascia il tuo ricordo
di Marco Guidi

Gianfranco Baldazzi
Gianfranco Baldazzi
Bologna, 25 giugno 2013 - Un paio di mesi fa aveva presentato il suo nuovo bellissimo libro (scritto con Roberto Serra) sul nostro amico Lucio Dalla. Ci eravamo abbracciati e avevamo promesso di rivederci presto. La notizia della sua morte a 70 anni non ancora compiuti (era del luglio 1943) è arrivata come un fulmine, l’ha data sua moglie Miriam Eredi, che aveva conosciuto quando frequentavamo insieme l’Accademia Antoniana d’arte drammatica. Ma con Gianfranco ci conoscevamo dai tempi del ginnasio.Con lui avevamo trascorso gli anni in casa di Lucio, con lui c’eravamo iscritti all’Accademia (corso di regia) e poi a Lettere. Poi Gianfranco era andato a Roma, dove faceva teatro, cinema, tv. Ma soprattutto aveva continuato nella sua vocazione di poeta, diventando paroliere.
Come è noto sono sue canzoni indimenticabili di Lucio come Piazza Grande e Itaca, ma aveva scritto anche perMina, Morandi, Ron, gli Stadio, Bobby Solo. Era diventato una voce della radio e un grande esperto di musica leggera. Quando andai anch’io a Roma ci vedevamo, ricordavamo gli anni spensierati dell’adolescenza, i fughini dal Galvani, Pino, il bar del Pescatore, le gite in Lambretta (la sua) sui colli. E poi ci raccontavamo ancora una volta gli scherzi che facevamo a Lucio, a Gianni (Morandi), a Rosalino (non ancora Ron) a Angelo Battistini, futuro psichiatra. Una volta mi disse una cosa che pareva una battuta: "Sai la vita, il successo, non ci hanno cambiati, siamo rimasti in fondo due ragazzi che non si prendono sul serio".
Ci risi su, ma mi accorsi che era vero. Da molti anni Gianfranco mi chiamava il professore, riferendosi a un episodio. Io mi ero laureato e avevo iniziato la carriera universitaria, lui dava un esame ogni tanto. Ero già assistente quando mi capitò davanti, venuto da Roma, a dare Storia romana, fu un esame bellissimo e gli diedi 30 e lode. Anni dopo mi confessò che quello era stato il suo ultimo esame: "Sai, non volevo rovinarmi la media". Gianfranco tornò Bologna per dirigere l’etichetta discografica di Lucio. E fu un errore, i due amici non erano fatti per lavorare nella stessa ditta. Se ne rese conto e, durante un viaggio in treno, mi raccontò il suo dispiacere per la fine di un rapporto di lavoro che, temeva, significasse anche quella di un’amicizia. Non fu così. Però certo Gianfranco e Lucio si guardavano più da lontano. Ma dopo pochi mesi dalla morte di Lucio Gianfranco volle dedicargli un tributo, un libro bellissimo. Pieno di ricordi, ma anche di analisi, di osservazioni che solo uno che conosceva l’anima profonda di Lucio poteva scrivere. Ora, forse, sono da qualche parte insieme che stanno parlando del libro e delle canzoni che produrranno per gli angeli.
di Marco Guidi

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