Coronavirus, il direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani, Francesco Vaia, ospite di Mara Venier a Domenica In fa il punto della situazione. «Abbiamo tre armi molto efficaci: dobbiamo accelerare su tutti i fronti», le parole del prof. Vaia.
«La prima arma a nostra disposizione è il vaccino ed è quella principale. Sono tutti efficaci e sicuri, ma abbiamo bisogno di più dosi per allestire una campagna vaccinale di massa davvero efficace. I dati provenienti dal Regno Unito e da altri paesi che sono più avanti di noi lo dimostrano: i vaccini abbattono non solo la mortalità, ma anche il contagio stesso» - spiega il professor Francesco Vaia - «Voglio sperare che dietro i vaccini non ancora approvati non ci siano chissà quali interessi geopolitici, la scienza è universale e non può dipendere dai rapporti di potere e tra le nazioni».
La seconda arma tra quelle citate dal professor Vaia, invece, è ancora più recente. «Gli anticorpi monoclonali sono stati approvati da poco anche in Italia e sono un'arma essenziale, ma che può essere utilizzata solo in alcuni casi» - le parole del direttore sanitario dello Spallanzani - «I monoclonali sono un tipo di farmaci molto costoso e complesso da realizzare, che possono essere usati solo tra i tre e i sette giorni dall'infezione e nelle persone più fragili, con patologie come diabete, ipertensione, obesità, per evitare che finiscano ricoverati o peggio in terapia intensiva. Stiamo già lavorando alla produzione di anticorpi monoclonali più economici».
C'è poi l'ultima delle armi a disposizione per combattere il Covid. Quale? Francesco Vaia lo spiega molto semplicemente: «Siamo noi stessi, cittadini e istituzioni, che dobbiamo tutti andare dalla stessa parte. Dopo oltre un anno siamo tutti stanchi, è vero e lo capisco, ma dobbiamo capire che se seguiamo tutte le misure necessarie, ne usciremo prima».
In collegamento con lo studio di Domenica In c'è anche Alessandro Sallusti, che chiede informazioni sul Post Covid o Long Covid, l'insieme di differenti patologie che colpiscono tanti pazienti anche a distanza di tanti mesi dall'infezione. Al direttore de Il Giornale, il professor Vaia risponde così: «Non per vantarmi, ma allo Spallanzani abbiamo già iniziato a seguire costantemente i pazienti che accusano ancora problemi dopo essersi negativizzati. Ci sono problemi di varia natura di cui sappiamo ancora molto poco, ma in questo senso ci occupiamo soprattutto dei danni psicologici causati dalla pandemia, che sono immensi e potenzialmente devastanti. Pensiamo ai bambini e ai ragazzi, la riapertura delle scuole è un bene ma non basta. Non possiamo costringerli tutto il tempo davanti a uno schermo, occorre promuovere uno stile di vita sano, all'aperto».
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