Avrei voluto scrivere qualcosa stamani: un pensiero, una riflessione, una critica, un elogio, non ci sono riuscito. Mi sono accorto che l’Italia con il suo sistema è un po’ come il gioco dell’oca, ove s’inciampa sempre sugli stessi ostacoli che portano a iniziare nuovamente il percorso.
A volte le parole, per quanto potenti siano, non riescono a racchiudere l’amarezza del regresso continuo mosso da strati di follia ed incapacità.
La sobrietà di una parata militare non è il giusto contrappeso a chi soffre e muore tra le macerie di una terra sempre più ballerina che non viene messa in sicurezza, se non nella mente scellerata di qualche politico pronto a tirare fuori la bontà quando scappa il morto, altrimenti il bene comune è solo il biglietto da visita da presentare in campagna elettorale.
L’impressione evidente è che questo Paese versi in una situazione sociale ed economica drammatica, e non ha bisogno della politica per risollevarsi, anche perché l’interlocutore è sordo, il danaro scarseggia e la solitudine accresce ancora di più lo stato di angoscia e agitazione.
La società civile, chi davvero crede nel bene di questo paese, deve fare fronte comune nella solidarietà e nella condivisione materiale di programmi ed obiettivi, solo così è possibile mettere al bando uomini ed idee che hanno condotto al naufragio.
L’Italia ha bisogno degli italiani non di inutili parolai.
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