giovedì 4 novembre 2021

I figli del nemico

 

“SOPPRIMETE QUEI BASTARDI”: NEL NOME DELLA PATRIA NAZIONALISTI E ISTITUZIONI NEL 1918 CHIESERO ALLE DONNE DI ABORTIRE O DI ABBANDONARE I NEONATI “FIGLI DEL NEMICO”. RICORDIAMO QUESTA STORIA NELL'ANNIVERSARIO DELLA FINE DELLA GRANDE GUERRA




“Lo Stato ha più che il diritto, il dover assoluto di difendere la società, sopprimendo comunque questi bastardi tedeschi, i quali se nascessero e vivessero sarebbero per le loro origini psicologiche e fisiche dei degenerati, dei delinquenti nati, e quindi ad un tempo, degli infelici e un pericolo permanente per lo Stato”.

Così tuonava Francesco Zanardino della Lega antitedesca sul Popolo d’Italia, il giornale di Mussolini.

Alla fine della Grande guerra tutte le istituzioni italiane erano radicalmente antiabortiste. Nonostante ciò alle donne italiane che nel corso della guerra avevano avuto relazioni più o meno volontarie con soldati degli eserciti nemici si chiese con violenza di abortire.

In molti casi si era trattato di autentici stupri di guerra, in altri, invece, furono i bisogni materiali o veri sentimenti a condurre molte donne in braccia “straniere”.

Si calcola che quasi un migliaio di donne siano rimaste “incinte del nemico”.

Ovviamente agli uomini di governo, ai nazionalisti e alla monarchia nulla interessava della condizione fisica e morale delle donne, delle durissime prove a cui erano state sottoposte dalla guerra, delle sofferenze patite, delle violenze subite. La violazione dei loro corpi non era percepita come un grave fatto morale.

Gli stupri e le relazioni erano solo una “questione nazionale”; una serie di atti che ledevano l’onore della patria. E i bambini che ne sarebbero nati diventavano, per le pubbliche autorità, la prova vivente che il decoro italiano era stato calpestato.

Numerosi intellettuali, giornalisti, politici, parlarono inoltre di “decadimento della razza”, di futuri “disordini sociali”, di “nemici politici” ancora in fasce.

I corpi delle donne così ancora una volta divennero altrui proprietà, su cui tutti potevano dire la loro fuorché le dirette interessate.

Alcune decisero di non portare avanti la gravidanza dinnanzi alle pressioni subite, altre invece diedero alla luce i “figli del nemico”. Per molti di questi neonati si aprirono le porte degli orfanotrofi. Altre madri invece vennero abbandonate dai mariti che si portarono via la “prole legittima”, lasciando le mogli in condizioni di estrema povertà. Qualche capofamiglia infine accettò di accogliere figli che non erano biologicamente propri.

Con l’avvento del fascismo i figli del nemico divennero degli appestati di cui non si doveva più parlare. Reclusi negli istituti ne uscirono talvolta solo per andare a combattere nella Seconda guerra mondiale. Ora che bisognava morire per lei, quella patria che non li aveva mai voluti si ricordava bene della loro esistenza.


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