sabato 18 ottobre 2014

Adriano Olivetti. L’imprenditore che credeva nella fabbrica a misura d’uomo

Adriano Olivetti. L'imprenditore che credeva nella fabbrica a misura d'uomo-M.F.- Ivrea, una cittadina nel cuore del Canavese, deve i suoi splendori, ormai decaduti, a una fabbrica,la Olivetti, e a un uomo, Adriano che fece grande il nome della città e della prima fabbrica italiana che produsse macchine da scrivere.
Adriano Olivetti, figlio di Camillo Olivetti che nel 1908 fondò l'omonima azienda, è stato un personaggio importante del secondo dopoguerra, non solo per il Canavese o per il Piemonte, ma per l'intero Paese.
Imprenditore, intellettuale, politico, urbanista, editore, saggista. Un ingegnere chimico, si laureò al Politecnico di Torino nel 1924, poliedrico e visionario che ha cambiato le regole della produzione, disegnando una fabbrica a misura d'uomo.
Adriano, negli anni della formazione, fu molto attento anche al dibattito sociale e politico; frequentando gli ambienti  liberali e riformisti ed entrando in contatto con Piero Gobetti e Carlo Rosselli. 
Al completamento degli studi inizia l'apprendistato, come operaio, nella ditta paterna, ricorda quel periodo come: "Una tortura per lo spirito, stavo imprigionato per delle ore che non finivano mai, nel nero e nel buio di una vecchia officina". Proprio per questo motivo i nuovi edifici che farà costruire saranno tutti di vetro e metallo.
Da quell'esperienza di apprendistato trarrà la convinzione che: "occorre capire il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri".
Un anno dopo, insieme al Direttore Tecnico dell’azienda, Domenico Burzio, va in America dove studia numerose fabbriche; al suo ritorno propone un vasto programma di interventi per modernizzare l'attività della Olivetti: organizzazione decentrata, direzione per funzioni, razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, sviluppo della rete commerciale in Italia e all'estero e più tardi, nel 1931, creazione di un Servizio Pubblicità, che fin dagli inizi ,si avvale del contributo di importanti artisti e designer.

Nel 1932 Adriano assume la Direzione della fabbrica di Ivrea, di cui diventa poi Presidente nel 1938, subentrando al padre Camillo. Adriano si pone l'obiettivo di modernizzare la Olivetti, proponendo un vastoprogramma di progetti e di innovazioni: l'organizzazione decentrata del personale, la direzione per funzioni, la razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, lo sviluppo della rete commerciale in Italia e all'estero, ed altre ancora. Le novità da lui introdotte sono caratterizzate da un'attenta e sensibile gestione dei dipendenti, sempre considerati dal punto di vista umano prima che come risorse produttive. 
Durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, Adriano, di origine ebrea e convinto anti-fascista, ripara in Svizzera; durante quel soggiorno ha il modo di completare la stesura del libro L'ordine politico delle comunità, pubblicato alla fine del 1945. In esso vi sono espresse le idee che saranno poi alla base delMovimento Comunità, da lui fondato nel 1948 a Torino, sulla base di una serie di proposte tese a istituire nuovi equilibri politici, sociali, economici tra il potere centrale e le autonomie locali. Il Canavese sarà il luogo prescelto da Adriano Olivetti per realizzare il suo ideale comunitario. 
L'esperienza del Movimento di Comunità nel Canavese è stata soprattutto un'esperienza di governo locale. Essa ebbe inizio tra il '52-'53, anni in cui amministratori comunitari, per la prima volta, assunsero la guida amministrativa di cinque Comuni. Si consolidò dopo le elezioni del 1956. In occasione delle elezioni politiche del 1958, il movimento decise di presentarsi insieme al Partito dei Contadini d'Italia e al Partito Sardo d'Azione nel cartello Comunità della Cultura, degli Operai e dei Contadini d'Italia il quale ottenne 173.227 voti (0,59%) alla Camera dei Deputati e 142.897 voti (0,55%) al Senato. Olivetti diventa l'unico parlamentare alla Camera del cartello elettorale con 18.923 preferenze.
Il progetto di Comunità perseguiva l'obiettivo di creare in Canavese una "Comunità concreta": ossia un raggruppamento di forze sociali, individualizzato storicamente, geograficamente ed economicamente, che fosse in grado di soddisfare con la propria azione collettiva bisogni essenziali dell'uomo quali: il lavoro, l'abitato, la cultura, il tempo libero, l'ambiente.
Obiettivo, questo, che avrebbe dovuto impegnare più generazioni ed avrebbe dovuto comportare la mobilitazione e la partecipazione dei Canavesani ad un lavoro comune.
Vennero creati centri comunitari, con il compito di organizzare il consenso politico e allo stesso tempo iniziative culturali, che contribuiscano a elevare il livello di vita dei piccoli centri canavesani investiti dal processo di industrializzazione. 
Lo stesso progetto cercò di portarlo, in qualche modo, anche all'interno della fabbrica. A Ivrea avvia la progettazione e costruzione di nuovi edifici industriali, uffici, case per dipendenti, mense, asili, dando origine ad un articolato sistema di servizi sociali.
In Olivetti cerca e ottiene la collaborazione di giovani e brillanti architetti, urbanisti e sociologi, ai quali chiede di garantire strutture architettoniche, organizzazione degli ambienti e del territorio capaci di far coesistere bellezza formale e funzionalità, miglioramento delle condizioni di lavoro nell’impresa e della qualità di vita al di fuori dall’azienda.
Nel suo stile di imprenditore, assume un particolare rilievo l’attenzione al miglioramento delle condizioni di vita dei dipendenti; nel 1948 negli stabilimenti di Ivrea viene costituito il Consiglio di Gestione, per molti anni unico esempio in Italia di organismo paritetico con un importante ruolo consultivo, vincolante per i temi socio-assistenziali. 
In più occasioni i dipendenti ottengono dall'Olivetti, in anticipo sui contratti collettivi, miglioramenti economici, dell’ambiente di lavoro e dei servizi sociali. L’azienda costruisce quartieri per i dipendenti, nuove sedi per i servizi sociali, la biblioteca, la mensa. Ha una nuova concezione di fabbrica e soprattutto di trattamento per i propri dipendenti.
Lo sviluppo di nuovi prodotti e l’aumento delle vendite creano l’esigenza di nuovi impianti. In Italia entrano in funzione gli stabilimenti di Pozzuoli e di Agliè (1955), di S. Bernardo di Ivrea (1956), della nuova ICO a Ivrea e di Caluso (1957); in Brasile nel 1959 si inaugura il nuovo stabilimento di San Paolo.
Gli ottimi risultati ottenuti con i prodotti per ufficio non distolgono l'attenzione di Adriano Olivetti dall'emergente tecnologia elettronica e nel 1959 l'azienda può presentare l'Elea 9003, il primo calcolatore elettronico italiano, sviluppato con soluzioni tecnologiche d’avanguardia.
In un momento di benessere ed espansione che l'azienda di Ivrea stava vivendo, Adriano Olivetti muore improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna: è il 27 febbraio 1960, lasciando un'azienda presente su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all'estero; ma soprattutto lascia un’impronta indelebile nella storia di un territorio che ancora oggi non riesce a non identificarsi nella grande azienda che fu la Olivetti.
 

http://www.articolotre.com/2014/10/adriano-olivetti-limprenditore-che-credeva-nella-fabbrica-a-misura-duomo/

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