ALLA RICERCA DI ATLANTIDE
E’ difficile quando
si parla di Atlantide esimersi dal partire dalla fonte originaria cioè dal
Timeo e dal Crizia, scritti da Platone in cui si narra del legislatore Solone
che, durante un viaggio in Egitto, viene a conoscenza dell’esistenza (oltre le
colonne d’Ercole) di Atlantide e della sua magnificenza, fino al suo
inabissamento avvenuto quasi diecimila anni prima della nascita di Cristo. Per
chi volesse in un capitolo a parte lascio uno stralcio dell’opera per gustarla
nella sua originalità.
A differenza di quanto si crede nel periodo
post platonico altri scrissero direttamente ed indirettamente di questa isola:
dal viaggio del cartaginese Annone, allo pseudo Aristotele che narra di un
isola oltre le colonne d’Ercole, a Diodoro Siculo che racconta di un’isola
simile a quella descritta da Platone, Plutarco cita due isole atlantiche,
Plinio il vecchio (naturalista) sa di Atlantide, quindi diciamo che la notizia
è stata “nell’aria” per parecchio tempo.
Il primo studio serio lo dobbiamo ad un gesuita appassionato di archeologia, Kircher, che nel XVII secolo ci propone una carta geografica (disegnata nell’antico Egitto e arrivata in Europa in periodo di Roma antica) in cui è rappresentata l’Atlantide.
Il primo studio serio lo dobbiamo ad un gesuita appassionato di archeologia, Kircher, che nel XVII secolo ci propone una carta geografica (disegnata nell’antico Egitto e arrivata in Europa in periodo di Roma antica) in cui è rappresentata l’Atlantide.
Come si vede lui la
completò con le conoscenze della sua epoca, cioè inserendo i nomi delle terre
circostanti, il fatto che la carta fosse “rovesciata” (cioè il nord verso il
basso) fu creduto poco importante, in quanto gli Egiziani credevano che il sud,
non il nord, fosse in cima al mondo. Per loro questo aveva senso poiché era la
direzione da cui scorreva il Nilo. E poiché il Nilo era così importante per
loro, la sua sorgente doveva trovarsi in cima al mondo.
Ora abbandoniamo questa carta e procediamo cronologicamente con i vari studiosi che si sono appassionati ad Atlantide.
Ora abbandoniamo questa carta e procediamo cronologicamente con i vari studiosi che si sono appassionati ad Atlantide.
Donnelly nel 1870
identifica nella dorsale atlantica la posizione in cui si trovava Atlantide
prima dello sprofondamento, purtroppo i suoi studi furono in parte inficiati da
ricerche portate avanti da esoterici che allontanarono il panorama scientifico
dalle sue giuste osservazioni.
Gli assertori
dell’esistenza di questo continente puntavano il dito sulla presenza in più
popolazioni distanti tra loro di inequivocabili analogie: una su tutte il mito
del diluvio e il modo con cui veniva spiegato ciò che accadeva in quei momenti,
il sole che tremola, il cielo che cade, più o meno ciò che avrebbe visto un
ipotetico abitante di Atlantide mente la terra cedeva sotto i suoi piedi.
Queste leggende si trovano in razze particolarmente diverse tra loro, perfino
tra gli indiani d’America, in cui si narra di un’isola nell’emisfero australe,
in antiche culture indiane e medio orientali è presente un’isola paradisiaca
ora ghiacciata, in Messico abbiamo Aztlan isola bianca scomparsa, gli Olmechi
parlavano di Atlaintika, i Vichinghi di Atli, i Fenici e i Cartaginesi, di
Antilla; i Berberi di Atarantes e gli Irlandesi di Atalland..
