«Ho il Cagliari tatuato sulla spalla e nel cuore e anche se volessi non potrei mai levarmi di dosso questi colori. E vedere i miei figli indossare quella maglia nelle giovanili rossoblù mi rende felice, un bambino come loro. Ho dato tutto me stesso per il Cagliari e il Cagliari ha trasformato la mia vita in un sogno. Per questo oggi mi sento un uomo triste ma fortunato».
Finisce così la lettera che Daniele Conti scrisse dopo la sua ultima partita col Cagliari, la squadra della sua vita e la sua «seconda pelle», vinta 4-3 contro l’Udinese il 31 maggio del 2015. Proprio come in questa stagione, anche sette anni fa finì con un verdetto amaro visto che quel successo non servì affatto a evitare la retrocessione in Serie B.
«Purtroppo - scrive proprio Conti nella sua lettera da capitano e uomo vero - vado via con un rimpianto che mi stritola ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. Non essere riuscito ad aiutare la squadra a evitare la retrocessione è un peccato che non mi perdonerò mai e rende questo momento ancora più amaro. Tifo e spero con tutto il cuore affinché il presidente Giulini riporti al più presto il Cagliari dove merita di stare».
Arrivato a 19 anni, lascia la Sardegna dopo 16 stagioni, 464 presenze - nessuno come lui - e 51 gol. «Ho deciso di terminare qui la mia avventura con il Cagliari perché, pur sentendomi ancora un calciatore fisicamente integro, ho avuto il dubbio di non essere più in grado di garantire, come ho fatto sinora, quella dedizione mentale, nel senso più ampio del termine, che questa maglia merita a prescindere dall'importanza di una partita e dalla categoria. Una scelta sofferta, la più sofferta». Daniele Conti👏🏻
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