MATA HARI VIENE GIUSTIZIATA
Lunedì 15 ottobre 1917, a Vincennes venne fucilata la ballerina olandese Mata Hari. Alta, affascinante, elegante, colta e intelligente, parlava sei lingue ed era dotata di un’enorme intraprendenza. Si trasferì a Parigi il 24 marzo 1904 prendendo alloggio al Grand Hotel e nel giro di un anno ottenne un clamoroso successo artistico internazionale. Affascinata dalla vita mondana e dopo aver divorziato dal marito, passò da un amante all’altro. Allo scoppio della Guerra, Mata Hari divenne, col numero di codice H21, una delle più abili spie dei servizi segreti tedeschi. La fine di Mata Hari arrivò quando, confidando troppo sulle sue protezioni altolocate, iniziò a fare il doppio gioco, servendo anche lo spionaggio francese. Il 15 ottobre 1917 Mata Hari, che dopo il processo occupava una cella in comune con altre due detenute, venne svegliata all'alba da una brutta notizia: la domanda di grazia era stata respinta e non restava altra scelta se non l'esecuzione. Si vestì con la consueta eleganza, assistita da due suore. Su sua richiesta, il pastore Arboux la battezzò; indossato un cappello di paglia di Firenze con veletta, un mantello sulle spalle e infilati i guanti, fu accompagnata da suor Léonide e suor Marie, dal pastore, dall'avvocato Clunet, dai dottori Bizard, Socquet, Bralet, dal capitano Pierre Bouchardon e dai gendarmi nell'ufficio del direttore, dove scrisse tre lettere (che tuttavia la direzione del carcere non spedì mai) indirizzate alla figlia Jeanne Louise, al capitano Masslov e all'ambasciatore d'Olanda Cambon.
Tre furgoni portarono il corteo al castello di Vincennes dove vi giunsero verso le sei e trenta di una fredda e nebbiosa mattina. Al braccio di suor Marie, si avviò con molta fermezza al luogo fissato per l'esecuzione, dove venne salutata, come è previsto, da un plotone che le presentò le armi. Ricambiato più volte il saluto con cortesi cenni del capo, fu legata al palo; rifiutata la benda, poté guardare di fronte a sé i dodici fanti, reduci dal fronte, ai quali era stato assegnato il compito di giustiziarla. Dei dodici colpi, solo quattro la colpirono, uno sulla coscia, uno sul ginocchio, uno sul lato sinistro. Il quarto trafisse il cuore, uccidendola all'istante: il maresciallo Pétey diede alla nuca un inutile colpo di grazia. Nessuno reclamò il corpo, il quale fu trasportato all'Istituto di medicina legale di Parigi, sezionato e in seguito sepolto in una fossa comune. Terminò così la vita dell’agente segreto più celebre e più romanzato della storia.
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