mercoledì 27 novembre 2024

Francesca Ghio

 


Francesca Ghio, consigliera comunale dei Verdi a Genova, oggi pomeriggio si è alzata in piedi, ha preso la parola durante il dibattito sulla violenza di genere e ha raccontato per la prima volta pubblicamente la sua storia di vittima di violenza sessuale ripetuta, a 12 anni, da parte del “vostro bravo ragazzo della Genova bene”.


Non esiste risposta più forte, dura, coraggiosa a Meloni, Salvini, Valditara, ai negazionisti di genere, agli sciacalli, a tutti quelli che si rifiutano di chiamare le cose col proprio nome. 


Da leggere tutta d’un fiato.


“Avevo 12 anni, vivevo nel cuore della Genova Bene, avevo appena iniziato la seconda media. 

Avevo 12 anni quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia, ripetutamente, per mesi e mesi, da un uomo di cui mi fidavo, da un uomo che nessuno avrebbe pensato potesse essere un mostro, un dirigente genovese, il vostro bravo ragazzo. 

Lui mi diceva di stare zitta e che dovevo essere il nostro segreto, dovevo giurargli di non raccontare niente a nessuno mentre sottostavo alle sue torture, il dominio dell'uomo, del padre, la mia mente e il mio corpo sotto la sua autorità, l'emblema del patriarcato.

Ma altro io non potevo fare, perché nessuno mi ha mai detto che potevo parlarne, nessuno mi ha mai chiesto perché ero diventata introversa all'improvviso, eppure non sono mai stata una bambina silenziosa. 


(…) Per un pezzo di vita mi sono rassegnata fino a credere che me lo ero meritata, me la sono cercata, non so bene come, ma non avevo alternativa. Sono arrivata a colpevolizzarmi al punto di ferirmi fisicamente, mi sono coperta le cicatrici sulle braccia per anni, nessuno mi ha mai chiesto perché tenessi sempre le maniche lunghe, ma il dolore era l'unica emozione che mi faceva provare ancora qualcosa.

Non ho mai denunciato quell'uomo, non sapevo neanche che cosa fosse una denuncia a 12 anni. A scuola studiavamo Napoleone Bonaparte, nessuno parlava di emozioni, consenso, sessualità, sostegno alla fragilità. Nel mondo degli adulti non c'era un singolo volto in cui potevo trovare rifugio e protezione.


Quando ho provato a parlarne, anni dopo, mi sono sentita giudicata, iniziavo il discorso e notavo disgusto, ma poi dicevo sto scherzando, chiudevo velocemente il discorso. Ho iniziato a fumare a 13 anni, non mi piaceva fumare, ma mi consolava l'idea che qualcosa bruciasse dentro di me. Quel dolore andava soffocato in qualche modo, nessuno voleva ascoltarlo e io non avevo gli strumenti per capirlo.

Mi guardo indietro oggi e a distanza di decenni nulla è cambiato, gli uomini continuano a violentare nel silenzio complice di una società che non dà gli strumenti, che non vuole fermarsi a capire, che ritiene più facile e dignitoso nascondere il problema piuttosto che ammettere che questo cortocircuito è responsabilità del profondo vuoto che le istituzioni scelgono di non colmare.

(…) Il 25 novembre è passato, ci vediamo l'anno prossimo con la conta dei numeri che sull'elenco dei morti, dei cadaveri, chi nel silenzio muore dentro, vittima due volte dello stupratore e della società che guarda dall'altra parte.

L'unica differenza è che non staremo più zitte, nella mia fi** farò una bandiera che brillerà nella notte.”


Grazie Francesca per il tuo coraggio e la tua forza.

Lorenzo Tosa 

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