sabato 20 febbraio 2021

"DIO FECE DI ME UN OMOSESSUALE E SONO STATO FORTUNATO A VIVERE QUESTA VITA, DOPO ESSERE FUGGITO DA BUCHENWALD" LA STORIA DI RUDOLF BRAZDA, L'ULTIMO OMOSESSUALE SOPRAVVISSUTO ALL'OLOCAUSTO

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Rudolf non si fece alcun problema, in quell'estate del 1933. Conobbe un ragazzo, lo corteggiò, se ne innamorò. Eppure sapeva bene di rischiare grosso. Un po' faceva finta di non pensarci, un po' si riteneva fortunato ad essere nato e cresciuto a Bossen, piccolo villaggio nella parte orientale della Germania. Le campagne erano relativamente più sicure per gli omosessuali. Nelle città la situazione era decisamente più complessa, dato che le comunità omosessuali di Berlino, Amburgo, Monaco erano già da tempo nel mirino della Gestapo. A Rudolf non interessava. Arrivò addirittura a celebrare un matrimonio - ovviamente non ufficiale - con il suo compagno, Werner, nel 1934, alla presenza di tutta la sua famiglia. Andarono a convivere nella depandance di una casa di una famiglia appartenente ad un'altra minoranza fortemente perseguitata, quella dei Testimoni di Geova, che li accolsero volentieri pur sapendo del loro orientamento sessuale. Rudolf Brazda sapeva, comunque, che la cosa non poteva durare molto. Nel 1937 venne arrestato e condannato a sei mesi di prigione ed alla separazione da Werner, del quale perse completamente le tracce. Scoprì solo molti anni dopo che venne arruolato e morì in Francia nel 1940.
Rudolf intanto venne arrestato una seconda volta e in quel momento la macchina della morte dell'Olocausto era già avviata. Era il 1941 quando fu costretto a salire su un treno per Buchenwald, dove venne spedito a lavorare in una cava di marmo. Praticamente una condanna visto il tasso di mortalità dei prigionieri. Il caso volle che a venire in suo soccorso fosse proprio un SS che, per ragioni ignote, lo fece assegnare ad altri tipi di mansioni meno pericolose.
Negli anni assistette alla violenze quotidiane sugli internati omosessuali. Alcuni vennero castrati nell'ambito delle perverse ricerche naziste eseguite nei campi. Ad altri vennero fatte iniezioni forzate di testosterone tramite un tubo in gola. Le botte e le violenze erano all'ordine del giorno. Ma Rudolf resistette fino all'aprile del 1945, quando il campo venne liberato dalle truppe americane. Prima del loro arrivo, i nazisti provarono ad eliminare quanti più prigionieri possibili e Rudolf riuscì a salvarsi nascondendosi in mezzo ai maiali.
Visse la maggior parte della sua vita in Francia, tenendosi dentro tutta la sua dolorosa esperienza, che iniziò a raccontare solo nel 2008, quando aveva 95 anni.
"Sono stato fortunato. Ad essere omosessuale ed a vivere una bella vita dopo essere sopravvissuto a Buchenwald", disse. Si spense tre anni dopo, nel 2011. Fu l'ultimo sopravvissuto degli internati 'dal triangolo rosa', ovvero etichettati come omosessuali.


Cronache Ribelli
 

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