domenica 23 ottobre 2022

Antonio De Rosa

 


Lo crivellarono di colpi per un’unica colpa: un giubbino di pelle simile a quello di un camorrista condannato a morte.


Antonio De Rosa era un medico di base di Giugliano, Napoli. Un padre di famiglia e una brava persona. Uno di quei medici che si fa il giro di tutti gli anziani nella zona anche solo per una visita di cortesia. Quel tipo di persona che diceva: “Non ce la faccio a dire di no” quando stava per uscire con la famiglia e riceveva una chiamata da uno dei suoi pazienti che gli chiedevano di andare da loro.


Non ebbe colpa alcuna quel 23 ottobre, se non essere scambiato per un camorrista della zona. Ucciso mentre parlava con alcuni condomini. Ucciso due volte, in realtà. Perché la moglie, immotivatamente, venne lasciata sola da tutti, amici, parenti, conoscenti. Sola con due figli piccoli da dover gestire, da dover crescere. Sola perché quando ti toccano le mafie diventi un problema, anche se non c’entri niente.


Nel ricordare questa vittima innocente della mafia, ricordiamo anche tutti i tragici problemi che derivano come conseguenza di episodi altrettanto tragici. Problemi su cui spesso lo Stato manca, non fa abbastanza, lascia soli. E sui cui occorrerebbe invece lavorare moltissimo.

Leonardo Cecchi

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