Veniamo ora a studi più recenti, ad Istambul nel 1929 fu ritrovata una carta geografica fatta nel 1513 ma fu solo dopo vent’anni che scoprì una inaspettata notorietà: il docente americano di storia della scienza, dottor Hapgood, ad un attento esame notò una parte di costa sotto al Sud America che identificò con l’Antartide. Il particolare è che questa terra venne scoperta solo nel 1818 e mappata grazie ad apparecchi tecnologicamente sofisticati solo nel 1949! Al di là dei ragionevoli dubbi sulle affermazioni di questo docente (le più convincenti identificano questo lembo di terra con la Terra del Fuoco) è però singolare il ragionamento che lo ha condotto a questo ragionamento: innanzitutto l’ammiraglio turco (Piri Re’is) che ha disegnato la carta scrisse che non era frutto di suoi rilievi ma eseguita grazie a carte antichissime, ciò è confermato anche dalle mancanze e da alcuni tratti di costa disegnati due volte, il tutto accompagnato dagli studi del dott. Hapgood che ipotizzava uno scorrimento della crosta terrestre, tesi che in quegli anni ebbe un avallo illustre in Albert Einstein, nel suo scambio epistolare con il docente.
Veniamo ora a studi più recenti, ad Istambul nel 1929 fu ritrovata una carta geografica fatta nel 1513 ma fu solo dopo vent’anni che scoprì una inaspettata notorietà: il docente americano di storia della scienza, dottor Hapgood, ad un attento esame notò una parte di costa sotto al Sud America che identificò con l’Antartide. Il particolare è che questa terra venne scoperta solo nel 1818 e mappata grazie ad apparecchi tecnologicamente sofisticati solo nel 1949! Al di là dei ragionevoli dubbi sulle affermazioni di questo docente (le più convincenti identificano questo lembo di terra con la Terra del Fuoco) è però singolare il ragionamento che lo ha condotto a questo ragionamento: innanzitutto l’ammiraglio turco (Piri Re’is) che ha disegnato la carta scrisse che non era frutto di suoi rilievi ma eseguita grazie a carte antichissime, ciò è confermato anche dalle mancanze e da alcuni tratti di costa disegnati due volte, il tutto accompagnato dagli studi del dott. Hapgood che ipotizzava uno scorrimento della crosta terrestre, tesi che in quegli anni ebbe un avallo illustre in Albert Einstein, nel suo scambio epistolare con il docente.
Se viene accettata
la loro teoria sui repentini cambi climatici e lo slittamento dei continenti si
potrebbe meglio accettare ad esempio la presenza accertata di mammut in
Siberia, un esemplare è morto e si è conservato grazie alla bassissima
temperatura e nel suo stomaco è ancora stato trovato dei resti di vegetali di
cui si stava cibando! Questo cambio di clima, le leggende che parlano di “sole
tremolante” potrebbero anche essere il frutto di tre eventi contemporanei che
interessarono la Terra nel periodo in cui Platone indica lo sprofondamento di
Atlantide: la precessione degli equinozi che avviene ogni 26.000 anni (La
ragione di ciò risiede nella forma della Terra, che non è esattamente sferica
ma risulta rigonfia nella zona equatoriale e leggermente schiacciata ai poli.
L'attrazione che il Sole, la Luna, ed in misura minore i pianeti esercitano su
questo rigonfiamento fanno sì che l' asse di rotazione descriva un cono in
circa 26000 anni. Ora l’eclittica punta la stella polare, allora leone), la
forma dell’orbita terrestre che nell’arco di 100.000 anni passa da circolare a
ovale e l’inclinazione dell’asse terrestre (determina la luce) da 21,8° a
24,4°, ogni 41.000 anni i ghiacci non si sciolgono in estate sommandosi coi
successivi.
Hapgood non volle “tirare” delle conclusioni,
ma lo fecero parecchi saggisti sulla fine del XX secolo, identificando
Atlantide con l’Antartide, forti anche del parere dei paleobotanici che
indicarono con un periodo approssimativo dal 13000 a.C. al 4000 a. C. l’ultimo
periodo scoperto dai ghiacci dell’Antartide, questo poteva voler dire che la
carta geografica in questione sia stata copiata da carte eseguite in quel
periodo, mentre non vi erano ghiacci sulle coste…
Anche in questo
caso il fato ci mise del suo, il discredito su queste già dubbie affermazioni
avvenne grazie ad un romanziere, che ipotizzò che la carta di Piri Re’is fosse
stata fatta dagli Ufo…
Proviamo però a
seguire gli ultimi studi, ritornando sulla carta del kircher:
se ora immaginiamo
di trovarci di fronte ad un Antartide spostato verso nord proviamo a
confrontarlo con le carte odierne:
Ecco, si ipotizza
che ciò che Kircher immaginò come Spagna e Africa fossero invece sud Africa e
Madagascar da una parte, e l’America fosse invece quella del sud.
