BERNA – Dopo anni di denunce in campo antropologico, avallate da stampa e informazione televisiva, una ricerca condotta giovedì dall’Associazione Cioccolate Lombrosiane proverebbe che essere straniero è condizione sufficiente affinché i ribosomi contenuti nelle proprie cellule si muovano di moto circolare violento, indipendentemente dal fatto che l’Apparato del Golgi li stia guardando. Lo studio è stato sponsorizzato dal partito svizzero di destra populista SVP, e coadiuvato da gruppi di intellettuali e personalità di spicco della politica europea quali Marine le Pen, Christian Strache, Veri Finlandesi, Jobbik, Alba Dorata e nove leghisti a scelta.
Alla base dell’indagine vi è un esperimento che ha mescolato i baffi di 5 individui di provenienza mediterranea in una lattina da 33ml. Una volta scossa per 5 minuti, la lattina è esplosa seguendo il principio di “azione – reazione bingo bongo”. Il passaggio dimostrativo viene spiegato in un editoriale del quotidiano “La Padania”: confrontando la percentuale di ‘nduja nel sangue con i cromosomi dei lunghi coltelli, risulta chiara la relazione fra i tratti somatici e l’alta percentuale genetica di aggressività, soprattutto minorile, giovanile e di mezz’età.
Non si è fatta attendere la reazione della cooperativa italiana CODFATAL (Colleghi Ottusi Di Fronte A Te Al Lavoro) che ha subito preteso un incontro con i fanatici della Patria e le camicie verdi. Secondo indiscrezioni trapelate dalla serata di gala, si è concluso che le etnie diverse dalla propria delinquano con maggiore brutalità: è stato perciò opportuno aggiornare l’acronimo dell’acido desossiribonucleico con la dicitura più appropriata “Delinquente Non Amorevole” (da non confondere con D.M.A. “Delinquente Molto Amorevole”, relativa agli autoctoni).
Lo studio è di particolare importanza soprattutto sul piano civico : ha infatti acceso forti tensioni fra gruppi sociali distanti pochi chilometri tra loro, una volta che si sono accorti di essere i terroni di turno.
Federico Righi
http://www.lercio.it/studio-svizzero-rivela-la-delinquenza-ha-forti-radici-nei-terroni/
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