Mascheredes, beuffons e falò, sulle Alpi il Carnevale è cultura popolare e tradizione
Simbolismo, così la comunità montana pesca nelle radici più profonde
(di Paola Mentuccia) - Il clima allegro e giocoso del Carnevale coinvolge numerose città italiane, riflettendo l’identità e la tradizione di ciascun territorio. L’antico rito di scacciare l’inverno e accogliere la rinascita della natura nella stagione mite si accompagna a travestimenti e maschere irridenti, a spettacoli legati alle attrattive turistiche delle località che li ospitano. In particolare, in tutte le valli alpine, il Carnevale assume espressioni cariche di simbolismo: la festa diventaun tuffo nella cultura popolare e nelle radici più profonde del territorio con il comune denominatore dell’aggregazione e del divertimento.
In Valle del Chiese e in tutte le Giudicarie, il Gran Carnevale di Storo da molti anni anima la comunità: clou dell’evento sono le due sfilate di gruppi mascherati e carri allegorici, alle quali parteciperanno gruppi da tutte le valli Giudicarie, e il tradizionale ballo in maschera di chiusura. Nell’allegra e spensierata atmosfera delle feste di Carnevale si rinnova, inoltre, il matrimonio tra il territorio e i suoi prodotti tipici, degno complemento agli appuntamenti in maschera, come la rinomata polenta di Storo, il radicchio dell’orso, trote e salmerini, i formaggi di malga, lo speck, il miele, i marroni. Sapori esclusivi e autentici protagonisti di questa festa, una qualità che non è solo frutto di sapori artigianali antichi ma che trova un primo fondamento proprio nell’ambiente, nel grado di naturalità che contraddistingue il territorio stesso della valle. I beuffons e le maschere del “vieux” e della “vieille” sono i protagonisti del Camentràn a Courmayeur, dove i carri sfilano al profumo della “seuppa”, la tipica zuppa locale con fontina, saucisses e pane nero. L’identità locale è il tratto distintivo anche del Carnevale ladino nella Val di Fassa che prevedemascherèdes, spettacoli burleschi e satirici nell’antica lingua locale, e la sfilata di bufòn, marascons e lachè, con le forme ed i colori di maschere lignee realizzate ancora oggi in modo artigianale dagli scultori della valle, testimoni di arti ed abilità antiche. Il Carnevale dei matòci, in Val di Fiemme, ripropone, invece, l’antica usanza dei cortei nuziali, trasformata in rappresentazione carnevalesca all’inizio del ’900: i matoci sono buffi personaggi che indossano abiti dai colori sgargianti, abbelliti con fiocchi e coccarde e con il volto coperto dalle facère, le tradizionali maschere in legno. Anche a Grauno, nella vicina Val di Cembra, c'è un Carnevale che rappresenta un vero e proprio un filo diretto con epoche passate: i giovani del paese tagliano l’albero più bello del bosco, lo trascinano in paese e, coperto di paglia, lo trasformano in un gigantesco falò. I fasti del periodo Asburgico sono i protagonisti del Carnevale di Madonna di Campiglio, dove si potranno vivere le atmosfere della corte viennese della fine dell’ ’800 con i suoi fasti, le raffinatezze, i costumi, le dame in splendidi abiti e i tipici valzer. Non manca, infine, lo scialpinismo: chi vuole immergersi nelle atmosfere della montagna, tra una sfilata e una degustazione, può praticare attività sportive soft nella natura più autentica, come escursioni notturne con le racchette da neve o con le pelli di foca sotto gli sci.
(ANSA)
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