Di queste carte ve
ne sono altre: quella del Finneus in cui l’Antartide è disegnato in modo più
preciso ma più grande, 1559, quella del Buache, del 1737, in cui l’Antartide è
divisa in 2, come si è scoperto solo nel 1958. Ho ovviamente citato solo le
carte che presentavano stranezze relative all’Antartide, rimandando ad altri
studi le numerose carte antiche che presentavano posti non ancora scoperti come
il nord America.
A parziale conferma della possibilità che Antartide e Atlantide fossero la stessa isola vi è un passo di Platone, in cui indica che la regione era ben al di sopra del livello del mare e che vi erano numerose montagne, infatti l’Antartide ha una altezza media oltre i 2000 metri.
A parziale conferma della possibilità che Antartide e Atlantide fossero la stessa isola vi è un passo di Platone, in cui indica che la regione era ben al di sopra del livello del mare e che vi erano numerose montagne, infatti l’Antartide ha una altezza media oltre i 2000 metri.
Tutto questo inaspettato interesse scientifico
e pseudoscientifico generò non pochi tentativi di portarsi “a casa propria”
Atlantide, per ovvi motivi anche turistici.
Così questo
continente è stato “ritrovato” in Grecia a Santorini (distrutta da una eruzione
vulcanica nel 1550 a. C.) ovviamente il fatto che Platone indicasse un luogo
oltre le colonne d’Ercole e 8000 anni prima non risultò un motivo sufficiente
per farli desistere…
Poi venne la volta
della Spagna con una statua (Dama di Elche, del IV o III secolo a.C.) ospitata
nel museo nazionale di archeologia di Madrid, che dovrebbe raffigurare la
regina di Tartesso, popolazione che commercializzava con Atlantide.
Infine fu ritrovata
anche in America, studiando antiche popolazioni con terminologia simile a
quella conosciuta nel nostro continente su Atlantide, tra cui gli Olmechi fino
ad arrivare a Bimini.
Diciamo che il problema maggiore resta il fatto che non
vi siano reperti. Ipotizzando l’esistenza di Atlantide e il successivo
abbandono di parte della popolazione per l’impossibilità di restare su
quest’isola dobbiamo ricercare qualcosa che ci abbiano lasciato. Innanzitutto
niente di scritto, non abbiamo nulla che attesti la loro esistenza, però
abbiamo delle carte geografiche particolarmente accurate e delle opere
architettoniche che sembrano essere state costruite in periodi diversi da
quelli dichiarati dagli storici.
L’esempio più discusso è quello della Sfinge, composta da pietra calcarea, il ricercatore West coadiuvato da Schoch (Stratigrafo, studia gli strati delle rocce sedimentarie), da un architetto, un geologo, un oceanografo e un geofisico arrivarono alla conclusione che la Sfinge non potesse essere stata edificata nel 2500 a. C., perché su di essa compaiono erosioni dovute all’acqua ed il periodo piovoso risale approssimativamente al 5000-7000 a. C. Infatti a non più di quindici chilometri vi sono delle tombe costruite con lo stesso materiale che non presentano tracce di erosione. E non vi è nemmeno la possibilità che si tratti di vento o Sole, infatti ripulendola dalla sabbia resta scoperta per non più di un quarto di secolo, per poi ricoprirsi.
Purtroppo in mancanza di dati certi (in questo caso mancano reperti di popolazioni vissute in quella zona in quel periodo) l’ultima parola spetta agli storici, e quindi la data di costruzione della Sfinge resta nel 2500 a. C.
