Emma Ruzzon ha 24 anni ed è la Presidente del Consiglio degli Studenti di Padova.
In occasione dell’apertura dell’anno accademico, ha compiuto un gesto forte, eclatante: si è tolta simbolicamente la camicia nera che indossava.
Ma la cosa più importante, preziosa, non è il gesto in sé (quella era solo un’esca comunicativa, riuscitissima, per attirare l’attenzione dei più distratti sul tema), piuttosto ciò che ha detto prima, dopo e durante per spiegarne il senso.
“La Storia che studiamo ci ricorda che quest’anno ricorrono otto decenni dalla liberazione dal nazifascismo.
Ma anche oggi è Storia, e sta a noi decidere come vogliamo venga ricordata otto decenni da ora.
C’è chi ci taccia di sensazionalismo, di infantilismo addirittura, quando esprimiamo timore dinnanzi ai semi di guerra e di odio che vediamo in tutto il mondo, come in Italia. E invece sappiamo, proprio per gli strumenti che la nostra storia ci ha affidato, che il fascismo non è stato solo quello dell’olio di ricino e delle leggi razziali, ma anche controllo dell’informazione e dei corpi delle persone, libertà garantita solo per alcuni, un approccio alla violenza che si prova a nascondere sotto il tappeto ma che ritorna, per esempio, nei pestaggi in strada o davanti alle scuole superiori, l’ultimo di pochi giorni fa a Vicenza.
La Storia ci insegna a leggere i segnali, anche quando si presentano in modo diverso, ma se qualcuno non vuole proprio coglierli, davvero è necessario vedere le camicie nere in giro? Oggi ho questa indosso perché l'occasione richiede formalità, ma, se proprio serve parlare il linguaggio dei simboli, facciamo che nel dubbio io me la tolgo, ma senza alcuna paura di affermare che molti in questo Paese dovrebbero togliersela per davvero.”
Perfetta. Puntuale. Chiarissima. Come sempre.
La meglio gioventù.
Lorenzo Tosa
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