L’ho detto e lo ripeto: l’uomo arancione, che se Pirandello avesse conosciuto avrebbe usato come pilastro nella sua distinzione tra il comico e l’umoristico, sta scientificamente attuando un piano per sgretolare l’Europa e controllare anche l’Italia.
I dazi che ha annunciato saranno differenziati a seconda del Paese non per bontà o simpatie (sai cosa gliene frega a Trump di questo o quel capo di governo), ma per creare astio, invidie e divisioni in seno all’Unione Europea ed impedire così che avvenga una risposta singola.
Chi si ritroverà dazi al 5 o al 10% sarà un “privilegiato” e verrà invidiato da chi li avrà al 15%. I secondi faranno quindi di tutto per ottenere una risposta dura e compatta dell’Ue, mentre i primi faranno l’esatto contrario per evitare di perdere lo status di “privilegiati” e ritrovarsi con dazi uguali agli altri. Il risultato sarà la rissa e l’immobilismo, ovviamente a vantaggio degli USA.
Mentre Trump agisce per vie ufficiali, incarica poi Musk di lavorare sottobanco. Il signor Musk si sta infatti già comprando e/o avviando collaborazioni con fonti d’informazione nei singoli Paesi europei, inclusa l’Italia (qui si è portato a casa una collaborazione con una pagina da un milione di follower, intanto). Nel mentre cerca di infilarsi in settori strategici, le cosiddette “infrastrutture critiche”, come spazio, comunicazioni militari, rete. Da un lato vuole quindi operare un controllo sui media finalizzato a condizionare l’opinione pubblica (aiutato in questo da Zuckerberg che si è già messo al servizio del duo), mentre dall’altro una stretta sulle suddette infrastrutture critiche per tenerci ben saldi (ci sarebbe metafora più colorita, ma evitiamo). Così anche se domani Meloni andasse a casa, questi avranno leve importanti per non farci andare fuori dai (loro) binari.
E siamo solo all’inizio, pochi mesi.
Chi non ci vede un “banale” piano geopolitico è perché non vuole vedercelo.
E se non vuole vederlo è perché o abbocca a qualsiasi cosa (altra metafora, avrei potuto esser più colorito) o ci guadagna. Non c’è una terza risposta.
Leonardo Cecchi
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