Era
una ragazza come tante, Nada. Era nata il 6 settembre del 1923 da una
famiglia serbo - croata di Divoselo, vicino Gospic, nella Croazia
meridionale. Aveva terminato con successo il liceo e aveva cominciato a
frequentare una scuola di economia quando la sua esistenza - come quella
di milioni di jugoslavi - venne sconvolta dall’invasione nazista nella
primavera del 1941. Dal 1938 faceva parte della sezione giovanile del
partito comunista. La ragazza alternava lo studio e la militanza
politica e, con l’invasione delle forze italotedesche, scelse presto
cosa fare: si unì ai partigiani del 1° distaccamento di Sisak, la prima
unità partigiana della Croazia. Dai libri Nada passò alle pistole, ai
fucili, alle bombe e agli atti di sabotaggio. Una guerra contro un
avversario molto più forte e meglio armato. Ma i tedeschi e gli italiani
non erano i soli nemici da affrontare: al loro fianco si erano
organizzati anche gli Ustascia, un movimento di estrema destra croato
che appoggiava gli eserciti occupanti. Come spesso accade in situazioni
simili, i collaborazionisti locali furono tra le truppe più sanguinarie e
feroci utilizzate nella repressione dei partigiani. Furono proprio loro
a catturare Nada per la prima volta, nel 1941, e la portarono a
Zagabria per interrogarla. Fu allora che la ragazza ingoiò del veleno
per uccidersi ed evitare di sottoporsi alle torture degli Ustascia. Ma i
partigiani di Zagabria la soccorsero in tempo e la salvarono da morte
certa. Nada aveva sfiorato la morte, ma non era certo un motivo
sufficiente per interrompere la lotta. Una volta che fu di nuovo in
forze, infatti, partì alla volta di Karlovac per infiltrarsi come agente
sotto copertura. Questa volta furono gli italiani a catturarla, verso
la fine del 1941: aveva sparato ad un ustascia che voleva identificarla.
Sempre gli italiani la consegnarono, il 3 dicembre, nuovamente agli
Ustascia. Seguirono settimane di torture continue, alle quali seguì solo
il suo silenzio: Nada non disse una sola parola riguardo i suoi
compagni e le attività partigiane della zona. Nel febbraio del 1942
venne quindi trasferita nel famoso campo di prigionia di Stara Gradiska.
Il 17 marzo, infine, venne fucilata. Nada moriva così a neanche 19
anni.
Per approfondire: Tra il fascio e la svastica - Storia e crimini del movumento Ustascia, di Giacomo Scotti, che potete trovare nel nostro catalogo al seguente link:
https://bit.ly/37gLvBd
https://www.facebook.com/cannibaliere/photos/a.989651244486682/3736638556454590/
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