Pubblicate in Gazzetta Ufficiale le nuove modalità di detassazione
del salario di produttività, cioè della parte variabile di stipendio.
Quella che viene considerata anche dalla casalinga di Voghera come la
pietra angolare della nostra strategia di rilancio produttivo. E non è
un bel vedere.
Infatti, l’aliquota ridotta del 10 per cento varrà solo sui primi 2.500 euro e non su 6.000 come invece accadeva sinora.
Inoltre, la platea dei beneficiari si ridurrà, visto che il “beneficio”
sarà limitato ai percettori di reddito non superiore a 30.000 euro, dai
40.000 che vigevano lo scorso anno. Questa audace manovra farà in modo
che, nell’esempio dell’articolo del Corriere, un operaio con
imponibile di 35.000 euro lordi annui e 6.000 euro di straordinari, che
con la vecchia norma avrebbe pagato (tutto compreso, addizionali
incluse) solo 600 euro di tasse, da quest’anno si troverà a pagarne
quasi 1.770.
E non è finita: per il 2013 il governo ha appostato a
bilancio per questa fiscalità di vantaggio la miseria di 263 milioni di
euro. E’ quindi verosimile che l’agevolazione, il prossimo anno, verrà
erogata solo ai salariati con imponibile zero che siano anche in grado
di leggere alla rovescia la Divina Commedia durante il passaggio della
cometa di Halley. Si attendono convegni ed iniziative dedicati alla
produttività.
Saremo anche un paese in crisi fiscale conclamata ma, quando si tratta di rendersi ridicoli, non ci facciamo mancare mai nulla.
phastidio.net
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