Enea, eroe troiano figlio di Afrodite (Venere per i Romani) e Anchise, fu costretto a fuggire da Troia perché la città, dopo dieci anni di assedio, era stata conquistata e distrutta dai Greci durante la guerra di Troia.
Secondo l'Eneide di Virgilio, Enea ricevette un messaggio in sogno dal fantasma di Ettore (il valoroso principe troiano che uccise Patroclo e fu a sua volta ucciso da Achille) che lo esortò a salvare la sua famiglia e fuggire dalla città in fiamme.
Enea, noto per la sua pietas (devozione e rispetto verso gli dei, la famiglia e la patria), decise di portare con sé il padre Anchise, che era anziano e non poteva camminare da solo, caricandolo sulle spalle. Inoltre, prese per mano il figlio Ascanio e portò con sé i Penati, le divinità protettrici della casa. Durante la fuga, però, perse la moglie Creusa, che rimase indietro e morì.
Questa fuga rappresenta un momento cruciale nella leggenda di Enea, poiché segna l'inizio del suo lungo viaggio che porterà alla fondazione della futura città di Roma.
In foto, "Enea trasporta suo padre Anchise, seguito da Ascanio" (1697 circa) dello scultore francese Pierre Lepautre, oggi conservata al Louvre Museum.
Pierre Lepautre raffigura Enea mentre fugge da Troia in fiamme portando sulle spalle il padre Anchise. Alle loro spalle il piccolo Ascanio.
Anchise porta con sé il Palladio, una statua sacra di Atena (Minerva per i Romani), che si credeva proteggesse la città che la possedeva. Secondo la leggenda, il Palladio era caduto dal cielo e fu custodito a Troia. Ma quando la città fu distrutta, Enea portò con sé il Palladio durante la sua fuga, e si dice che lo portò in Italia, dove divenne un simbolo di protezione per i Romani. La presenza del Palladio a Roma era considerata un segno della protezione divina e della continuità tra Troia e Roma.
Mitologia greca
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