PIÙ DI UN’OSPITATA TV POTÈ UN TWEET - VERONESI PRESENTA IL NUOVO ROMANZO SOLO AI BLOGGER: L’ELOGIO DIGITALE CONTA PIÙ DELLE RECENSIONI MARCHETTA – SOLO GLI ANTICHI ECO E CAMILLERI SI POSSONO PERMETTERE DI FARE A MENO DEI SOCIAL
Ma tutto questo agitarsi fa vendere più copie? - “Non avevo aspettative promozionali, quanto di conoscenza e di scoperta”, ha spiegato Veronesi - La Twitter reputation vale più per gli esordienti. O quelli più insicuri, che compensano l’ansia da scomparsa in libreria con la presenza sui social…
Elisabetta Ambrosi per il “Fatto quotidiano”
Povero Pietro Paladini. Allora il quarantenne protagonista di Caos Calmo, il romanzo di Sandro Veronesi uscito nel 2005, era rimbalzato nelle pagine culturali di riviste e quotidiani, per poi incamminarsi verso la marcia trionfale del Premio Strega. Oggi, invece, ricomparso a quasi dieci anni nel nuovo libro Terre rare (Bompiani), non solo si trova abbandonato, tra le pagine del romanzo, da figlia e socio (e con la Guardia di Finanza in ufficio), ma soprattutto deve affrontare, proprio come il suo autore, un mercato editoriale stravolto.
Nemmeno un autore di successo, oggi, può fare a meno della web reputation. È fondamentale, più di un buona recensione sui giornali o di un’ospitata televisiva. L’elogio digitale è il più ambito. E infatti ieri a Roma il nuovo romanzo di Sandro Veronesi – all’insegna dell’hashtag #terrerare – è stato presentato esclusivamente a blogger e giornalisti web.
Che rispetto ai vecchi recensori, maschi di mezza età dai contratti inamovibili in quotidiani e riviste, hanno subito una radicale mutazione antropologica: oggi sono trenta-quarantenni che fanno una mezza dozzina di mestieri insieme o che magari scrivono o twittano semplicemente per passione, o per avere in cambio una copia gratis.
Ma a mutare è anche la nuova recensione 2.0, ormai oltre il bene e il male: né marchetta barocca né stroncatura feroce, oggi quasi sempre è un breve commento che si accompagna all’immagine di copertina, oppure è un tweet che racconta un dettaglio, un’emozione temporanea, pezzetti di trama, una battuta. “Perché in tutti noi c’è un po’ di Pietro Paladini”, cinguettava Simone Martelli mentre nel frattempo lo scrittore, jeans e camicia, spiegava ai suoi ascoltatori fisici o collegati in streaming che la rete è un luogo a rischio dispersione perché tutti i contenuti sembrano uguali.
“Non vedo l’ora di leggere Terre rare di @Sandro Veronesi”, twittava il giornalista Andrea Salerno”; “Ma quant’è bello Terre Rare”, scriveva sic et simpliciter lo scrittore Diego De Silvia, mentre Maurizio Crosetti digitava: “Molta voglia di leggere Terre rare, anche perché il caos non è davvero mai calmo”.
Gli editori l’hanno capito da un pezzo: parlare di libri su Twitter oggi è più cool della carta stampata, anche perché i potenziali recensori si moltiplicano. “Sei il lettore giusto al posto giusto. Mettiti comodo e guardati intorno: benvenuto da Rizzoli”, recita l’account della casa editrice milanese. “Parla, e sii breve e arguto”, raccomanda invece l’account Einaudi.
Su Twitter non si butta via niente: si offrono ai lettori notizie sui libri, link a interviste, citazioni, pillole di recensioni di blogger spezzettate da agguerriti uffici stampa per farle durare più a lungo nei social, immagini di copertina postate magari dagli stessi autori a casa loro, oppure si ritwittano opinioni di lettori o di account librari – tra gli altri @stoleggendo, @tropicodellibro, @twitteratura, @bookrepublic, @fallabreve, @chiusoperkindle, @casalettori, @Zeldawasawriter – sperando però soprattutto nella battuta degli scrittori famosi:
oggi ultra sollecitati specie quando fanno parte della stessa scuderia (come Saviano per Feltrinelli), perché concedano l’analogo digitale della fascetta gialla, quand’anche fosse un semplice sintagma – “un libro necessario” – o perché retweettino ai loro seguaci, in fondo cosa costa?, una buona parola messa da qualcuno su questo o quell’altro titolo.
Ma tutto questo agitarsi fa vendere più copie? Non molto , per la verità e gli stessi scrittori ne sono consapevoli: “Non avevo aspettative promozionali, quanto di conoscenza e di scoperta”, ha spiegato ieri Veronesi. Ma la web, anzi la Twitter reputation conta molto, anche se non per tutti: “I più grandi come Eco e Camilleri se ne fottono allegramente”, racconta l’ufficio stampa di una grande casa editrice. “Forse vale più per gli esordienti. O quelli più insicuri, che compensano l’ansia da scomparsa in libreria con la presenza sui social. Perché magari di copie se ne vendono sempre meno, ma vuoi mettere, avere migliaia di follower?”.
Nessun commento:
Posta un commento