Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, precisamente con il Trattato di Parigi del 1947, l’Italia e le forze alleate riconobbero, sotto il controllo delle Nazioni Unite, la nascita del Territorio Libero di Trieste. Tale stato neutrale, che contava poco meno di 400mila abitanti, di cui oltre 250mila italiani e circa 85mila sloveni, fu diviso in due zone: la A, che andava da San Giovanni di Duino a Muggia, comprendeva la città di Trieste ed era sotto il controllo militare alleato, mentre la B includeva la parte nord-ovest dell’Istria ed era gestita dall’esercito jugoslavo. Nel 1954, con l’Operazione Giardinaggio, il confine tra le due parti venne leggermente “spuntato”: circa 11 chilometri quadrati di territorio, compresi tra Muggia e San Dorligo della Valle, passarono alla zona B.
Il provvedimento colpì 3855 persone residenti, molte delle quali cercarono di fuggire e riparare nell’area anglo-americana. Questa rettifica fu dettata da diverse motivazioni che risentirono del clima teso della Guerra Fredda. Interesse degli Alleati era, infatti, tutelare Trieste in quanto punto strategico ed evitare scontri di confine anche perché, come è noto, l’Italia faceva parte della sfera d’influenza americana, mentre la Jugoslavia di quella sovietica. In cambio della rinuncia alla zona A e a Trieste, però, dovette essere offerto un “tributo” territoriale al maresciallo Tito. Con la firma del Memorandum di Londra del 5 ottobre 1954, Italia, USA, Regno Unito e Jugoslavia confermarono le rettifiche territoriali e sancirono il passaggio dall’amministrazione della zona A all’Italia. Questa nuova linea di demarcazione divenne il confine ufficiale (con piccole modifiche) tra il nostro Paese e l’allora Jugoslavia con il Trattato di Osimo del 1975.
CriniStoria
Nessun commento:
Posta un commento