Il 29 novembre del 1924 moriva a Bruxelles il compositore italiano GIACOMO PUCCINI (1858-1924). Nato a Lucca, sestogenito dei nove figli di Michele Puccini e Albina Magi, da quattro generazioni i Puccini erano maestri di cappella del Duomo di Lucca. La morte del padre, avvenuta quando Giacomo aveva solo cinque anni, mise in condizioni di ristrettezze economiche la famiglia. Il giovane fu mandato a studiare presso lo zio materno che lo definì un «falento», ossia un fannullone senza talento. Del Puccini studente si è detto: "entra in classe solo per consumare i pantaloni sulla sedia… ». Terminati dopo cinque anni (uno in più di quelli necessari) gli studi di base, si iscrisse all'Istituto Musicale di Lucca dove il padre era stato insegnante. A quattordici anni poté già cominciare a contribuire all'economia familiare suonando l'organo in varie chiese di Lucca. Nel 1876 assiste al teatro Nuovo di Pisa all'allestimento di Aida di Giuseppe Verdi, esperienza decisiva per la futura carriera facendo convogliare i suoi interessi verso l'opera. Decise quindi di trasferirsi a Milano per proseguire gli studi musicali con Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli. In quel periodo realizzò la sua prima composizione, il Preludio sinfonico (1876) cui fece seguito nel 1880 la Messa di Gloria e nel 1883 il Capriccio sinfonico. Al teatro musicale approdò nel 1884 con la sua prima opera, Le Villi cui seguì nel 1889 Edgar. Conseguì una propria concezione estetica a partire dalla terza opera, Manon Lescaut (1893), la cui prima torinese dette l’avvio ad una serie di grandi successi culminati in La bohème (1896), Tosca (1900) e Madama Butterfly (1904). Passarono sei anni prima che il genio del musicista toscano conseguisse un importante rinnovamento stilistico con La fanciulla del west (1910), opera commissionatagli dal Metropolitan di New York, che con la sua quasi totale assenza di materiale melodico strofico denunciò precise influenze debussiniane e straussiane, aprendo per Puccini una nuova fase creativa. L’opera successiva, la commedia lirica La rondine (1917) offrì in effetti simili procedimenti compositivi ed in misura minore anche il Trittico (1918 - Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi) nel quale Puccini presentò un vero e proprio caleidoscopio stilistico: dal raffinato verismo de Il tabarro, al supremo lirismo ascetico di Suor Angelica fino al più grande esempio di opera buffa italiana dopo il Falstaff di Verdi, ossia Gianni Schicchi. L’ultima ed incompiuta opera di Puccini fu Turandot, scritta negli anni funestati da quel tumore alla gola che lo avrebbe condotto alla morte. L'opera fu poi ultimata da Franco Alfano. Nella produzione di Puccini si è soliti distinguere due fasi principali, oltre a quella giovanile dei tormentati esperimenti de Le Villi ed Edgar. Una prima fase romantica e borghese cui appartengono le opere fino al 1904, fondate sulla poetica delle piccole cose, sui personaggi di psicologia minuta inseriti in ambienti ben variati ed identificati dal colore musicale, e la fase del rinnovamento vocale e sinfonico realizzato nei lavori della piena maturità. Si delinea così un percorso che, tenendo fermo il primato del canto e della comunicazione col pubblico, va dalla modernità scapigliata dei primi lavori alla modernità novecentesca degli ultimi, all’insegna di un aggiornamento continuo che fa di Puccini il protagonista più inquieto della fase crepuscolare dell’opera italiana. Era nato a Lucca il 22 dicembre del 1858. Le 12 opere di Giacomo Puccini: Le Villi (1884), Edgar (1889), Manon Lescaut (1893), La bohème (1896), Tosca (1900), Madama Butterfly (1904), La fanciulla del west (1910), La rondine (1917), Tabarro, Suor Angelica,Gianni Schicchi (1918), Turandot (1924).
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