lunedì 29 marzo 2021

Maddalena, morta di overdose a Roma. Il fratello: «Era geniale e fragile, non ha superato l'addio del padre eroe»

 Aveva 20 anni Maddalena Urbani, figlia del medico Carlo, eroe e vittima della Sars e Premio Nobel per la Pace nel 1999: ne avrebbe compiuti 21 a maggio, ma è morta sabato in un appartamento in zona Cassia a Roma Nord, forse per un'overdose. In relazione alla sua morte è stato fermato il suo presunto pusher, un siriano che abitava proprio in quella casa ed era ai domiciliari oper reati di droga. Qualche risposta in più la darà l'autopsia, già disposta nell'ambito dell'inchiesta aperta della Procura di Roma.

Maddalena aveva due fratelli, Tommaso di 33 anni e Luca di 25: e proprio quest'ultimo, ad Alessia Marani del quotidiano Il Messaggero, ha raccontato di come la sorella avesse «solo 3 anni quando papà è morto, le è stato strappato via, è lei che ha subito il trauma più grande e alla fine ha pagato più di tutti. La sua scomparsa attribuita a una overdose ci sconvolge, forse era finita in un giro di brutte amicizie. Ma non era una tossicodipendente, mia sorella era altro: era passione per l’arte e amore per gli altri, generosa come lo era stato nostro padre Carlo».

 

«Mia mamma è distrutta dal dolore», dice Luca, che definisce la sorella «una giovane donna determinata e orgogliosa della sua indipendenza. Si era scelta un nome, Malìa, e così si faceva chiamare da tutti. Si era trasferita a 19 anni a Perugia dopo avere interrotto gli studi. Era andata a vivere da sola in un bell’appartamento in Centro, vicino al bar dove aveva preso a lavorare con tanto impegno per rendersi autonoma. Con mamma eravamo andati a trovarla per Natale, ci sentivamo sempre, anche in videochiamata con Tommaso che era più lontano, e proprio due giorni fa mi aveva assicurato che sarebbe venuta per la mia laurea, la prossima settimana».

 

 

A segnare la vita della giovane era stata la morte del padre, a capo dell'unità investigativa pandemica dell'Oms in Vietnam nel 2000 dove Maddalena, dopo la nascita, aveva vissuto per tre anni. Poi aveva vissuto alti e bassi: «Era generosa e socievole - ricorda il fratello al Messaggero - Faceva amicizia con tante persone. Ci parlavi un’ora e ti entrava subito nel cuore. Temo che sia stata proprio qualche cattiva amicizia a portarcela via. Già una volta in passato la strappammo a delle cattive amicizie, ma la droga non c’entrava nulla».

 

«Mia sorella - aggiunge - non aveva problemi di tossicodipendenza, non toccava droghe pesanti. Non sappiamo cosa può essere accaduto». «Non vorremmo, però, che qualcuno prima di pensare ad aiutare Maddalena che stava male, abbia pensato a salvare se stesso. Ma è solo un pensiero anche prematuro, non vogliamo accusare nessuno».  Intanto il siriano 64enne che l'aveva ospitata in quella casa, Abdul Aziz Rajab, è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Roma per detenzione di droga: ma è possibile che al termine dell'autopsia il reato di cui viene accusato diventi quello di morte in conseguenza di altro delitto o addirittura di omicidio.

 

 

L'autopsia, spiega ancora Il Messaggero, sarà determinante per capire a che ora è morta la ragazza, quale sostanza ha causato l'overdose e se Maddalena abbia subito violenze. A chiamare l’ambulanza era stata intorno alle 13,30 l’amica 23enne che era arrivata con lei a Roma dall’Umbria: ma da lei e dal siriano, agli arresti domiciliari per traffico di droga, sono state fornite agli investigatori versioni piene di buchi e contraddizioni. Avrebbero infatti detto che Maddalena si era sentita male per strada e casualmente era poi finita in casa del siriano a cui avevano chiesto aiuto. Versione smontata dai primi riscontri: le due ragazze si trovavano in quella casa già dalla sera precedente, e conoscevano bene il siriano. Il sospetto è che nella concitazione ci sia stato qualche ritardo nel chiamare i soccorsi.


 

https://www.leggo.it/italia/roma/maddalena_morta_di_overdose_fratello_geniale_fragile_giallo_siriano_amica-5863112.html

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