mercoledì 17 marzo 2021

IL 17 MARZO 1942 LA PARTIGIANA NADA DIMIĆ A SOLI 19 ANNI FU UCCISA DAGLI USTASCIA CROATI. PREFERÌ SUBIRE IN SILENZIO SETTIMANE DI TORTURE E POI LA MORTE PIUTTOSTO CHE TRADIRE I SUOI COMPAGNI

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Era una ragazza come tante, Nada. Era nata il 6 settembre del 1923 da una famiglia serbo - croata di Divoselo, vicino Gospic, nella Croazia meridionale. Aveva terminato con successo il liceo e aveva cominciato a frequentare una scuola di economia quando la sua esistenza - come quella di milioni di jugoslavi - venne sconvolta dall’invasione nazista nella primavera del 1941. Dal 1938 faceva parte della sezione giovanile del partito comunista. La ragazza alternava lo studio e la militanza politica e, con l’invasione delle forze italotedesche, scelse presto cosa fare: si unì ai partigiani del 1° distaccamento di Sisak, la prima unità partigiana della Croazia. Dai libri Nada passò alle pistole, ai fucili, alle bombe e agli atti di sabotaggio. Una guerra contro un avversario molto più forte e meglio armato. Ma i tedeschi e gli italiani non erano i soli nemici da affrontare: al loro fianco si erano organizzati anche gli Ustascia, un movimento di estrema destra croato che appoggiava gli eserciti occupanti. Come spesso accade in situazioni simili, i collaborazionisti locali furono tra le truppe più sanguinarie e feroci utilizzate nella repressione dei partigiani. Furono proprio loro a catturare Nada per la prima volta, nel 1941, e la portarono a Zagabria per interrogarla. Fu allora che la ragazza ingoiò del veleno per uccidersi ed evitare di sottoporsi alle torture degli Ustascia. Ma i partigiani di Zagabria la soccorsero in tempo e la salvarono da morte certa. Nada aveva sfiorato la morte, ma non era certo un motivo sufficiente per interrompere la lotta. Una volta che fu di nuovo in forze, infatti, partì alla volta di Karlovac per infiltrarsi come agente sotto copertura. Questa volta furono gli italiani a catturarla, verso la fine del 1941: aveva sparato ad un ustascia che voleva identificarla. Sempre gli italiani la consegnarono, il 3 dicembre, nuovamente agli Ustascia. Seguirono settimane di torture continue, alle quali seguì solo il suo silenzio: Nada non disse una sola parola riguardo i suoi compagni e le attività partigiane della zona. Nel febbraio del 1942 venne quindi trasferita nel famoso campo di prigionia di Stara Gradiska. Il 17 marzo, infine, venne fucilata. Nada moriva così a neanche 19 anni.



Per approfondire: Tra il fascio e la svastica - Storia e crimini del movumento Ustascia, di Giacomo Scotti, che potete trovare nel nostro catalogo al seguente link:

https://bit.ly/37gLvBd 

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