C’è un fil rouge che lega una non indifferente parte dell’iniziativa politica di questo governo nell’ultimo anno. E quel fil rouge è la chiara e netta volontà di non avere rotture di scatole, per dirla in parole semplici.
La riforma della giustizia (punitiva) che stanno proponendo ora è solo l’ultimo tassello. Il chiedere ai magistrati test psicoattitudinali l’ultima rivalsa. Prima era Report, prima ancora l’opposizione, domani Dio solo sa chi.
L’approccio è sempre lo stesso.
Io sbaglio, mi immischio o addirittura mi rendo protagonista in vicende torbide, borderline, scabrose, che hanno come conseguenza il fatto che qualcuno inizi a chiedermene conto. Ma il mio focus non va però “a monte”, sul fatto che io mi infili in quelle situazioni o porti sistematicamente ai vertici delle istituzioni gente che a cui con puntualità svizzera scoppia ciclicamente un caso giudiziario o almeno un esposto (l’ultimo, forse, arriverà per Lollobrigida). Il focus io lo metto “a valle”: per me il problema è che qualcuno si permetta di reagire.
Che sia l’opposizione, il giornalismo d’inchiesta o la magistratura è indifferente: il modus operandi resta lo stesso.
Questi signori basano un pezzo della loro iniziativa politica sul non volere rotture di scatole. E, conseguentemente, il provare a piegare il sistema Paese in funzione di ciò.
Leonardo Cecchi
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