L’esempio più discusso è quello della Sfinge, composta da pietra calcarea, il ricercatore West coadiuvato da Schoch (Stratigrafo, studia gli strati delle rocce sedimentarie), da un architetto, un geologo, un oceanografo e un geofisico arrivarono alla conclusione che la Sfinge non potesse essere stata edificata nel 2500 a. C., perché su di essa compaiono erosioni dovute all’acqua ed il periodo piovoso risale approssimativamente al 5000-7000 a. C. Infatti a non più di quindici chilometri vi sono delle tombe costruite con lo stesso materiale che non presentano tracce di erosione. E non vi è nemmeno la possibilità che si tratti di vento o Sole, infatti ripulendola dalla sabbia resta scoperta per non più di un quarto di secolo, per poi ricoprirsi.
Purtroppo in mancanza di dati certi (in questo caso mancano reperti di popolazioni vissute in quella zona in quel periodo) l’ultima parola spetta agli storici, e quindi la data di costruzione della Sfinge resta nel 2500 a. C.
Fu il lavoro di un
saggista americano, Colin Wilson, ad aprire una strada inaspettata. Egli
ipotizzò che esistesse un’intera “biblioteca” Atlantidea sulla Terra, solo che
le nostre capacità non ci permettevano di vederla. Egli come esempio utilizza i
cristalli, che trattengono memoria (i computer a questo scopo utilizzano il
silicio) e la casualità per cui da sempre i sensitivi guardano nelle sfere di
cristallo per “vedere” passato e futuro. Qui si apriva un campo vastissimo:
abbiamo occultisti che con la meditazione si mettono in contatto con l’universo
e/o con Dio, Rudolf Steiner e Scott Eliott che ci parlano degli archivi Akashic
(una conoscenza a cui ognuno può attingere e che esiste solo nell’etere), la
Blavatsky e l’etere psichico, Buchanan e Denton che parlano di psicometria (la
capacità di alcune persone di “sentire” la storia degli oggetti tenuti in
mano)… ma non vi sono solo personaggi del paranormale: Jung, in una conferenza
del 1936 illustra la sua idea di inconscio collettivo, cioè la possibilità di
una comune presenza di simboli tra tutti gli uomini.
Gli studi dovevano quindi passare per le funzionalità del cervello, in particola modo quelle sopite.
Gli studi dovevano quindi passare per le funzionalità del cervello, in particola modo quelle sopite.
Tutti noi
conosciamo le due parti che risiedono nella nostra testa, un lato sinistro del
cervello che funziona in modo matematico e l’altro in modo artistico. Alcuni
grandi artisti arrivavano addirittura ad entrare in contatto in modo distaccato
con la parte artistica, che sonnecchia risvegliata il più delle volte solo
dall’alcool o durante i sogni (io ci aggiungo anche col pendolino, se la
domanda che poniamo è seria, tipo “cosa provo realmente per quella persona?” il
subconscio potrà rispondere, trovo inutile chiedere cosa provi qualcun altro o
cosa accadrà domani).
Un egittolo di
confine, De Lubicz, immaginò infatti che gli stessi geroglifici andassero letti
con entrambi le parti del cervello, e per questo erano un disegno. In modo di
darne una visione a 360°, cioè una idea oggettiva (la parola) ed una soggettiva
(disegno).
Quando lessi per la
prima volta questi esperimenti non sorrisi perché da poco avevo letto una
E-mail scherzosa che mi fece riflettere, cioè su come poco noi conosciamo il
nostro cervello e che esso tenta di riconoscere ogni parola come insieme di
lettere e non leggendole singolarmente, i più avranno capito di cosa parlo, per
chi non se lo ricorda o non lo ha mai visto lo ripropongo:
SNEOCDO UNO SDTIUO
DLEL'UNTISVERIÀ DI CADMBRIGE, NON IRMPTOA CMOE SNOO SCTRITE LE PLAROE, TUTTE LE
LETETRE POSNSOO ESESRE AL PSTOO SBGALAITO, È IPMTORTANE SLOO CHE LA PRMIA E
L'UMLTIA LETRTEA SAINO AL PTOSO GTSIUO, IL RTESO NON CTONA. IL CERLVELO È
COMQUUNE SEMRPE IN GDRAO DI DECRAIFRE TTTUO QTUESO COAS, PCHERÉ NON LGEGE ONGI
SILNGOA LTETREA, MA LGEGE LA PALROA NEL SUO INSMIEE.
