"Se un giocatore non si rivolgeva a me con rispetto, diventavo molto severo. Ma non lasciavo che l’episodio si consumasse: affrontavo la cosa con tempestività, faccia a faccia. L'errore può capitare, ma sul comportamento non si transige. Ma erano cose che un allenatore poteva fare vent'anni fa, perché c'era solo lui con un preparatore atletico ed uno dei portieri, i giocatori rispondevano a me ed io a loro. Ora è tutto diverso, ogni allenatore ha almeno 7-8 persone nel proprio staff, non c'è più quel contatto diretto con il giocatore.
Il calcio di oggi l'ho un po' accantonato, si può dire che la nostalgia riempia le mie giornate, ma è una nostalgia non malinconica, perché suscitata da ricordi felici. La mia vita è semplice ma lo era anche quando allenavo, ogni volta che finiva la partita tornavo sempre al mio trattore. Era un calcio diverso quello degli anni '90, era un calcio per le persone e quindi per i tifosi. C'erano grandi campioni in campo, ma era gente semplice fuori, non cambiavano maglia ogni due anni. Il calcio potrebbe essere un formidabile veicolo di comunicazione positiva fra le persone, eppure è sempre più esasperato e confuso, in troppi vendono fumo. E il fumo si vede".
La promozione a Parma con le vittorie in Italia e in Europa. E poi le avventure all'estero, i successi in Russia e Ucraina e la Coppa Intercontinentale con il Borussia Dortmund.
Tanti auguri Nevio Scala, buon compleanno ❤️
Fonte: La Repubblica
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