Provate per un
attimo ad immaginare le potenzialità che si avrebbero utilizzando nella sua
interezza il nostro cervello e, di contro, la meschinità dell’abbandono
graduale del lato destro a cui la nostra civiltà ci ha obbligato. Il lato
sinistro letteralmente ci “mangia” il presente, rappresentandolo come futile,
si parla solo di futuro o di passato, quando abbiamo un problema sogniamo come
sarebbe bello non averlo, poi una volta risolto non riusciamo a godere di
questo fatto se non per poco tempo. Non riusciamo ad essere contenti per le
difficoltà che non abbiamo. Un ultimo esempio, quanto è più bello il desiderare
un oggetto che non il possederlo? Quando non lo abbiamo ancora lo “immaginiamo”,
in un certo qual modo lo portiamo dentro di noi e ci inebriamo del pensiero di
averlo. Una volta ottenuto lo trattiamo col lato sinistro, è un oggetto e
basta.
Da questa
chiacchierata ci restano tre concetti: la possibilità dell’esistenza di
Atlantide, che c’entri con un modo diverso di utilizzare le nostre capacità,
che esista in noi una risposta ai quesiti.
Colin Wilson
identifica due personaggi che hanno ottenuto informazioni su Atlantide:
il primo è
Lovecraft scrittore horror che cita nei suoi racconti il Necronomicon, in cui
si racconta di queste Antichi (sono Dei) imprigionati dopo che la loro stesse
malvagità avevano messo fine alla loro civiltà (praticamente le stesse parole
utilizzate dagli occultisti quando si riferiscono agli abitanti di Atlantide).
Migliaia di appassionati si gettarono a capofitto alla ricerca di questo testo,
di cui Lovecraft scrisse anche una breve cronologia dei tomi esistenti. Alla
domanda diretta sulla sua esistenza egli però disse sempre che questo libro non
esiste, ma per chi aveva conoscenze atlantidee non poteva essere vero,
conteneva troppi indizi (narra ad esempio di un Antartide ricco di
testimonianze di epoche antichissime e sede di civiltà scomparse, questo nel
1931, molto prima delle supposizioni nate dallo studio del dottor Hapgood).
Wilson decise invece di credergli e di dare maggior valenza ad altre sue
parole: egli dice di raccontare semplicemente i suoi incubi che per lui erano
la punizione inflitta all’anima per peccati commessi nelle precedenti
incarnazioni.
Il secondo è
Aleister Crowley, un occultista. Egli afferma di aver scritto alcuni testi
ascoltando una voce dentro di lui e ci insegna passo passo le tecniche
meditative yoga per entrare in contatto col nostro subconscio, da dove si
potrebbe attingere ad una conoscenza che abbiamo represso, nel suo caso
specifico attingerebbe a entità molto simili a quelle lovecraftiane, quindi
Atlantidee.
Ad oggi gli studi
continuano, sto conducendo due studi separati, il primo è legato al sistema
utilizzato per la manipolazione dei sogni, studiata dal settore delle SS
Ahenerbe che si occupava della ricerca di Atlantide per riuscire ad incontrare
i Superiori Sconosciuti. Potrebbe essere una utile variante al sistema di
Crowley.
L’altro sullo
studio del numero delle dimensioni e sull’interrelazioni tra di esse, sto ipotizzando,
come già si crede in fisica da anni, che esista un numero di dimensioni oltre a
quelle che conosciamo e che, partendo dal principio che ognuno vede
esclusivamente un numero di dimensioni inferiore a quelle in cui vive, potremmo
arrivare a scoprire dati inimmaginabili se riuscissimo a trovare il sistema di
effettuare il salto dimensionale.
Resto ovviamente
aperto ad ogni confronto e/o rettifica nel caso riscontriate inesattezze e a
collaborazioni se qualcuno di voi conduce esperimenti su alcune parti inerenti
a ciò che ho scritto. Potete inoltrare le vostre E-mail all’indirizzo
necronomiconet67@yahoo.it
di Walter Brussolo
www.emule.it
Nessun commento:
Posta un commento